Global march to Gaza: tutti i dettagli sulla marcia per fermare il genocidio. L’intervista alla portavoce
Abbiamo intervistato Antonietta Chiodo, fotoreporter e portavoce della delegazione italiana di Global March to Gaza. Ecco come partecipare dal 12 al 20 giugno.

Nelle scorse settimane abbiamo parlato più volte della Marcia su Gaza, raccontandone la genesi e le modalità di iscrizione. Si tratta di una mobilitazione società civile per rompere pacificamente il blocco israeliano e permettere l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Un’iniziativa che sta riscuotendo grande successo e collezionando numerose adesioni, ma anche tante domande. Abbiamo contattato Antonietta Chiodo, portavoce della delegazione italiana e fotoreporter indipendente con una lunga esperienza nei territori della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, che ci ha aiutato a fare chiarezza su molti punti.
Partiamo dalle informazioni pratiche. Il gruppo a cui fare riferimento per restare informati è il canale Telegram Global March to Gaza. Come è stato scritto più volte, l’idea di una marcia su Gaza è stata lanciata in Francia e da lì si è diffusa in tutto il mondo. Sono 32 le delegazioni che hanno aderito e che si stanno incontrando periodicamente online per organizzarla al meglio.
Durante le riunioni, come ci racconta la stessa Antonietta, tutti hanno mostrato la propria identità a eccezione del portavoce della delegazione francese che, nonostante gli venisse richiesto, ha continuato a presentarsi in forma anonima facendosi chiamare “meshdy”. Di comune accordo, le 32 delegazioni hanno deciso di staccarsi dal gruppo francese e proseguire con la stessa missione ma con un nuovo nome – Global March to Gaza appunto – che si differenzia dall’originaria March to Gaza per i motivi appena detti.

I dettagli della Global March to Gaza
La marcia partirà il 13 giugno dal Cairo, in Egitto, e si dirigerà verso il valico di Rafah, l’unico punto di passaggio tra l’Egitto e la Striscia di Gaza ormai bloccato dalle forze armate israeliane che da maggio 2024 ne hanno il controllo e da marzo di quest’anno hanno imposto un blocco totale al transito degli aiuti umanitari. Sebbene negli ultimi giorni il blocco sia stato parzialmente rimosso, gli aiuti che riescono a entrare sono ancora drammaticamente insufficienti.
Per partecipare alla marcia sarà necessario arrivare al Cairo il 12 giugno per ritrovarsi con tutte le altre delegazioni. I partecipanti saranno accolti da una squadra egiziana che si sta occupando di tutti gli aspetti organizzativi sul territorio, dall’alloggio all’accesso al cibo, dal trasporto in autobus alle aree di riposo e pernottamento. Un evento unico e allo stesso tempo impegnativo, sconsigliato a chi soffre di patologie fisiche e non poiché si percorreranno a piedi almeno 11 chilometri al giorno.
Chi fosse interessato a partecipare deve compilare questo modulo di iscrizione. Inoltre può chiedere maggiori informazioni sul canale Telegram, che è l’unico canale di comunicazione ufficiale. Come si legge in un post nello stesso canale, “alcuni individui hanno rilasciato interviste dichiarandosi membri ufficiali della delegazione italiana e quindi del Global Team, ma questo è falso. Chiediamo di fare riferimento solo alla porta voce nazionale, cioè Antonietta Chiodo, in merito a eventuali dichiarazioni ufficiali”.

Oltre a quello nazionale sono stati creati anche dei canali regionali, con un obiettivo più pratico e organizzativo, ognuno con un referente, per raccogliere le varie adesioni. Chi decide di partecipare alla Global March to Gaza deve avere più di 21 anni, come richiesto dalla legge egiziana, e deve essere in possesso del visto per accedere in Egitto e del biglietto di andata e ritorno dal Cairo. È preferibile prenotare un biglietto aereo per il ritorno con date flessibili.
Dal Cairo i partecipanti si muoveranno in bus verso Al-Arish, nella penisola del Sinai, e da lì a piedi marceranno per tre giorni alla volta di Rafah. Una volta raggiunto il valico la marcia si fermerà lì due giorni per poi rientrare al Cairo il 20 giugno in bus. È già attivo un team legale in Italia e in altri paesi pronto a intervenire e dare assistenza se dovesse essere necessario.
I componenti
Hanno aderito a Global March to Gaza reporter, medici, infermieri, cooperanti, attiviste, avvocati e rappresentanti della Freedom Flotilla Coalition, un movimento di solidarietà che lavora per porre fine a questa tragedia immane. Singole persone, ma anche tante associazioni: New Weapons Research Group, Fondazione Vittorio Arrigoni, Aamod, Associazione di Solidarietà con il popolo palestinese, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università ad Al-Haq solo per citarne alcune. Anche Zwelivelile Mandla Mandela, nipote di Nelson Mandela, sostiene la Global March to Gaza.
Marciamo per la vita. Marciamo per la dignità. Marceremo fino al terminal di Rafah, con un solo obiettivo: aprire la frontiera
«Come abbiamo scritto nella dichiarazione congiunta con Freedom Flotilla Coalition e Il Convoglio terrestre per rompere l’assedio di Gaza – Sumud, è necessario rompere l’assedio di Gaza, via terra, via mare e via aria. Stiamo assistendo a un genocidio in mondovisione, una tragedia che va avanti da decenni. Io ho lavorato e continuo a lavorare in quei territori, i nostri Governi permettono da anni a Israele di compiere delle vere torture, anche nei confronti di bambini», ci ha detto Antonietta Chiodo.
«I convogli degli aiuti umanitari sono pieni di materiale deteriorato, bloccati. I diritti umani devono tornare nelle mani delle persone, non solo di delegazioni importanti di politici. È fondamentale il diritto di manifestare, di indignarsi e marciare per queste persone a cui hanno tolto tutto. La Palestina è uno stato a tutti gli effetti, non ci si dovrebbe porre il problema di riconoscerlo come tale», sottolinea la portavoce.

Autorizzazioni
Al momento sono circa 150 le persone che partiranno dall’Italia, ma è un numero ancora variabile. Nonostante Global March to Gaza sia una marcia pacifica, le delegazioni hanno richiesto un permesso ufficiale alle autorità egiziane e sono in attesa di una risposta che forse non arriverà neanche. La delegazione italiana partirà comunque sapendo di andare incontro ad alcuni rischi: le autorità locali potrebbero sottoporre i partecipanti a interrogatori o trattenerli in aeroporto. Solo in caso di esplicito diniego da parte del governo egiziano la delegazione italiana non marcerà.
Come singole persone ci si potrà comunque unire alle delegazioni dei paesi che partiranno, ma sarà importante informarle per ricevere assistenza e copertura legale. Tutti i team legali saranno sempre pronti a intervenire. «In caso di risposta negativa, le persone che decideranno di intraprendere questo viaggio per dire di no all’ assedio saranno coscienti di eventuali pericoli, ma voglio precisare che dovrebbe essere un diritto di tutti marciare pacificamente per dare un sostegno al popolo palestinese», ribadisce la delegata italiana di Global March to Gaza.
L’obiettivo principale è riuscire a partire in sicurezza. È importante, al momento dell’adesione, fornire il maggior numero di dettagli possibile, come ad esempio i recapiti di una persona da contattare in Italia in caso di problemi. Ogni richiesta contenuta nel modulo è stata studiata con attenzione e serve alla tutela della sicurezza di chi partecipa.

Se la delegazione italiana non dovesse partire, nelle date previste per la marcia si svolgeranno comunque iniziative in tutto il territorio. È finito il tempo del silenzio, lo dice la stessa Antonietta Chiodo in un video appello: «La popolazione sta morendo, non c’è più tempo. Sono ormai 19 i mesi in cui nessuno è intervenuto per dare voce alle vittime della Striscia di Gaza, dove la metà dei morti sono bambini. Una situazione che molti media si rifiutano di raccontare o lo fanno in modo distorto. È importante marciare tutte e tutti insieme, per dire no a ogni tipo di genocidio, non solo quello di Gaza, perché la legge sia uguale per tutti», conclude Antonietta Chiodo.
In un documento redatto da una commissione speciale delle Nazioni Unite e pubblicato a novembre 2024, le operazioni militari israeliane sono state equiparate al crimine più grave del diritto internazionale. Sono stati documentati bombardamenti indiscriminati sui civili e l’uso della fame come arma di guerra. Sempre secondo il documento, nei primi mesi del 2024 sono state sganciate su Gaza oltre 25.000 tonnellate di esplosivi, “una potenza equivalente a due bombe nucleari”.
Non servono parole o commenti, serve agire e non essere complici dell’immobilismo dei governi e delle istituzioni. “Marciamo per la vita. Marciamo per la dignità. Marceremo fino al terminal di Rafah, con un solo obiettivo: aprire la frontiera, far entrare gli aiuti umanitari ed esigere la fine dell’assedio. […] Non porteremo armi: porteremo le nostre voci. Ma siate certi che non ci fermeremo”, ha scritto il movimento in una lettera aperta indirizzata alle ambasciate di Egitto e Israele. E speriamo sia davvero così.
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