“Sardegna paesaggio costiero” e il racconto delle coste fuori stagione
Il mare della Sardegna è spesso raccontato come un paradiso turistico, ma negli scatti del fotografo Luca Tamagnini la costa fuori stagione svela un’identità più profonda e silenziosa.

Quando si parla di Sardegna e di mare, l’immaginazione corre veloce: spiagge bianche, acque cristalline, sole abbagliante e vacanze da sogno. Il mare in quest’ottica diventa lo sfondo perfetto per cartoline patinate, il simbolo di un turismo spesso standardizzato. E il più delle volte le narrazioni mainstream alimentano questa immagine, riducendo le coste a un luogo da “consumare”, una destinazione da visitare, fotografare e poi lasciare. Una narrazione che va rivista e smantellata perché spesso pericolosa: rischia di trasformare il paesaggio costiero in un non-luogo privo di memoria e significato, spazio anonimo e modificabile secondo le esigenze di mercato o gli interessi economici di pochi, a discapito della collettività tutta.
Il mare invece per i sardi spesso non è solo una cornice: con il suo abbraccio cinge l’intera l’Isola, è soglia e confine, passaggio obbligato per chi parte e per chi ritorna. I paesaggi marini fanno parte della nostra esperienza più intima: ci riportano a ricordi d’infanzia, a giornate passate a scrutare l’orizzonte, a sogni nati proprio lì, dove cielo e mare si incontrano. Una visione che diventa vivida, sfogliando il nuovo libro di Luca Tamagnini, Sardegna Paesaggio costiero. Attraverso le sue fotografie, Tamagnini restituisce un’immagine diversa del mare e della costa: non più solo sfondo turistico, ma luogo vivo, capace di raccontare la relazione identitaria tra l’essere umano e l’ambiente.

Sardegna Paesaggio costiero: il mare tutto l’anno
Le immagini contenute in Sardegna Paesaggio costiero, pubblicato da Photoatlante, raccontano un paesaggio in netta controtendenza rispetto alla narrazione dominante del mare sardo. Il rischio che la costa si trasformi in un non-luogo è più concreto che mai: stabilimenti balneari, servizi turistici, folle stagionali, infrastrutture invasive. In questo contesto la costa diventa uno spazio di consumo, un contenitore di bisogni temporanei, dove si perde di vista l’unicità del luogo, la sua storia, la sua identità. È qui che la fotografia può diventare uno strumento critico, capace di restituire profondità a un paesaggio spesso banalizzato.
In Sardegna Paesaggio costiero Luca Tamagnini fotografa le coste sarde fuori stagione, in quei momenti in cui il mare e le spiagge tornano ad essere loro stessi: silenziosi, potenti, nudi. In queste immagini si percepisce una Sardegna dove la natura resiste e si impone, nonostante tutto. Lo stesso autore racconta con entusiasmo come durante il suo giro dell’Isola abbia scoperto tratti costieri perfettamente integri. Eppure qualche segnale di cambiamento – e non in meglio – c’è: «Anche qui ho riscontrato che iniziano a farsi sempre più spazio gli stabilimenti balneari ed ecco, questo mi dispiace in qualche modo. La cosa positiva però è che si possono smontare: durante la stagione invernale è possibile ritornare a quella dimensione incontaminata».
L’identità di un paesaggio nasce quando sei bambino
Il mare viene visto non come un’attrazione temporanea, ma come parte di un’identità profonda, un orizzonte che accompagna la vita quotidiana di chi abita l’Isola. Sardegna Paesaggio costiero è un libro fotografico che documenta e che sceglie cosa e come mostrare. Le immagini di Tamagnini non sono soltanto belle: sono necessarie, perché ricordano che la Sardegna è fatta anche – e soprattutto – di spazi silenziosi che, una volta fuori dal clamore, chiedono di essere guardati con occhi nuovi.
Fotografare per non perdere
«L’identità di un paesaggio – racconta Luca Tamagnini – nasce quando sei bambino. È in quei primi momenti, spesso d’estate, quando ti portano al mare per la prima volta, che si forma un legame invisibile ma potentissimo con i luoghi. Il mare, il vento: tutto si imprime dentro di te come qualcosa di eterno». Luoghi non solo come come meri elementi naturali, ma segni distintivi, marchi di riconoscimento emotivo.

«Quando poi, a distanza di anni, torni in quei luoghi e li trovi cambiati, snaturati, qualcosa dentro si incrina. È come se ti strappassero un pezzo di te», aggiunge Tamagnini con un tono nostalgico. Una sensibilità al ruolo identitario del paesaggio costiero da parte del fotografo che si deve anche all’esperienza: «Per chi ha vissuto il trauma del distacco da altri luoghi, il legame con un paesaggio può diventare ancora più profondo. Sono di origine somala e non posso tornare nei miei luoghi dell’infanzia». Così la fotografia diventa un mezzo per conservare e custodire. «In Sardegna, tra quelle stesse rocce, quegli stessi orizzonti aperti, ho ritrovato parte dei miei paesaggi costieri d’infanzia».
Non più solo un bel panorama, ma luogo. Il tuo e quello di tutta la comunità. Ora l’estate arriverà come sempre, con il suo ritmo veloce e il suo sguardo spesso distratto. Ma nulla vieta di scegliere di rallentare. Di abitare davvero quei luoghi che sembrano fatti solo per essere consumati, di viverli. Le fotografie di Sardegna Paesaggio costiero ci ricordano che le coste, il mare sono relazione, memoria, identità. E che proteggere il mare – e tutto ciò che significa – è, prima di tutto, un modo per proteggere noi stessi.
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