Non più mountain bike alla Sella del Diavolo: arriva lo stop per tutelare l’ambiente
Verso lo stop al transito di biciclette nella Sella del Diavolo e Colle di Sant’Elia per proteggere l’ecosistema, con alcune eccezioni ma sanzioni per chi viola. Ecco cosa prevede la misura.

Dopo anni di battaglie ambientali, esposti, appelli pubblici e perizie tecniche, arriva una svolta decisiva per quanto riguarda la tutela della Sella del Diavolo e del Colle di Sant’Elia. La Direzione generale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale ha avviato la consultazione pubblica per la modifica delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF), in attuazione della deliberazione della Giunta regionale del 17 aprile 2025 (n. 21/9), con l’obiettivo di garantire maggiore tutela all’area e renderla accessibile solo a livello pedonale.
La novità, accolta con grande soddisfazione dall’associazione ecologista Gruppo di Intervento Giuridico (GrIG), principale promotrice di questa svolta normativa, riguarda infatti il divieto di transito per le biciclette – comprese quelle a pedalata assistita – in tutta l’area della Sella del Diavolo e del Colle di Sant’Elia, fatta eccezione per alcuni percorsi specifici individuati come compatibili con la salvaguardia ambientale. «Finalmente azioni concrete di salvaguardia dei preziosi habitat naturali della Sella del Diavolo – afferma il GrIG – con una norma attesa fin troppo tempo per la salvaguardia di habitat naturali a grave rischio di degrado».

Alla Sella del Diavolo un ecosistema sotto pressione
Quello che gli accertamenti condotti anche dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale hanno documentato è una situazione di pressione antropica significativa causata soprattutto dall’uso intensivo di mountain bike. Numerosi i comportamenti dannosi: erosione del suolo fino alla roccia madre a causa dell’attrito delle ruote delle biciclette sui percorsi, in particolare lungo le linee di massima pendenza; interruzione della copertura vegetale lungo i sentieri; creazione di una rete incontrollata di percorsi pari a oltre 36 chilometri di tracciati ciclistici abusivi; compattamento del suolo con conseguente danneggiamento delle radici delle piante e compromissione dell’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti.
Danni evidenti, aggravati inoltre dalla pratica del downhill – disciplina del mountain biking che si svolge completamente in discesa su terreni solitamente ripidi e sconnessi – anche in zone a pendenza moderata, al di sotto della soglia del 35% che costituiva il parametro di riferimento previsto dalle PMPF. Un quadro quindi, quello accertato dal Corpo Forestale nel territorio, che conferma quanto il GrIG denuncia da tempo: l’attività ciclistica fuori controllo sta trasformando la Sella del Diavolo da luogo simbolo del paesaggio cagliaritano e sardo a un’area sempre più segnata dal degrado ambientale. O meglio, stava.
La nuova norma vieta infatti il transito veicolare, comprese le biciclette tradizionali e a pedalata assistita, nell’area
Elemento centrale nella questione non è solo l’incuria nella fruizione del luogo, ma anche il fatto che anni di piani di gestione della Zona Speciale di Conservazione e Sito di Importanza Comunitaria (ZSC/SIC) Torre del Poetto e Monte S. Elia, Cala Mosca e Cala Fighera sulla Sella del Diavolo – come evidenziato dal GrIG – già “impongono il divieto di transito ciclistico e sono palesi il degrado e l’erosione crescenti sugli habitat naturali protetti della Sella del Diavolo, tanto da costituire oggetto di indagine da parte della Commissione Europea nell’ambito della procedura EU Pilot 6730/14 attualmente in corso, sulla carente applicazione in Italia della direttiva n. 92/43/CEE, quella sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora”.
Le nuove regole
Il cuore della proposta di modifica normativa è l’inserimento del comma 2-bis all’articolo 5 delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF), volto a rafforzare la tutela della Sella del Diavolo e del Colle di Sant’Elia: la nuova norma vieta infatti il transito veicolare – comprese le biciclette tradizionali e a pedalata assistita – nell’area, sottoposta a vincolo idrogeologico.

Sono previste alcune eccezioni: i transiti sono consentiti ai sensi del Codice della Strada lungo la strada a fondo artificiale che conduce al Faro di Sant’Elia, è permesso il passaggio dei mezzi di servizio e di soccorso e infine anche il transito delle biciclette, incluse quelle a pedalata assistita, lungo la pista larga almeno due metri che conduce dal Faro di Sant’Elia al Fortino di Sant’Ignazio. Le violazioni a queste disposizioni però saranno punite con sanzioni amministrative “all’articolo 3 della L. 950/67 fatta salva l’applicazione degli articolo. 24 e 26 del Regio Decreto Legislativo 3267/1923”, specificano dal GrIG.
Una lunga battaglia
Il merito della svolta, come anticipato, va anche al Gruppo di Intervento Giuridico, che da anni denuncia il degrado dell’area e ne promuove una fruizione sostenibile. Già nel marzo 2023, da un’approfondita perizia tecnica sui danni causati dall’erosione antropica, come precisano dall’associazione, “il progressivo degrado emergeva chiaramente“. Verso le amministrazioni pubbliche competenti l’associazione ha poi più volte puntato il dito, con l’accusa di una “colpevole ignavia” che ha contribuito al deterioramento dell’area. La nuova proposta normativa non può quindi che essere stata accolta positivamente e ha dichiarato di presentare osservazioni formali favorevoli durante la fase di consultazione.

Con queste azioni si inizia quindi finalmente a colmare un ritardo gestionale che rischiava di compromettere irreversibilmente un’area fragile e di grande valore naturalistico e identitario, facente parte della Rete Natura 2000 e sede di habitat di interesse prioritario a livello comunitario. «Siamo soddisfatti – commenta dal GrIG Stefano Deliperi – finalmente la vegetazione si può riprendere e finalmente verrà fermata l’erosione».
La Sella del Diavolo, riconosciuta come luogo identitario soprattutto per chi abita la città di Cagliari, è anche un polmone verde ricco di biodiversità, con un equilibrio ecologico estremamente delicato. La nuova misura non punta però a impedire l’accesso o la fruizione pubblica dell’area, ma a contrastarne un utilizzo scorretto e potenzialmente irreversibile. L’obiettivo è chiaro: proteggere il territorio senza sottrarlo a chi lo vuole attraversare, promuovendo insieme una fruizione sostenibile, consapevole e, dove necessario, regolamentata. Una vittoria per l’ambiente e al tempo stesso un segnale forte su come conciliare tutela e accessibilità.
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