L’arte del dubbio: a volte non avere risposte è la risposta migliore
Spesso bollato come elemento di debolezza, il dubbio può essere uno stimolo alla riflessione e all’indagine. Il pensiero di Chiara Minardi dell’associazione Filò, il filo del pensiero.

Viviamo in un’epoca che ci spinge costantemente verso la ricerca di certezze immediate, di risposte pronte e definitive, magari da riversare contro qualcuno, senza dubbio né esitazione. Oltre a trovarci spinti verso le risposte, abbiamo anche strumenti mai avuti prima, che ci permettono di avere soluzioni veloci, velocissime. Non per questo tuttavia la complessità del mondo viene meno. La vita, la politica, gli eventi storici, le relazioni, sono intrinsecamente e inevitabilmente incerti, fatti di sfumature, domande aperte o anche di veri e propri vicoli ciechi.
Eppure è proprio in questo spazio di dubbio, di incertezza, che risiede un potenziale prezioso. Stare nell’incertezza e abbracciarla come una condizione fertile piuttosto che come un limite non è solo un modo per aprirsi a più possibilità, ma è una vera e propria competenza per vivere meglio. Se è vero che l’impossibilità di controllare gli eventi genera e ha generato sentimenti di fragilità, incertezza e impotenza tra giovani e meno giovani, è anche vero che le possibili reazioni sono due: ancorarsi alle proprie certezze,
opponendosi ad ogni opinione contraria, oppure stare nel dubbio e navigare a vista.
Questo “stare nel dubbio” non è mera passività né pigrizia. Al contrario, può essere un processo estremamente attivo e faticoso; può essere la scintilla che accende la curiosità, la molla che spinge alla ricerca, ma può essere anche una grande fonte di inquietudine, un continuo sentir mancare la terra sotto i piedi. Esercitare il dubbio, vivere l’incertezza, non è un ostacolo, ma un invito all’indagine. È abituarsi a riconoscere la complessità e le sfaccettature del mondo e dell’altro e che il percorso per avvicinarvisi è spesso più importante della destinazione stessa.

Quando ci confrontiamo con una domanda importante, esistenziale, fondamentale – per esempio “cos’è l’amore?” o “cosa significa essere felici?” – sappiamo già, in fondo, che non troveremo una risposta univoca né una definizione perfettamente soddisfacente. Tuttavia non avere risposte genera insicurezza, fa paura e ci rende vulnerabili, soprattutto se intorno a noi ogni cosa sembra gridare soluzioni facili, come quando durante un’interrogazione i compagni fremono per rispondere al posto tuo e dimostrare che ne sanno più di te.
Ma se ci venisse lasciato il tempo di esplorare, di capire meglio la nostra stessa opinione e di ascoltare quella altrui, forse ci sentiremmo meno in difetto e più pronti a riflettere. Rimanere senza risposta pronta, in uno stato di sospensione del giudizio, non è la fine del mondo, ma l’inizio di una serie di altre domande che mai ci saremmo immaginati di avere dentro. Nell’esperienza della pratica filosofica di cui mi occupo lavorando per l’Associazione Filò, il filo del pensiero, le opinioni diverse sono una ricchezza, non un impedimento e chi fa esperienza della pratica filosofica impara decentrarsi, a empatizzare con le esperienze e con i dubbi degli altri.
Se tutto intorno a noi spinge verso la performance e la perfezione, la filosofia e la pratica filosofica ci ricordano l’importanza di fare un passo indietro
L’ esposizione alla pluralità di pensiero, in un ambiente curato e adatto, rafforza la capacità di tollerare l’ambiguità e di accettare che non tutto può essere conosciuto e men che meno subito. In questo processo, l’incertezza, il dubbio, non genera ansia, ma piuttosto una libertà cognitiva. Liberi dalla pressione di dover sapere tutto, ci possiamo sentire autorizzati a esplorare, a tentare, a sbagliare e a rimetterci in discussione.
La filosofia è uno strumento meraviglioso per sviluppare la consapevolezza che il pensiero è un processo dinamico e che la crescita avviene proprio attraverso la capacità di mettere in discussione le proprie certezze e di adattarsi a contesti nuovi e complessi. Se tutto intorno a noi spinge verso la performance e la perfezione, la filosofia e la pratica filosofica ci ricordano l’importanza di fare un passo indietro, di rallentare, di abbracciare l’incertezza come occasione per una crescita autentica e profonda.
È un invito a riscoprire la bellezza delle domande senza risposta, a valorizzare il processo di ricerca più che il risultato finale e a riconoscere che è proprio stando nel dubbio che impariamo a diventare pensatori più agili, empatici e, in definitiva, esseri umani meno perfetti e più umani.
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