Emiliano Toso: un festival di musica nel bosco per curare l’anima
In Piemonte, tra i boschi del Biellese, nasce il primo Healing Music Festival ideato da Emiliano Toso: tre giorni di concerti, ascolto e trasformazione, dove la musica suonata a 432 Hz incontra la natura, la scienza e il cuore. Un viaggio sonoro tra ospedali, neonati, animali… e un’oca in prima fila.

«Non ho mai scritto musica per far star bene. La suonavo per me. Poi qualcuno mi ha detto che funzionava. E da lì è cominciato tutto». Così mi racconta Emiliano Toso, biologo molecolare, musicista e compositore – autodidatta! –, autore di una musica che negli ultimi anni ha toccato le corde – in tutti i sensi – di migliaia di persone. Dopo anni di concerti con il suo pianoforte eseguiti tra ospedali, boschi e location di vario tipo, Emiliano ci presenta un festival che unisce arte, scienza, spiritualità e amicizia.
Mi riferisco all’Healing Music Festival, che si svolgerà dal 22 al 24 agosto 2025 presso il Santuario della Brughiera, nella frazione Brughiera di Valdilana (BI), in Piemonte ed è nato da un’intuizione condivisa con due amici, Enrico De Luca e Marco Bo, durante un momento condiviso fra i tre all’interno dell’Oasi Zegna. «Eravamo in cammino nel bosco, ci siamo tuffati nel torrente, ci siamo bevuti una birra e… da lì è nata un’idea un po’ folle, che però ha preso forma».
Un’idea coltivata più con l’anima che con la razionalità, nata da una serie di sincronicità e incontri fortuiti. «Non avevamo una struttura. Ma avevamo una direzione. Ed era quella giusta», racconta Toso presentando Healing Music Festival, che è organizzato da Translational Music e ViaggieMiraggi, in partnership con il Comune di Valdilana, Oasi Zegna, Richiamo del Bosco, Movimento Lento, Amici del Santuario della Brughiera e il Consorzio Alpi Biellesi.

La musica come cura (anche negli ospedali)
Il cuore del festival, come della sua ricerca, è la musica. Ma non una musica qualsiasi: parliamo di vibrazioni accordate a 432 Hz, suonate a piedi scalzi, improvvisate, ascoltate anche da pazienti oncologici o bambini appena nati. Una musica che “entra dentro”, come ama dire Emiliano. Oggi ospedali, scuole, case di riposo chiedono esplicitamente di utilizzare la sua musica. Spesso sono le stesse persone che la ascoltano a proporla: pazienti, infermieri, ostetriche, educatori. «Ci sono donne che portano con sé il mio disco in sala parto e poi le ostetriche lo fanno ascoltare anche ad altre partorienti. In alcuni casi il passaparola arriva fino ai dirigenti, e nascono vere e proprie sperimentazioni nei reparti».
Lo stesso vale per i bambini: «Ci sono neonati che ascoltano la mia musica fin dai primi giorni di vita, a casa o in ospedale. Qualcuno mi ha raccontato che la usano anche negli asili, come sottofondo nei momenti di rilassamento o per aiutare il sonno». E perfino per gli animali: «In alcuni casi mi hanno raccontato di cani e gatti che si rilassano o si addormentano ascoltando la musica. Una volta è arrivata perfino un’oca a un mio concerto, con tutta la famiglia».
432 Hz è una frequenza che molti considerano più armonica e naturale rispetto allo standard moderno di 440 Hz. Il 432 Hz infatti, secondo alcune teorie, sarebbe in sintonia con le vibrazioni della natura, della Terra e del corpo umano e può quindi favorire uno stato di rilassamento profondo, introspezione e benessere. «All’inizio ero io stesso scettico. Lavoravo in un istituto di ricerca e mi sembrava impensabile parlare di musica come strumento terapeutico. Ma poi ho cominciato a vedere gli effetti».
Dopo anni di diffidenza da parte del mondo medico, oggi le cose stanno cambiando. «Ci sono primari, come il neurochirurgo Roberto Trignani, che hanno voluto la mia musica persino in sala operatoria. O professori come Lucangeli e Ventura che la stanno studiando con protocolli scientifici». Il confine tra musica e medicina non è più così netto e forse non lo è mai stato.. Non si tratta – precisa Emiliano – di sostituire la chirurgia o la chimica, ma di accompagnare i percorsi di cura, spesso con effetti sorprendenti.

432 Hz: scelta tecnica o messaggio profondo?
Molti parlano di 432 Hz come di una “accordatura naturale” e in effetti questa frequenza sembra favorire un movimento verso l’interno, la meditazione, il silenzio, aiutando chi la ascolta a lavorare su di sé. Toso mette subito in chiaro: non è una questione mistica né complottista. «Questa accordatura, già nota come scientific pitch prima del 1939, sembra più affine alla matematica dell’otto, alla geometria sacra, alle frequenze della Terra. Ma non è l’unico ingrediente della mia musica». A fare la differenza sono anche la struttura dei brani e l’intenzione con cui vengono composti.
Toso infatti spiega che la sua musica nasce da una combinazione unica di elementi: non solo la frequenza, ma anche lo spartito e l’intento. «Quando i semi delle piante hanno ascoltato la mia musica, sono cresciuti con radici più lunghe del 33%. Poi ho suonato la stessa musica a 440 Hz e le radici sono cresciute lo stesso, anche se meno: significa che contano anche struttura e intenzione». La musica – dice – deve essere studiata nella sua interezza, come espressione viva di un essere vivente: «Accordatura, melodia, intenzione e struttura lavorano insieme. Lo spartito è come il DNA della musica. Da solo non basta: va attivato con presenza e amore».
Toso cita anche Giuseppe Verdi, che si era opposto al cambio di accordatura e auspicava che si mantenessero i 432 Hz. «Nel 1939, in un periodo segnato da guerra, conquista e industrializzazione, serviva una musica diversa, più maschile, più militare. Ma oggi qualcosa sta cambiando: sempre più musicisti, come Stefano Bollani, hanno i loro strumenti accordati a 432». Per Toso la musica non si scrive, si riceve. «Le composizioni mi arrivano, come se venissero da fuori. Io non ho studiato pianoforte, suono come mi viene. Il metodo stesso – piedi scalzi, respiro, silenzio – è arrivato così».

Il festival: un cerchio, non un palco
Il Healing Music Festival – come detto – si svolgerà dal 22 al 24 agosto 2025 al Santuario della Brughiera e nella natura circostante di Valdilana (BI). Ogni giornata sarà animata da artisti e pratiche vibrazionali selezionati per accompagnare i partecipanti in un’esperienza immersiva: un vero e proprio viaggio vibrazionale che attraversa frequenze, emozioni e colori sonori. Ogni giornata è pensata come un percorso:
- Venerdì: apertura con suoni legati alla terra, al corpo, alle radici
- Matteo Cigna (tamburi tribali)
- Raffaele Pezzo (canto armonico)
- Thea Crudi (mantra)
- Sabato mattina – Cuore Rosa: timbriche leggere e strumenti eterei, come handpan e chitarre acustiche
- Matteo Boseglio (handpan)
- Nicola Boschetti e Leonardo Crenna (Translational Guitar)
- Sabato pomeriggio – Cuore Verde: suoni profondi e centranti, dominati dal pianoforte a 432 Hz
- Giulio Cioffi (introduzione al pianoforte)
- Fabio Bottaini (Ectomusic: pianoforte a 432 Hz + tamburo sciamanico)
- Sarah Starnadori e Manuela Anzani (pianoforte)
- Emiliano Toso (concerto finale)
- Domenica all’alba: strumenti come arpa di cristallo, violino e flauto che aprono a una dimensione spirituale
- Fabiola Guida (flauto) & Valentina Wilhelm (violino) – concerto del risveglio
- Melissa Buccella e Valentina Wilhelm (arpa celtica, violino a 528 Hz, canti sacri)
- Healing Music Orchestra guidata da Emiliano Toso
Inoltre, sarà presente un giovane musicista autistico che porterà due brani propri, nati da un percorso personale di guarigione attraverso la musica. Il festival prevede massimo 200 posti al giorno, con un format pensato per annullare la distinzione tra palco e platea: un vero e proprio cerchio sonoro condiviso di vibrazioni e cura interiore.

Giovani, futuro e radici
Una domanda resta nell’aria: ma i giovani ascoltano davvero questa musica? Toso non ha dubbi: «Sì, li vedo arrivare. Spesso con i genitori, ma anche da soli. Alcuni piangono, si aprono, si sentono accolti. È una musica che parla al cuore e il cuore non ha età». Ma aggiunge anche un’altra riflessione: «Non tutta la musica deve essere armoniosa o dolce. Alcuni giovani hanno bisogno di esprimere rabbia, tensione, emozioni forti. E anche quella musica, a suo modo, è terapeutica. Io stesso a volte metto tamburi tribali a tutto volume, batto i piedi per terra, urlo. Serve anche quello, serve per liberarsi».
Del resto anche le sue figlie, inizialmente perplesse, hanno cominciato a partecipare. «La più piccola, Martina, ora suona con me. Dopo la mia separazione è stato un modo per ritrovarsi». Anche la terra d’origine, il Biellese, è nel cuore di Emiliano. Ma confessa: «Spesso i miei concerti lì sono gratuiti, perché chi mi conosce da sempre fa fatica a vedere in me un artista da sostenere. Ma in ogni regione d’Italia trovo qualcosa di unico: al sud l’ospitalità, al nord l’organizzazione. Le Marche poi sono un’esplosione di entusiasmo».
Il sogno oggi è che questo festival diventi un seme per il futuro. Non solo per Emiliano, ma per chiunque senta che un altro modo di fare musica – e di stare insieme – è possibile. Un modo che cura, unisce, accoglie. «Ogni nota è una carezza. Ogni silenzio è una presenza. Se la musica può guarire, allora è tempo di suonare insieme».
Vuoi approfondire?
Info e programma completi li puoi trovare sul sito del festival.
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