Karalis Antiqua Ensemble e la rinascita del barocco sardo a Cagliari
Un’intervista a cura di Francesca Mulas, insegnante, musicologa e service designer, in cui il il Karalis Antiqua Ensemble racconta la nascita del progetto e la riscoperta del patrimonio musicale barocco sardo.
In breve
Karalis Antiqua Ensamble e la musica come chiave per valorizzare il patrimonio e l’identità culturale.
- Nato nel 2023, il Karalis Antiqua Ensemble sta riportando alla luce il patrimonio musicale barocco e antico della Sardegna, con un progetto ambizioso guidato dai fondatori Federico Fiorio e Luca Murgia.
- L’ensemble si distingue per l’approccio filologico, la ricerca d’archivio e la volontà di costruire una realtà professionale e stabile a Cagliari, nonostante le difficoltà logistiche ed economiche.
- Collaborazioni con enti culturali come i Musei Nazionali e l’Università sostengono un progetto autofinanziato ma ricco di visione: dalla creazione di una scuola di musica antica, alla valorizzazione di opere dimenticate, fino all’ambizione di fare di Cagliari un centro di riferimento internazionale per la musica antica.
Nato solo un anno fa, il Karalis Antiqua Ensemble sta già scuotendo la scena musicale di Cagliari con la sua passione per la musica antica e il barocco sardo. In questa intervista i due cofondatori Luca Murgia e Federico Fiorio ci svelano come, tra entusiasmo e ostacoli – dalla mancanza di fondi alla scarsità di strutture –, stanno riscoprendo un patrimonio musicale dimenticato, puntando a fare della Sardegna un vero centro di riferimento per la musica antica.
Come nasce l’idea del Karalis Antiqua Ensemble e cosa vi ha spinto a fondare un progetto dedicato alla musica antica proprio a Cagliari?
Federico Fiorio: Tutto è nato quasi per caso, al Poetto. Io insegnavo canto a Cagliari e da tempo avevo il desiderio di creare un ensemble di musica antica che fosse stabile, giovane e professionale. In Sardegna, e soprattutto qui, mancava un gruppo dedicato esclusivamente a questo repertorio, affrontato con rigore filologico e serietà. Certo, altre realtà sono esistite, ma spesso non erano specializzate o continuative.
La nostra missione invece è allo stesso tempo l’esecuzione professionale del repertorio e la ricostruzione della storia musicale della Sardegna, recuperando quel tessuto barocco che qui c’era, ma che nel tempo si è perso. La Sardegna, allora sotto il dominio spagnolo, subiva forti influenze musicali anche da quell’area, e curiosamente alcuni compositori – come Palestrina – erano persino poco apprezzati.
Il nostro lavoro non si limita quindi all’esecuzione: facciamo anche ricerca. Gli archivi sono spesso difficili da consultare, ma grazie alla preziosa collaborazione con la Cattedrale abbiamo accesso all’Archivio Capitolare, una risorsa fondamentale. Qui a Cagliari c’è sicuramente professionalità, ma manca un vero sostegno economico, cosa che invece in molte altre regioni d’Italia è una realtà consolidata.

Federico Fiorio, tu hai un percorso artistico internazionale come sopranista: quali esperienze formative o professionali ritieni più determinanti nella visione artistica che porti oggi in questo ensemble?
Ogni esperienza all’estero è un bagaglio che porto con me a Cagliari. Ogni volta imparo qualcosa di nuovo, è un arricchimento continuo. La ricchezza sta nel prendere spunti da fuori e riportarli qui, adattandoli alla nostra realtà.
Luca Murgia, la tua attività organizzativa e nella comunicazione affianca invece quella musicale: che ruolo ha avuto la specificità dell’ambiente sardo e specialmente cagliaritano nel modellare la tua idea di produzione culturale?
Lavorare in Sardegna significa spesso partire da zero, immaginare e costruire un progetto da capo. Il progetto è nato davvero da zero, anche sul piano organizzativo: dal nome al logo, fino alla missione. Ho messo a disposizione la mia esperienza maturata in grandi enti culturali per evitare che tutto potesse scivolare nell’amatoriale. È stata una sfida, ma anche un’opportunità per portare professionalità in un contesto più piccolo, evitando l’approccio amatoriale. La specificità locale è centrale: vogliamo valorizzare il nostro territorio e la sua storia musicale, creando una realtà stabile e riconosciuta.
Siamo convinti che Karalis Antiqua possa diventare un punto di riferimento regionale e oltre
Avviare un progetto musicale specialistico in Sardegna, lontano dai grandi centri di produzione, è una sfida non da poco: come vivete questa dimensione insulare? La sentite come ostacolo, risorsa o entrambe le cose?
Federico Fiorio: È sicuramente una sfida, ma è anche una grande opportunità. Il problema è che in Sardegna spesso mancano sostegni economici adeguati. In Italia molti gruppi simili ricevono aiuti da mecenati, fondazioni, enti pubblici. Qui invece siamo quasi sempre soli, nonostante il progetto abbia un grande valore culturale e potenziale. Questa mancanza di sostegno rischia di far disperdere talenti: tanti musicisti di altissimo livello sono costretti a emigrare perché qui non trovano opportunità. Il nostro sogno è invece creare un centro dove questi specialisti possano tornare, o arrivare, per lavorare, studiare e produrre musica antica di qualità.
Abbiamo fatto due audizioni molto partecipate, con musicisti da tutta Italia e anche dall’estero. Questo dimostra che il potenziale c’è e vorremmo che Cagliari diventasse un punto di riferimento, un “centro gravitazionale” per questa musica: a ottobre, per esempio, presenteremo la prima esecuzione moderna de “Lo Spedale”, un’opera buffa in un atto con musica anonima e libretto di Abati, conservata nel fondo Contarini. È un pezzo raro e prezioso, che parla di temi locali e mostra quanto la Sardegna abbia da dire nel panorama barocco.
Luca Murgia: Certo, ci sono anche problemi logistici, come i trasporti, ma non sono insormontabili. Noi vogliamo trasformare questi limiti in punti di forza e fare in modo che la nostra Isola diventi un punto di partenza e non solo un luogo da cui partire.

In passato a Cagliari sono esistite altre realtà votate alla musica antica o alla valorizzazione filologica del repertorio. Pensate a esperienze come l’Ensemble Ricercare o la pionieristica associazione Echi Lontani: che eredità culturale avete raccolto da queste realtà?
Federico Fiorio: Non siamo i primi, questo è chiaro. Ma siamo un ensemble di musicisti professionisti, figli di quelle esperienze che ci hanno aiutato a entrare in contatto con questo repertorio. Echi Lontani era più un festival, mentre noi produciamo e studiamo con continuità, abbiamo un teatro e una visione di lungo termine: certamente quelle esperienze hanno formato un pubblico attento e partecipi che adesso viene ai nostri concerti con piacere e interesse.
La collaborazione con enti come l’Università di Cagliari e i Musei Nazionali è un punto di forza. Qual è secondo voi il valore aggiunto del dialogo con le istituzioni culturali del territorio?
Luca Murgia: C’è una grande apertura e gli enti sono molto interessati, anche se spesso si limitano a osservare: al momento i nostri progetti sono autofinanziati. I Musei Nazionali sono invece il nostro principale sostegno: hanno capito subito il valore del progetto e ci hanno dato la possibilità di usare il Teatro dell’Arco. Facciamo parte di quell’onda culturale che i musei stanno cercando di valorizzare in questo periodo. Avere un teatro al centro di Cagliari è un vantaggio enorme, e speriamo di poterlo sfruttare ancora di più.
La ricerca però richiede un vero sostegno, ma finora gli enti hanno offerto solo un appoggio morale, senza un concreto supporto economico. In altre regioni d’Italia, dietro ai gruppi che lavorano in questo campo ci sono mecenati, fondazioni e finanziamenti strutturati. Invece in Sardegna mancano centri di ricerca di questo tipo ed è un vero peccato, perché la mancanza di collaborazione limita il potenziale, anche se il lavoro di ricerca potrebbe essere reso disponibile online e aiutare tutta la comunità accademica e non.

Guardando avanti: che tipo di radicamento immaginate per il Karalis Antiqua? Pensate a una stagione stabile in città, a una rete regionale o magari anche a una dimensione di scambio internazionale?
Luca Murgia: Vorremmo creare una scuola, un’Accademia che formi musicisti specializzati in questo repertorio, perché c’è già una base informale ma serve qualcosa di più strutturato. Federico e io siamo convinti che Karalis Antiqua possa diventare un punto di riferimento regionale e oltre. Stiamo lavorando per portare il progetto fuori Sardegna, in festival internazionali, ma senza perdere il legame con Cagliari e la nostra identità.
Il nostro obiettivo è far sì che la Sardegna non sia più solo terra di emigrazione per i musicisti, ma un polo attrattivo e produttivo nel panorama della musica antica. Abbiamo appena cominciato: Karalis Antiqua Ensemble non è solo un progetto musicale, è una sfida coraggiosa per riportare la Sardegna al centro della mappa culturale europea, riscrivendo la storia con le note di un passato che merita di tornare a vivere.
Intervista a cura di Francesca Mulas.










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