19 Giugno 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

La Cagliari che vibra (e resiste) nei negozi di dischi indipendenti, tra vinili e comunità

A Cagliari due negozi di dischi indipendenti resistono al tempo e al mercato, diventando rifugi per appassionati, spazi culturali, microcosmi urbani dove il vinile è ancora un gesto d’amore. Ce ne parla Matteo Cardia.

Autore: TocToc Sardegna
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In un mondo che spesso appare sordo, la musica è quella cosa che ti costringe all’ascolto. Non c’è altra strada per capirla, almeno a primo impatto, quando è semplicemente l’orecchio che deve svolgere il suo lavoro e decidere se indirizzarla verso il cuore o lasciarla semplicemente scivolare via. Se la strada è la prima, è lì che il rapporto tra la musica e chi ascolta cambia, che si fa largo il bisogno di tenere tra le mani qualcosa di fisico, magari l’intera storia costruita su un LP o un compact disc.

È in questo spazio che si inseriscono i negozi di dischi indipendenti. Presidi culturali e allo stesso tempo piccole imprese che arricchiscono il tessuto economico e sociale delle città, alle prese con le grandi sfide imposte dalla grande distribuzione e con l’equilibrio tra costi e benefici. Eppure c’è chi resiste, anche a Cagliari: Alta fedeltà e Potente Records, uno a San Benedetto e l’altro a Villanova, storie e stili diversi, ma con la musica, i vinili e i cd come fattore in comune.

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Dischi, immagine di repertorio Canva

Musica salva vita

«Quando ho aperto tutti mi dicevano che ero pazza e avevano ragione. Anche perché ho capito che per lavorare nel mondo della musica, a tutti i livelli, bisogna essere un po’ matti». Caterina Scano accoglie tutti con un disco in sottofondo nel suo Alta Fedeltà, che da quasi ventun anni si è fatto luogo sicuro per gli appassionati di musica, cagliaritani e non.

«Vendevo dischi anche prima di aprire il negozio, questa è la terza generazione a cui vendo musica. Ogni giorno ci sarà sempre un casino da risolvere, ma l’ho scelto io. Mi sento un po’ come in missione per conto di Dio», scherza, ma non troppo. Di scelte parla anche Andrea Pilleri, musicista, operatore culturale e dal 2021, quando il Covid ancora imperversava, volto di Potente Records, il negozio di dischi diventato parte rilevante di via San Domenico.

1,3  miliardi di euro

È la valutazione del mercato globale del vinile nel 2023, con la previsione di superare i 2  miliardi  entro il 2030

300%

L’aumento delle vendite negli ultimi otto anni

45%

La percentuale di vendite dei vinili che avviene nei negozi indipendenti

«Per me questo è stato un salva-vita», racconta mentre sistema la consolle presente in negozio. «Non pensavo di buttarmi in un’avventura del genere, è una di quelle cose che si può dire al bar con gli amici. Era un periodo in cui nel mondo degli eventi non c’erano prospettive, ma volevo rimanere nell’ambito della musica in cui avevo sempre lavorato. Quando ho iniziato qui mi sono dovuto dedicare anima e corpo al progetto, ho dovuto rinunciare al resto nei tempi successivi, ma guardandomi indietro e all’oggi posso dire che la scelta è stata giusta. Non è un punto d’arrivo, ma qualcosa che mi ha cambiato la vita».

Dischi e studio

L’impresa legata alla musica in forma fisica è un intreccio continuo tra la sfera personale e quella imprenditoriale. «Vivere la musica in questo modo – continua Pilleri – è più totalizzante. Vengo dall’underground e lì continuo a lavorare, ma avere a che fare con il mondo della creatività mi ha fatto capire come interessarmi più alla qualità che al gusto personale».

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Alcuni dei dischi di Potente Records – foto di Matteo Cardia

«Mi sono riallacciato a ciò che prima facevo di riflesso, ma che mi piace da sempre, conoscere le nuove uscite e non. Oggi oltre a farlo con piacere lo faccio con cognizione di causa: posso sperimentare, spingere un progetto che ho fatto arrivare e consigliare ai clienti in base ai loro gusti, ma devo tenere conto di un mercato come quello di Cagliari che è molto vario».

I cambiamenti del mercato discografico e nell’approccio degli utenti hanno mutato solo in parte il modo di lavorare. Dietro le quinte resta sempre lo studio di un disco, ma anche la voglia di lasciare agli altri la possibilità di lasciarsi conquistare dagli artisti. «Quando ho iniziato c’erano i rappresentanti del settore, ma era anche un tempo in cui a Cagliari c’erano 13 negozi di dischi», riprende Scano. «Poi sono arrivati i centri commerciali, la possibilità di masterizzare i cd e infine internet. Alcuni hanno lasciato, altri non si sono aggiornati».

«Oggi chiudo tre ordini alla settimana, scaglionando i tempi. Ci sono le novità e un po’ di catalogo, ovvero ciò che non può mai mancare. E poi esploro nelle offerte e ascolto le richieste dei clienti, perché il mondo degli artisti ormai è grande. Cerchiamo sempre e comunque di proporre qualcosa anche noi, anche se mi capita meno di consigliare: ultimamente il cliente entra in negozio, si ferma, osserva e poi arriva alla cassa con un disco. E per me è la cosa più bella».

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Alcuni dei dischi di Alta fedeltà – foto di Alta fedeltà

Le forze che servono

La fisicità non è però solo data dal disco, ma anche dagli spazi vissuti dalla comunità che si viene a creare nel tempo. «Non vendiamo soltanto», spiega ancora il padrone di casa di Potente. «Noi raccogliamo anche delle istanze: ci sono diverse realtà legate all’underground per cui stiamo facendo da collante. Si dice spesso che Cagliari è rimasta indietro, ma in realtà è una città viva, anche se i suoi abitanti pretendono di più e a volte giocano a buttarla giù. Grazie al negozio ho un contatto diretto con quello che succede qui e soprattutto nell’underground c’è un fermento evidente, che accomuna Cagliari a diversi luoghi nel mondo».

«Anche per questo penso ci sarebbe bisogno di più spazi fisici da mettere a disposizione». Una vivacità che si può osservare anche nelle clientele che cambiano, nelle nuove generazioni che non badano troppo alle etichette che spesso gli si affibbiano. «I giovani comprano tutto, dalla trap al fondamentale», racconta ancora Caterina Scano. «Sembra sia nata una generazione che dà importanza al supporto fisico, al disco ascoltato dall’inizio alla fine, al restituire valore alla musica. A volte capita, nelle giornate logoranti, di pensare di dire basta. Ma poi mi chiedo: “Come farei a mollare questi ragazzi che si stanno avvicinando al negozio?“».

«Sono in quella fase della mia vita che, mi piaccia o no, devo continuare», aggiunge Scano. Anche perché la musica può essere una risposta al mondo che ci circonda e alle difficoltà, piccole o grandi che siano. «La musica ha il potere di vibrare nell’aria e nei corpi. Aiuta a vivere meglio, può essere una terapia. Ed è per questo – conclude Andrea Pilleri – che è ancora potente».