21 Novembre 2025 | Tempo lettura: 10 minuti
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Vergante Rinnovabile, la comunità energetica che installa pannelli solari per le famiglie più povere

Vergante Rinnovabile è una comunità energetica rinnovabile no profit che reinveste gli utili per combattere la povertà energetica. Entro fine novembre per chi aderisce c’è un 40% di contributo sui nuovi impianti fotovoltaici installati.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
Nebbiuno - Vergante Rinnovabile
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In breve

Vergante Rinnovabile è una comunità energetica no profit che usa il fotovoltaico e i fondi PNRR per ridurre bollette, emissioni e povertà energetica, partendo dall’Alto Vergante.

  • Una famiglia rientra in Italia dall’Alta Savoia francese e trova nell’Alto Vergante un territorio accogliente, fatto di relazioni, mutualismo e progetti condivisi.
  • Qui nasce l’incontro con Vergante Rinnovabile, Comunità energetica rinnovabile (CER) no profit che reinveste il 60% dell’utile sociale in nuovi impianti per famiglie e realtà in difficoltà.
  • In questa CER gli incentivi generati dall’energia condivisa non vengono distribuiti ai soci come profitto, ma alimentano un fondo per contrastare la povertà energetica sul territorio.
  • Le nuove regole sulle comunità energetiche permettono oggi di aderire anche vivendo lontano.
  • Fino al 30 novembre 2025 chi installa un impianto fotovoltaico in un piccolo comune aderendo a una CER può accedere al contributo PNRR a fondo perduto del 40% sul costo dell’impianto.
  • Vergante Rinnovabile accompagna famiglie e aziende tra burocrazia, modulistica e scadenze, facilitando l’accesso agli incentivi e alla condivisione di energia.
  • Un caso concreto: un artigiano del territorio ottiene un forte risparmio annuale tra contributo PNRR, autoconsumo e condivisione dell’energia, contribuendo al tempo stesso al fondo per nuovi impianti sociali.
  • In un contesto in cui crescono le CER “chiavi in mano” dei grandi operatori, esperienze come Vergante Rinnovabile mostrano come le comunità energetiche possano diventare un pezzo di welfare energetico comunitario, non solo un prodotto commerciale.

Quando nel luglio 2024 Silvia La Rocca ha deciso di tornare a vivere in Italia con la propria famiglia – dopo 14 anni trascorsi nell’Alta Savoia francese – diverse preoccupazioni affollavano la sua mente. Il futuro appariva incerto e l’incertezza è un lusso difficile da permettersi con due figli. «L’idea di rientrare in Italia era un pensiero ricorrente, ma la paura era forte: “Cosa faremo? Che lavoro troveremo?”. Alla fine il nostro ritorno lo scorso luglio è stato dettato da una necessità impellente. Così siamo ripartiti con le valigie piene di esperienze e i nostri due bambini». Direzione: Piemonte, Alto Vergante, zona di provenienza della coppia.

La nebbia si è presto diradata. «Tornati nella nostra zona di origine – ci racconta – abbiamo cercato un luogo che potesse offrire non solo radici, ma anche una visione per il futuro dei nostri figli. Ci siamo innamorati di Nebbiuno, un piccolo borgo di circa 1.700 abitanti sulle colline del Lago Maggiore, con il supporto della famiglia di origine e dei vecchi amici». È qui che Silvia ha conosciuto Andrea Ratti e Giovanni Montagnani, i creatori di Vergante Rinnovabile.

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Una vista del Lago Maggiore da un tratto del Vergante. Foto di Silvia La Rocca.

Una CER, ma diversa

L’Alto Vergante è un balcone verde che si affaccia sul basso e medio Lago Maggiore: una dorsale di colline tra il Verbano e il Cusio che sale verso il Mottarone, punteggiata di piccoli borghi – Colazza, Nebbiuno, Massino Visconti, Pisano – collegati da una strada alta, parallela alla litoranea del lago. Qui il tempo scorre più lento e le stagioni si sentono davvero. «La scelta è stata guidata dalla presenza di una scuola primaria pubblica Montessoriana e da un ambiente incredibilmente attivo e sociale. Ma ciò che mi ha davvero colpita è stata l’empatia e la collaborazione che ho trovato. Qui ci si aiuta, si scambiano vestiti, cibo dell’orto, ricette e soprattutto idee, informazioni utili, progetti».

L’attenzione di Silvia però è stata presto catturata da un progetto in particolare: una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) dalle caratteristiche particolari, chiamata Vergante Rinnovabile. Una CER è un gruppo di persone, imprese o enti pubblici che producono e si scambiano energia localmente da fonti rinnovabili – per esempio fotovoltaico –, ottenendo incentivi economici e riducendo la bolletta e le emissioni.

Vuoi approfondire?

Leggi la guida sulle Comunità energetiche Rinnovabili.

Vergante Rinnovabile è una Comunità Energetica nata nell’aprile 2024 sull’Alto Vergante come esperimento di giustizia energetica dal basso. È nata da un’idea di Giovanni Montagnani – ingegnere elettronico, esperto di energia e attivista per il clima – e Andrea Ratti – imprenditore e consulente –, che grazie anche a un contributo di Compagnia di San Paolo hanno pubblicizzato l’iniziativa e finanziato i primi impianti.

Si tratta di una CER totalmente no profit, in cui i soci non si dividono gli utili ma reinvestono i proventi degli incentivi per finanziare nuovi impianti fotovoltaici nelle aree colpite da povertà energetica. L’energia prodotta da fonti rinnovabili e condivisa all’interno della comunità infatti genera per legge una serie di incentivi economici e in molte CER questi flussi vengono ripartiti tra i soci-proprietari degli impianti, tradotti in risparmio o in rientro dell’investimento.

Vergante Rinnovabile perà fa eccezione. Qui infatti la scelta è quella di usare la gran parte di queste risorse – per la precisione il 60% dell’utile sociale – per finanziare nuovi impianti fotovoltaici sui tetti delle famiglie in difficoltà economica e delle associazioni e realtà sociali del territorio, per aiutarle a uscire dalle “ristrettezze energetiche” e contemporaneamente aumentare la quota di energia rinnovabile prodotta. 

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Foto di gruppo di Vergante Rinnovabile. Andrea Ratti è il primo da sinistra, Giovanni Montagnani il terzo.

In altre parole, il progetto vuole “promuovere una transizione energetica giusta e sostenibile”, come si legge sul sito di Vergante Rinnovabile. Chi oggi ha la possibilità di investire in un impianto non si limita a migliorare la propria situazione energetica, ma contribuisce a creare le condizioni perché, domani, anche chi non potrebbe permetterselo possa avere un tetto che produce energia pulita. 

Un incentivo da cogliere in fretta

A Vergante Rinnovabile possono aderire persone o aziende da tutto il territorio nazionale. Fino a poco tempo fa una comunità energetica poteva esistere solo fra soggetti che si trovavano dentro una porzione territorio molto ristretto, coincidente con un piccolo pezzo di rete elettrica locale: in pratica tutti i membri dovevano essere attaccati allo stesso “nodo” della rete, chiamato “cabina primaria”.

Da circa due anni però le cose sono cambiate. Oggi una comunità energetica può coprire un territorio più grande, anche nazionale, e includere al suo interno più nodi della rete. C’è però ancora un limite importante: l’energia – e quindi gli incentivi – si può condividere solo tra chi è collegato allo stesso nodo. In pratica anche se l’organizzazione può essere di dimensione nazionale, gli incentivi sullo scambio di energia valgono solo se è consumata localmente.

60%

La quota di utile sociale di Vergante Rinnovabile reinvestita in nuovi impianti fotovoltaici per famiglie in povertà energetica e realtà sociali del territorio.

40%

Il contributo a fondo perduto previsto dal PNRR per chi installa un impianto fotovoltaico in un comune sotto i 50.000 abitanti aderendo a una CER, fino al 30 novembre 2025.

5.600€/anno

Il beneficio economico stimato per l’artigiano del Vergante che ha installato il fotovoltaico in CER, pari a circa 140.000 euro in 25 anni, più il 40% di contributo iniziale.

Resta comunque un grosso vantaggio nell’aderire a una CER anche per chi vive lontano dal nucleo originario, purché abiti in comune medio-piccolo. Fino al 30 novembre 2025 infatti, chi presenta domanda per installare un impianto fotovoltaico aderendo a una comunità energetica può accedere al contributo a fondo perduto del 40% previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per i piccoli Comuni. Questo è valido per tutte le Comunità Energetiche che – come Vergante Rinnovabile – si trovano in comuni al di sotto dei 50,000 abitanti.

Possono accedere al contributo sia privati che aziende, i requisiti fondamentali sono aver aderito a una CER e abitare in un Comune con meno di 50.000 abitanti. Il termine per la presentazione delle domande di contributo PNRR è fissato al 30 novembre 2025, mentre per la realizzazione del progetto la scadenza è il 30 giugno 2026. Per facilitare l’ingresso di nuovi soci produttori, Vergante Rinnovabile si offre come intermediario in questo passaggio – spesso complicato – tra le famiglie e la burocrazia, aiutando le persone a orientarsi fra modulistica, scadenze e linguaggi tecnici. 

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Un adesivo di Vergante Rinnovabile.

Aderire a una Comunità Energetica presenta diversi vantaggi. Sul sito di Vergante Rinnovabile si può leggere il case study di un artigiano del Vergante, specializzato in infissi, che aderendo a Vergante Rinnovabile e installando un impianto fotovoltaico ha ottenuto un doppio risparmio: da un lato il contributo PNRR a fondo perduto del 40% sul costo dell’impianto, che ha ridotto drasticamente l’investimento iniziale, dall’altro un forte abbattimento della bolletta grazie all’autoconsumo dell’energia prodotta e alla valorizzazione dell’energia immessa in rete e condivisa nella CER. 

Le stime parlano di benefici economici per circa 5.600 euro l’anno, pari a circa 140.000 euro in 25 anni, a cui si somma il 40% di contributo iniziale, senza contare eventuali futuri aumenti del costo dell’energia. Una parte di questi vantaggi si tramutano in risparmio per i soci, mentre un’altra fetta – quella degli utili – confluisce in un fondo destinato a nuovi impianti a favore di famiglie in povertà energetica o situazioni di disagio sociale: così l’investimento dell’artigiano non genera solo risparmi per la sua attività, ma contribuisce anche al benessere energetico del territorio.

Una storia fatta di persone 

Uno dei fondatori, nonché il Presidente di Vergante Rinnovabile, è Giovanni Montagnani, attuale presidente della comunità energetica e fondatore dell’associazione Ci sarà un bel clima. Accanto a lui c’è Andrea Ratti, co-creatore della CER, che svolge il ruolo di amministratore. Dall’incontro con Giovanni e Andrea, per Silvia sono nate anche nuove opportunità lavorative: «Ho cominciato a collaborare con loro da qualche mese, assieme anche a un altro ragazzo, Alex Briatico. Il mio ruolo iniziale è stato quello di volantinaggio, per cominciare a rendere visibile questa bellissima iniziativa sul territorio. Successivamente il mio focus si è spostato sul contatto diretto con le aziende della zona».

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Silvia La Rocca con la sua famiglia.

In Italia le comunità energetiche stanno finalmente uscendo dalla fase pionieristica, ma la loro diffusione è ancora fatta di luci e ombre. Dopo anni di limbo normativo, a inizio 2024 nel Paese si contavano appena 154 forme di energia condivisa tra CER e autoconsumo collettivo, a fronte di un potenziale stimato di almeno 400 iniziative, segno di ritardi burocratici e incertezze regolatorie che hanno frenato molti progetti. Con le nuove regole la crescita si è fatta più rapida e tra marzo e giugno 2025 si parla di oltre 200 CER attive e quasi 600 configurazioni complessive di autoconsumo diffuso, ma con una potenza installata ancora modesta, lontanissima dagli obiettivi del PNRR.

In questo quadro si stanno muovendo sempre più i grandi operatori energetici e le multiutility – da Enel X ad Hera e altri soggetti – che propongono pacchetti “chiavi in mano” per Comuni, imprese e condomìni, portando competenze e capitali. Questo aumenta il numero di nuove Comunità Energetiche, ma aumenta anche il rischio che le CER si trasformino in un nuovo prodotto commerciale più che in esperienze di democrazia energetica dal basso. 

In questa fase chiave, esperienze come quella di Vergante Rinnovabile indicano una direzione precisa. Il nodo dei prossimi anni sarà proprio nel capire se le comunità energetiche diventeranno un pezzo strutturale del welfare energetico, capace di ridurre bollette, emissioni e povertà energetica mettendo al centro le persone e i territori, oppure se verranno assorbite nella logica dei grandi player, perdendo quel carattere di comunità reale, fatta di assemblee, relazioni, mutualismo.

Informazioni chiave

Energia condivisa come welfare energetico

Vergante Rinnovabile è una Comunità Energetica Rinnovabile no profit che reinveste il 60% dell’utile sociale in nuovi impianti fotovoltaici per famiglie in povertà energetica e realtà sociali del territorio.

PNRR e piccoli Comuni: un’opportunità da cogliere

Fino al 30 novembre 2025 chi vive in Comuni sotto i 50.000 abitanti e installa un fotovoltaico aderendo a una CER può ottenere un contributo a fondo perduto del 40% dal PNRR, con progetti realizzabili fino al 30 giugno 2026.

Il bivio delle comunità energetiche

Le comunità energetiche in Italia stanno crescendo, spesso spinte da grandi operatori. Vergante Rinnovabile mostra come possano diventare invece strumenti di welfare energetico dal basso, fondati su relazioni, assemblee e giustizia energetica.