Sudan, continua la guerra civile. Gli attacchi a Port Sudan peggiorano la crisi umanitaria
Per la prima volta dall’inizio del conflitto in Sudan è stata attaccata la città di Port Sudan. Inizia una nuova fase

La guerra civile in Sudan non sembra fare notizia. Nella notte tra il 3 e il 4 maggio si è verificato il primo attacco armato, a cui ne hanno fatto seguito altri, dall’inizio della guerra a Port Sudan, capitale de facto del Sudan, dopo lo scoppio del conflitto il 15 aprile 2023, e centro nevralgico del paese. Le varie esplosioni hanno coinvolto l’area dell’aeroporto, una base militare, depositi di carburanti, una centrale elettrica e un hotel.
Dall’inizio della guerra nessuna azione militare aveva mai coinvolto la città. Port Sudan era diventata un rifugio, un “posto sicuro” per migliaia di persone costrette a fuggire dalle loro terre, ma anche per le organizzazioni umanitarie presenti per fornire qualsiasi tipo di supporto alla popolazione. Gli attacchi sono stati attribuiti dall’esercito sudanese ai paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf).
Le esplosioni a Port Sudan costituiscono un potenziale allargamento del conflitto nella parte orientale del Paese. Gli attacchi arrivano dopo un mese dall’offensiva dell’esercito sudanese che ha riconquistato Khartoum, la capitale, in mano ai paramilitari. Le Rsf continuano a mantenere il controllo della regione del Darfur nella parte ovest del paese e buona parte delle regioni del sud. Questi nuovi attacchi potrebbero alterare gli “equilibri” di controllo raggiunti fino ad ora.
È probabile che i droni usati dal Rsf su Port Sudan siano stati forniti dagli Emirati in combutta con l’Arabia Saudita che, invece, sostiene l’esercito sudanese. Martedì il Sudan ha interrotto i rapporti diplomatici con gli Emirati Arabi Uniti. Questi ultimi negano da sempre il loro coinvolgimento, al contrario di esperti delle Nazioni Unite e di inchieste giornalistiche. A fare gola sono le risorse presenti in Sudan, oro e petrolio, e la posizione strategica del paese: condizioni che alimentano una guerra fratricida che ha diversi responsabili.
In due anni di guerra sono oltre 12 milioni gli sfollati, infrastrutture sanitarie distrutte, una crisi umanitaria devastante. Secondo l’ONU sono almeno 25 milioni i sudanesi in condizione di grave carenza alimentare. Una situazione che andrà a peggiorare se il conflitto, come è probabile, continuerà ad espandersi.
Vuoi approfondire?
Esplora il nostro focus sulle Guerre nel mondo.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi