24 Mar 2023

Acqua, il vertice Onu a New York serve a qualcosa? – #696

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Si conclude oggi a New York la conferenza mondiale sull’acqua delle Nazioni unite. Di cosa si è parlato, e soprattutto incontri del genere sono utili? Parliamo anche del ritorno del diesel gate, lo scandalo delle auto diesel super inquinanti, del superbonus, del governo italiano che appoggia gli allevamenti intensivi a Bruxelles e infine dell’Australia che voterà in un referendum per riconoscere le popolazioni aborigene in Costituzione. Prima delle ormai consuete segnalazioni finali.

È in corso la conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, a New York. È iniziata mercoledì e si concluderà stasera almeno da programmi, ed è una cosa abbastanza anomala perché, pensate, “è la prima conferenza sull’acqua in quasi mezzo secolo”.

La conferenza è stata aperta come di consueto in incontri di questo tipo dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che in uno dei suoi tipici discorsi molto accorati ha detto, fra le altre cose: “Stiamo prosciugando la linfa vitale dell’umanità attraverso un sovraconsumo vampirico e un uso insostenibile, e la stiamo facendo evaporare attraverso il riscaldamento globale. I governi devono sviluppare e attuare piani che garantiscano un accesso equo all’acqua per tutte le persone, conservando al contempo questa preziosa risorsa”.

Un articolo del Guardian a firma di Nina Lakhani racconta più o meno quali sono stati i dati riportati, i vari appelli e gli interventi. Vi faccio un riassunto molto sbrigativo e parziale, per poi andare a raccontarvi quello che mi sembra l’aspetto più interessante. 

Durante la conferenza sono stati presentati molti report sulla situazione della crisi idrica nel mondo, ed essendo l’Onu c’è stata molta attenzione all’accesso all’acqua e alle questioni legate alla povertà. Anche perché l’accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) proprio delle nazioni unite. 

I punti principali mi sembrano essere:

  • Stiamo andando troppo piano, a livello politico e di investimenti e l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari non sarà raggiunto prima di diversi decenni. 
  • L’emergenza a livello mondiale più drammatica è quella dell’Africa Subsahariana, dove dopo degli iniziali miglioramenti, negli ultimi anni la situazione è abbastanza di stallo e di questo ritmo, al 2030 sarà ancora solo il 37% della popolazione ad avere accesso all’acqua potabile. 
  • Anche all’interno dei Paesi più ricchi l’accesso non è uniforme: ad esempio negli Usa le famiglie dei nativi americani hanno una probabilità 19 volte maggiore di vivere senza un impianto idraulico di base rispetto ai bianchi americani. 

E così via. Ma come si ripropone di porre rimedio alla crisi idrica questo vertice? Quali sono le azioni concrete che ne scaturiranno? Sebbene Guterres abbia incitato “I governi a sviluppare piani per un accesso equo all’acqua per tutte le persone, così come piani per il risparmio idrico e il contrasto alla crisi climatica, il formato dell’evento non è pensato per produrre cambiamenti davvero trasformativi. Non finisce nemmeno con l’adozione di un documento comune con impegni e principi, come ad esempio succede nelle COP sul clima, ma prevede solo che i paesi annuncino i loro impegni volontari (senza alcun obbligo di rispettarli).

Questo genere di incontri, devo dirvi la verità, mi sembrano sempre più una sorta di gioco di ruolo in cui ognuno recita la sua parte, Guterres fa i suoi discorsi impeccabili, scritti da qualcuno di molto bravo, sicuramente, i delegati dei vari paesi così come quelli delle aziende fanno bellissimi proclami, dopodiché tutti se ne vanno soddisfatti e poi dopo non succede niente di significativo nel mondo.

Per questo, forse, l’aspetto più significativo che ho trovato, perlomeno nel resoconto che ne fa la giornalista del Guardian, è un episodio, anche abbastanza piccolo, ma almeno reale, di tensione, di conflitto. La tensione è emersa in occasione di un evento sull’acqua come perno della resilienza globale organizzato dalla delegazione statunitense. Da pprima è intervenuta una relatrice di Diageo, l’azienda di bevande che commercializza il whisky Johnny Walker e la Guinness, esponendo una serie di ragioni commerciali per cui è importante investire nella conservazione dell’acqua. Subito dopo però è intervenuto Detlef Stammer, dell’Organizzazione meteorologica mondiale, che ha attaccato duramente l’azienda, affermando che quaranta dei 200 siti globali di Diageo operano in aree sottoposte a stress idrico.

Ha detto: “Si pompano così tante acque sotterranee dal suolo per metterle nelle bottiglie di plastica, che non ce n’è abbastanza per l’agricoltura. Dobbiamo distribuire ciò che abbiamo in modo che sia più utile. Fine della storia”.

Ora, se seguite INMR e più in generale ICC saprete che la nostra linea editoriale sposa i principi della CNV della nonviolenza ecc. Però almeno, dove c’è un conflitto c’è energia. Le tensioni sono una cosa preziosa da osservare in S3, perché sono indice di molta energia potenziale che si può incanalare. C’è solo una cosa che mi spaventa più dei conflitti, forse anche perché la sento più vicina a me, ed è far finta che vada tutto bene. 

A proposito di acqua vi segnalo anche un articolo del Post dal titolo “A causa della siccità l’acqua viene anche rubata” che racconta come nel nostro paese siano in aumento, secondo i Carabinieri forestali, i furti d’acqua, con prelievi o deviazioni abusive da fiumi e canali soprattutto al Nord.

Vi ricordate lo scandalo del dieselgate? Nel 2015, un’organizzazione di nome The International Council on Clean Transportation rivelò che il gruppo Volkswagen falsificava le emissioni di alcune sue auto diesel, dichiarandone molte meno di quelle reali. 

Ecco, la stessa organizzazione, a distanza di 8 anni ha pubblicato un nuovo rapporto dal quale si capisce che da allora, molto probabilmente, non è cambiato praticamente nulla e milioni di auto diesel in Europa continuano ad utilizzare un dispositivo di manipolazione delle emissioni vietato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. 

Secondo il rapporto in questione, che fra ieri e oggi viene raccontato da molti giornali fra cui Valori, GreenMe, il Guardian, ecc, Tredici milioni di auto diesel che producono livelli “estremi” di inquinamento atmosferico tossico sono ancora in circolazione in Europa e nel Regno Unito. 

Ai quali si aggiungono altri 6 milioni di veicoli diesel che presentano livelli di emissioni “sospetti”. L’elenco delle auto comprende circa 200 modelli diversi prodotti da tutti i principali costruttori. Di questi, i modelli più venduti dal 2009 al 2019 con emissioni considerate “estreme” sarebbero le versioni Euro 5 di VW Passat e Tiguan, Renault Clio, Ford Focus e Nissan Qashqai.

I dati analizzati comprendono test ufficiali del governo, misurazioni indipendenti effettuate con apparecchiature fissate agli scarichi e misurazioni su strada delle emissioni reali dei veicoli al passaggio degli automobilisti. Queste ultime hanno mostrato che circa il 75% dei motori diesel supera la soglia di emissioni considerata “estrema”.

Ora, come è possibile tutto ciò? Perché negli ultimi trent’anni, ogni due 3 anni l’UE ha fissato limiti sempre più severi per le emissioni di gas di scarico, suddividendo i diesel in euro 0,1,2,3,4,5, incentivando le persone a cambiare continuamente auto. Prassi che era già assurda di base, adesso viene fuori che poi gli standard non erano nemmeno rispettati e i veicoli inquinavano come prima. che i produttori rispettano aggiungendo nuove tecnologie a tutti i veicoli. Come può essere dunque possibile 

Come è possibile, dicevamo? Secondo l’ICCT le auto con emissioni “estreme” utilizzano un dispositivo, un software chiamato defeat device, che altera o disattiva le tecnologie di emissione del veicolo in determinate condizioni. Una cosa dichiarata esplicitamente illegale in una sentenza della corte di giustizia europea ma che poi nessuno ha controllato, e che i produttori non si sono preoccupati di rimuovere. 

Fra l’altro gli stessi ricercatori hanno dichiarato che le stime di 13 milioni di auto con emissioni “estreme” e 6 milioni con emissioni “sospette” sono perfino prudenti, in quanto si basano sui dati dei test ufficiali del governo. Altri dati hanno mostrato l’esistenza di altri modelli altamente inquinanti non inclusi nei test governativi.

Insomma, le prove che le auto diesel inquinino e che le case automobilistiche abbiano questa tendenza a barare un po’ sui numeri sono parecchie. Spero almeno che questa notizia sia una leva per riprendere in mano il discorso di eliminare i motori endotermici del tutto a partire dal 2035.

Cambiamo argomento, parliamo di allevamenti intensivi. Apprendo da un articolo a firma di Gloria Ferrari su L’Indipendente che il nostro governo sarebbe a Bruxelles fra i prncipali fautori degli allevamenti intensivi. Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin (l’uomo che non sapeva di essere ministro dell’ambiente) ha votato contro la Direttiva Emissioni Industriali, spiegando il suo dissenso col fatto che all’interno del documento, che regola le emissioni industriali, sono stati inclusi per la prima volta anche gli allevamenti intensivi di animali per la produzione di carne. 

Ha detto proprio: «Le soglie per i bovini sono per noi inaccettabili», e non sembra nemmeno una sua idea personale. Dello stesso parere è anche il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, per cui «le soglie indicate per i bovini rischiano di portare alla desertificazione di un settore produttivo primario in Europa». Vedo che il nostro ministro dell’agricoltura sa usare nella maniera più appropriata il termine desertificazione. 

Con la nuova direttiva, approvata nonostante il no italiano, la stretta sulle emissioni si estenderebbe anche gli allevamenti di bovini, mentre oggi riguardano solo allevamenti di polli e suini di maggiore dimensione (cioè il 5% del totale). Complessivamente la direttiva, se completerà il suo iter, si applicherebbe al 50% degli allevamenti.

L’articolo fornisce poi un po’ di dati sull’impatto ecologico, sul clima, e sulla salute degli allevamenti intensivi, che come immagino saprete sono devastanti, per poi citare un aspeto interessante. L’Italia afferma di essere il maggior produttore di carne bovina in Europa, ma non è niente se paragonato all’Olanda, che conta un’impressionante popolazione di 100 milioni di capi di bestiame per 17 milioni di abitanti e dipende largamente da questa industria. “Tuttavia – come commentavamo pochi giorni fa – il governo di Amsterdam è tra i fautori della direttiva e sta lavorando da tempo per riconvertire l’industria. L’Italia al contrario spende ancora milioni di euro di soldi pubblici per sovvenzionare gli allevamenti intensivi e prepara le barricate in difesa di un settore dannoso dal punto di vista ambientale e non solo”.

Permettetemi un’ultima nota per sottolineare come questa volta l’informazione dell’Indipendente su questo tema sia molto più azzeccata a mio modo di vedere rispetto all’ultimo articolo che avevamo commentato, in cui si attaccava la direttiva europea difendendo a spada tratta le proteste degli allevatori olandesi.

Spostiamoci in Australia, dove è stato annunciato un referendum interessante che propone di riconoscere nella Costituzione le persone aborigene, cioè le comunità che discendono dalle popolazioni autoctone australiane e che attualmente non sono menzionate nel testo. 

Come scrive il Post nel paese vivono “circa 700mila aborigeni, spesso in condizioni di povertà e fra molte discriminazioni.

Il quesito del referendum propone di modificare la Costituzione per introdurre un organo di rappresentanza delle popolazioni aborigene, chiamato “Voice” che collabori sia con il parlamento che con il governo. Oltre a ciò nella Costituzione verrebbe introdotto un nuovo capitolo dedicato al «riconoscimento degli aborigeni e degli abitanti delle Isole dello stretto di Torres», cioè le popolazioni autoctone di un gruppo di isole che si trovano nel Queensland, nel nord dell’Australia.

A fare notizia, oltre al tema del referendum, è anche il fatto che questo sarà il primo referendum in Australia negli ultimi 24 anni.

Veniamo alle consuete segnalazioni in chiusira. In Colombia il Piano per la pace definitiva fra Stato e bande armate non sta funzionando Il Presidente Gustavo Petro, ha dichiarato di aver sospeso il cessate il fuoco pattuito il 31 dicembre con le maggiori bande di narcotrafficanti del Paese – tra cui i ribelli dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e i dissidenti delle ex Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) – a causa di alcuni attacchi armati compiuti dal Clan del Golfo, una delle più grandi organizzazioni criminali sul territorio. 

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione chiamata Cycling strategy molto importante, con cui si chiede agli stati membri di raddoppiare il numero dei chilometri pedalabili entro il 2030 e di sostenere il settore delle due ruote con politiche industriali mirate. Un invito quindi a investire di più sulla bicicletta, da considerare sempre più a tutti gli effetti un mezzo di trasporto quotidiano al pari dell’auto o del trasporto pubblico, assegnandole un ruolo che non sia solo quello sportivo o del tempo libero.

In India, da cinque giorni a questa parte, la fuga del leader separatista sikh Amritpal Singh Sandhu sta paralizzando l’itera regione del Punjab. Sandhu è ricercato per il reato di “minaccia all’ordine sociale” dalla polizia in Punjab, la regione nord-occidentale dell’India al confine col Pakistan. Da quando sabato è sfuggito all’arresto, il governo indiano ha mobilitato risorse e agenti nell’unica regione del paese a maggioranza sikh, istituendo una serie di blocchi stradali e sospendendo il traffico internet via rete mobile per quasi 48 ore, fra domenica e martedì.

Infine, visto che ieri me ne sono scordato, vi segnalo oggi che ieri abbiamo pubblicato la storia della settimana su ICC. Questa volta parliamo di Noinet un Internet service provider collettivo che considera l’infrastruttura di rete come un bene comune e ragiona usando i principi della permacultura. Visione consigliatissima.

#acqua
Rinnovabili.it – Conferenza Onu sull’acqua, Guterres: 4 priorità per gestire meglio la “linfa vitale dell’umanità”
The Guardian – UN warns of ‘draining humanity’s lifeblood’ amid worsening water scarcity
il Post – A causa della siccità l’acqua viene anche rubata

#dieselgate
GreenMe – Dieselgate, non è finita: milioni di auto estremamente inquinanti sono ancora sulle strade europee
Valori – Dal Dieselgate non è cambiato nulla? Il 77% dei test rivela ancora emissioni «sospette»

#mobilità
Lifegate – Cycling strategy, cosa prevede la risoluzione europea per la mobilità attiva

#India
il Post – La fuga del leader indipendentista sikh che sta bloccando un’intera regione dell’India

#allevamenti
L’Indipendente – A Bruxelles l’Italia vota per difendere gli interessi degli allevamenti intensivi di carne

#diritti
il Post – In Australia ci sarà un referendum per riconoscere gli aborigeni nella Costituzione
la Svolta – Uganda: l’omosessualità è una “malattia” sociale?

#Colombia
L’Indipendente – Colombia: il piano di “pace totale” del governo con guerriglieri e clan è in crisi

#compiti
la Svolta – Compiti a casa: la Svizzera dice no

#cassa depositi e prestiti
Valori – Cos’è la Cassa Depositi e Prestiti e perché è utile ripubblicizzarla

#Russia-Cina
il Caffè Geopolitico – Il Cremlino nella ragnatela della Cina
Valigia Blu – La Russia di Putin è ormai “vassalla” della Cina

#greenwashing
The Guardian – Etihad accused of misleading customers with greenwashing in ‘net zero’ ads

#bonus edilizi
il Post – Le grandi truffe con i bonus edilizi

#intelligenza artificiale
InternazIonale – Quanto è intelligente l’intelligenza artificiale?

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