1 Giu 2018

L'infermiera che fa ridere i pazienti

Scritto da: Lucia Berdini

Nel reparto di radiologia dell'ospedale di Bologna lavora un'infermiera che ogni giorno cerca di far ridere i pazienti. Perché? Perché si è accorta di qualcosa di straordinario. Lucia Berdini, docente di yoga della risata, l'ha incontrata e intervistata.

Salva nei preferiti

Maria Elena, l'infermiera che fa ridere i pazienti

Maria Elena, l’infermiera che fa ridere i pazienti


Da tre anni ormai applico la risata quotidianamente, soprattutto quando non ho niente da ridere. La vera potenza della risata incondizionata si svela quando l’umore è a terra, quando c’è tristezza, o magari rabbia. Conosco tante persone che come me praticano la meditazione della risata, il gioco, l’umorismo ogni giorno. Anche in ambienti in cui spesso non si ride affatto, come in ospedale.

 

Qualche giorno fa, durante tre giorni di formazione con Health Coaching Academy, ho avuto l’occasione di conoscere Maria Elena, un’infermiera che lavora in radiologia a Bologna e che, tutti i giorni, prova a far ridere i pazienti che, quasi sempre, arrivano da lei con notizie tutt’altro che piacevoli.

 

Quando mi racconta questi suoi meravigliosi tentativi che vanno quasi sempre a buon fine, vedo nei suoi occhi lo spirito e la passione di un’infermiera che vuole davvero far star bene le persone che incontra e le sue parole e il suo sguardo mi emozionano moltissimo.

 

Maria Elena prepara ogni giorno i pazienti alla radiografia con mezzo di contrasto che, purtroppo, ha degli effetti collaterali abbastanza fastidiosi (un forte bruciore in tutto il corpo, nausea, prurito, ecc…). Lei non si fa scoraggiare e – una persona dopo l’altra – si impegna a farli ridere. “Perché?” Vi starete chiedendo. Perché si è accorta di qualcosa di bellissimo.

 

Armata di un po’ di buon senso, acuto spirito di osservazione e soprattutto di una grande forza di volontà (perché sono convinta che anche lei a volte non avrebbe voglia di ridere), Maria Elena si è resa conto che i pazienti che riesce a far ridere di cuore e di pancia non sentono – o sentono pochissimo – i fastidiosi effetti del mezzo di contrasto.

 

Certo, questa testimonianza non ha niente di scientifico ma per me ha un valore inestimabile. L’amore e l’esperienza che mette al servizio dei pazienti che hanno la fortuna di incontrarla valgono tantissimo perché – quando raccontati – diventano semi di cambiamento e mi fanno vedere che davvero quest’Italia è meglio di come i media la dipingono. Questa è l’Italia che merita di essere raccontata.

 

 

Per questo ho voluto raccogliere testimonianza di Maria Elena,  perché tutti gli infermieri e il personale sanitario a cui arriverà questa notizia trovino la motivazione – anche se le cose non stanno andando per il verso giusto – di sorridere, di incoraggiare, di dire una battuta, di fare una carezza, di guardare negli occhi e dare forza a chi – sicuramente – vorrebbe essere in qualsiasi altro posto ma non in ospedale.

 

Fare la differenza in questo mondo si può e spesso bastano un sorriso e la consapevolezza che ogni nostro piccolo gesto fa una grande differenza nella vita degli altri. C’è bisogno di tanta attenzione e cura sì, ma vi assicuro che quello che torna indietro – come gli occhi pieni di gratitudine e apprezzamento di chi avete di fronte – riempirà la vostra giornata di senso e pienezza. Sentirsi connessi con gli altri è un bisogno primario. Quindi prendendoci cura degli altri ci stiamo prendendo cura di noi stessi.

 

La pagina Facebook di Lucia Berdini 

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio
Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

A Bordighera il primo caso di ospedale pubblico a gestione privata
A Bordighera il primo caso di ospedale pubblico a gestione privata

Autosvezzamento: ecco alcuni consigli su come farlo
Autosvezzamento: ecco alcuni consigli su come farlo

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

C’è speranza per Assange? Cosa dice la sentenza e cosa succede adesso – #893

|

Zappa Social, la storia di una comunità che ha trasformato una discarica abusiva in un’oasi verde

|

Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

|

Giornata nazionale delle disabilità intellettive: ecco perché è urgente parlarne

|

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

|

Mourning circle, il cerchio delle lacrime: fare uscire il dolore può guarire

|

Chiusa Grande e i vini biologici concepiti con “vinosophia”

|

A Bordighera il primo caso di ospedale pubblico a gestione privata

string(9) "nazionale"