9 Mag 2023

Francesca Nicastro, giornalista e counselor: “Ispiro e trasmetto voglia di vivere”

Scritto da: Brunella Bonetti

Giornalista e addetta stampa con una lunga esperienza alle spalle, come tutte le moderne Persefone di cui abbiamo parlato anche Francesca Nicastro ha attraversato un momento che le ha cambiato l'esistenza. Nel suo caso è stato l'incontro con lo yoga, che ha mutato la prospettiva con cui si approccia a sé stessa e alle altre persone, oltre ad aver dato una nuova direzione alla sua vita professionale.

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Giornalista specializzata in uffici stampa e in comunicazione istituzionale, insegnante di yoga, counselor, formatrice, ma prima di tutto una “ricercatrice” impegnata a trasformare sé stessa e ad andare al centro delle cose per coglierne l’essenza – la “notizia”, per così dire – oltre le apparenze. Tutto questo è Francesca Nicastro, una moderna Persefone che si batte per mantenersi collegata all’attualità sociale, economica e politica e allo stesso tempo per ricercare e vivere un senso più profondo, ispirando gli altri a fare lo stesso. 

Francesca chi sei e cosa fai nella vita?

Sono una donna di quarantasette anni dagli occhi bruni e dalla pelle olivastra che svelano quella manciata di geni sud-orientali eredità del mio nonno paterno. Non mi tingo i capelli da almeno tre lustri e quindi ho una chioma sale e pepe. La carta di identità dice che sono una giornalista. E in effetti mi piace scrivere articoli su temi legati alla spiritualità e alla crescita personale, che vengono ospitati su Yoga Journal e raccontare storie di vita e di cambiamento sociale, che propongo a questo portale.

Dieci anni fa è accaduto un fatto che ha cambiato la mia vita, spingendomi a lavorare in profondità su me stessa. Ho scoperto lo yoga, che oggi insegno. Ho un diploma che certifica che posso svolgere la professione di counselor. Al momento continuo anche a collaborare con un’importante associazione di categoria come responsabile dell’ufficio stampa e della comunicazione. 

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Qual è il filo rosso delle tante cose che fai?

Qualunque sia la posizione o il ruolo che occupo nel corso di una delle mie intense giornate, il filo rosso che unisce i diversi punti, spesso molto lontani tra di loro, è l’aspirazione a perfezionare l’attitudine di essere a servizio degli altri. Ho scoperto che “servire bene” non è affatto facile, che richiede molta umiltà e una vigilanza costante sul proprio orgoglio. Servizio significa per me condividere gli insegnamenti che mi sono stati trasmessi su come vivere una vita buona, saggia, consapevole, in armonia con sé stessi, con gli altri esseri viventi e con il Principio da cui tutto origina. 

Come giornalista di cosa ti occupi?

Come giornalista mi sono occupata nei miei primi vent’anni di professione di politica, istituzioni ed economia, collaborando come addetta stampa con enti attivi in questi settori. Ho incontrato la politica nel 2003. Ero laureata da due anni e collaboravo con una testata locale. Sono stata chiamata a seguire la nascita di un nuovo soggetto politico e a curarne le relazioni con i media.

È stato un periodo bellissimo e intenso in cui sono entrata nel cuore vivo dei problemi della mia provincia di residenza e del nostro Paese. Da più di dieci anni seguo la comunicazione interna ed esterna per un’associazione di categoria dell’artigianato e della piccola e media impresa, collaborazione che mi ha permesso di conoscere il mondo produttivo e le sue sfide.  

Come è avvenuto l’incontro con lo yoga?

È avvenuto il 31 dicembre 2013 attraverso un’esperienza sorprendente e inaspettata che ha “ricucito” un filo spezzatosi vent’anni prima. È stato come un richiamo antico, come se avessi ritrovato la strada, la mia strada. Oggi pratico e insegno l’Ananda Yoga, che è un hatha yoga con le affermazioni. Ananda è una parola sanscrita significa gioia, beatitudine: la nostra più intima, autentica realtà. 

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Lo yoga è una disciplina che ci “mette la scopa in mano”, nel senso che ci chiede di “fare pulizia” dentro di noi. Ed è proprio quando si inizia a “pulire” che si vede lo sporco. Così, è naturale cercare “strumenti di pulizia”. Li ho trovati alla Scuola di counseling relazionale fondata dal maestro Marco Ferrini, autorevole guida spirituale.

Il counseling che offro è di matrice umanistica, filosofica, esistenziale. Il mio desiderio è aiutare le persone a ritrovare sé stesse, il senso della loro vita, la gioia di vivere, quella felicità innata che ci appartiene da sempre e per sempre e che solo momentaneamente può essere oscurata da smarrimento, paura e dolore, come il sole solo temporaneamente è coperto dalle nubi. 

C’è stato un momento che ti ha cambiato la vita?

Sono due. Il primo è stato l’incontro con la figura di Paramhansa Yogananda, avvenuto il 31 dicembre 2013, e poi con i suoi insegnamenti attraverso la comunità di Ananda Assisi dove ho studiato per diventare insegnante di yoga. L’altro è stato l’incontro con il maestro Marco Ferrini, avvenuto il 15 marzo 2015. Presso l’accademia da lui fondata, il Centro Studi Bhaktivedanta – Università popolare degli Studi Indovedici, mi sono formata nelle Scienze tradizionali dell’India e appunto nel counseling. Questi due incontri hanno innescato e sostanziato il mio processo trasformativo.

Cosa è cambiato dopo aver attraversato questo processo?

La mia prospettiva è cambiata a 360 gradi. Ho preso consapevolezza di cosa andava cambiato nel mio carattere, nel mio comportamento, nei miei atteggiamenti mentali e relazionali. Ho imparato che quando sono centrata e consapevole, quando ho una direzione ed è quella giusta, le circostanze esterne possono essere ininfluenti sul mio benessere.

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Ho imparato a prendermi le mie responsabilità e a costruire, prima dentro di me e poi intorno a me, la realtà in cui voglio vivere. Mi sono data il permesso di avere dei bisogni e mi sono legittimata nel soddisfarli. Ho preso maggiore consapevolezza del mio valore. È un percorso “direzionale” che continua tuttora. Non si può mai dirsi arrivati, c’è sempre da migliorare.  

Che impatto ha sugli altri ciò che fai e ciò che sei?

Credo che da me oggi, per come sono diventata, si possa ricevere molto. Quello che desidero trasmettere è la gioia di vivere. Quella che sento dentro e che desidero tutti possano provare. Non ho ruoli pubblici che possano permettermi di incidere direttamente su vasta scala indirizzando i comportamenti sociali. Spero però di poter ispirare chi li ha ad attivarsi per il system change.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Allineare le mie attività esteriori con la mia vocazione interiore per diffondere gli strumenti che ho sperimentato e trovato efficaci: le tecniche di consapevolezza e gestione di sé, lo yoga e la meditazione, la comunicazione empatica nonviolenta, il metodo pedagogico Educare alla Vita, la sociocrazia e molti altri strumenti che poggiano su valori forti e su una visione dell’uomo positiva. Inoltre ho avviato dei corsi di formazione in contesti nuovi in cui mi sto sperimentando come formatrice e spero che questi progetti siano di successo e possano portare frutto.

Il filo rosso che unisce i diversi punti della mia vita, spesso molto lontani tra di loro, è l’aspirazione a perfezionare l’attitudine di essere a servizio degli altri

Cosa pensi oggi di tutto quanto è successo nella tua vita?

Che i momenti di sofferenza dura preparavano un più alto benessere, come la notte precede l’alba. Cambiare assomiglia di più ad un’ascensione dolomitica, con le sue fatiche e i suoi rischi, che a una “vasca” in centro città: è faticoso e a volte penoso. Ma non cambiare, ristagnare, è molto peggio.

Realizzare il nostro pieno potenziale e poter donare ciò che si ha conquistato richiedono un lavoro di preparazione, un “deserto”, e si deve essere disposti a percorrerlo. Si deve essere disposti a tollerare i momenti difficili, quelli in cui la “notte” sembra non debba finire mai. Il premio però è grande: ogni volta che ci eleviamo a un nuovo stadio di consapevolezza, cresce la gioia interiore e il senso di libertà. 

Cosa consiglieresti alle moderne Persefone, soprattutto a quelle che vivono all’insegna della multidisciplinarietà? 

Alle moderne Persefone dico innanzitutto di sbarazzarsi dell’Ade che le tiene prigioniere nel regno dei morti, qualunque forma abbia nelle loro vite – marito, amante, amico, datore di lavoro, committente, ma anche forme-pensiero, credenze autolimitanti e via discorrendo –: meritano la dolce e tiepida primavera dodici mesi all’anno. Dico di ritagliarsi nelle loro giornate, settimane e mesi pieni e zeppi come un uovo, momenti di ritiro, di pausa, di ricerca di un contatto profondo con sé stesse e con la Vita. Dico infine: è bello che ci siate! Continuate a ispirarmi con le vostre vite di ricerca e di successo.    

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