12 Gen 2021

Pianiano, il borgo di undici abitanti che sogna di rinascere fra arte e artigianato

Scritto da: Francesca Nicastro

Immerso nella natura tra Tuscia e Maremma si trova il borgo medievale di Pianiano, un luogo in apparenza senza tempo che tra le sue mura custodisce una lunga storia di abbandoni e ripopolamenti. E così anche oggi c'è chi si impegna con passione per la rinascita di questo piccolo paese con un passato e presente di musica, cultura e artigianato.

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Viterbo - «Pianiano tornerà a vivere».

Questo minuscolo borgo medievale, tra la Tuscia e la Maremma, assiso su una collina circondata da uliveti, è un gioiello incastonato nella pace di un paesaggio incontaminato. Frazione del Comune di Cellere (VT), da cui dista 5 chilometri, conta oggi 11 abitanti (e almeno tre gatti in co-proprietà tra cui la maestosa Giuditta). Le persone che hanno scelto di vivere qui sono state affascinate da un luogo senza tempo, dove il silenzio conserva ancora la sua voce. Un fascino che conquista il viaggiatore alla ricerca di esperienze autentiche di un’Italia a torto considerata minore.

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Una veduta panoramica del borgo di Pianiano, tra Tuscia e Maremma

In un’antica casa, affacciata sulla piazzetta del borgo, vivono Tahir e Valeria. Insieme, nel laboratorio adiacente, producono diari artigianali fatti a mano con in copertina la riproduzione di foto di paesaggio scattate da Valeria, fotografa di professione.

La loro è, al momento, l’unica attività produttiva entro le mura (fuori c’è il frantoio della famiglia Perello). Un’avventura cominciata tre anni fa, con l’idea di aprire, prima o poi, una vera e propria bottega e dare avvio ad un processo virtuoso che riporti Pianiano a ripopolarsi. «Mi piacerebbe che questo piccolo, meraviglioso borgo medievale riprendesse vita – racconta Valeria, che di cognome fa Peppetti e ha 41 anni -. Qualcosa si muove, anche se la pandemia ha rallentato, se non congelato, le iniziative. Ho un paio di amiche che sognano l’una di avviare qui una libreria, aperta il fine settimana, e l’altra un’attività di ristorazione, che sarebbe un punto di attrazione importante».

Intanto, dal 2017, ogni mese di luglio, Valeria e Tahir, insieme a un’altra abitante del borgo, Tiziana Stefanelli, in collaborazione con La Proloco di Cellere e le sue due “colonne portanti”, il presidente   Alessandro Strappafelci e Francesca Mariotti, con il sostegno di alcuni sponsor privati, organizzano “Musa”, un festival di musica, arti e spettacolo, patrocinato anche dalla Regione Lazio, che richiama appassionati da tutta Italia e dall’estero.

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Tahir e Valeria

Tahir, 65 anni, vive a Pianiano dal 1996, anno in cui tornò dalla Germania dove aveva vissuto per 22 anni esercitando la professione di medico naturopata. La madre, una scultrice romana di talento, vi aveva acquistato una casa nel 1981, la stessa in cui lui abita ora con la compagna.
«In Germania avevo un’associazione culturale con la quale organizzavamo eventi – racconta –, quando sono arrivato qui ho capito la potenzialità di questi luoghi, dove una natura magnifica e integra può, deve sposarsi con la cultura e con l’arte».

E così nel 1999 nasce il primo concerto di musica classica in uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Tuscia: l’eremo di Poggio Conte, un antichissimo edificio di culto scavato nel tufo sotto una cascata, che custodisce simboli pagani e cristiani, a poche centinaia di metri dal fiume Fiora. Quel primo evento – un concerto d’archi – registrò duecento spettatori. L’iniziativa, sposata con entusiasmo dall’Amministrazione di Ischia di Castro, prosegue da allora con successo, ogni anno, una domenica di luglio.

Poi è arrivata “Musa” che però quest’anno si è dovuta interrompere a causa del Covid: la piazzetta del paese contiene tra le 150 e le 200 persone e dimezzare i partecipanti non avrebbe reso economicamente insostenibile l’iniziativa.

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Il borgo di Pianiano

Il borgo si anima anche a fine agosto con l’ormai storica cena medievale che si tiene da vent’anni: gli abitanti del paese mettono a disposizione le cucine per preparare le deliziose portate consumate nei tavoli disposti all’aperto lungo le due vie di cui è costituita Pianiano.

Nell’atelier di Valeria e Tahir c’è un mini studio di registrazione. E viene naturale chiedersi a cosa e a chi serva qui. È il ricordo di un’avventura artistica e amicale che non viene smantellato per affetto. «Per dieci anni il compositore Alessandro Alessandroni in questo studio ha registrato le sue musiche», racconta Tahir. Alessandroni (1925-2017), autore delle colonne sonore di molti film italiani, fu noto anche per la sua grande abilità nel fischiare, ingaggiata soprattutto nei film di Sergio Leone. Del passaggio di quest’artista, rimane la sua chitarra lasciata in dono a Tahir che la custodisce con devozione mostrandola con orgoglio a chi entra nella sua casa. 

Pianiano, che ha probabilmente origine etrusche testimoniate anche da alcune leggende come quella della principessa Rasenna, possiede una lunghissima storia di spopolamenti e ripopolamenti. A fine Seicento, il borgo si svuotò a causa della malaria che decimò gli abitanti, ma nel 1754 tornò ad essere abitato grazie a una comunità di duecento rifugiati cristiani fuggiti dall’Albania ottomana, a cui Papa Benedetto XIV lo assegnò. La colonia trovò il borgo completamente in rovina, abbandonato a se stesso ma in poco tempo lo rimise in piedi creando una nuova comunità. Del loro passaggio rimane il nome di una via, appunto “degli Albanesi”. Perciò non è detto che il XXI secolo non segni un nuovo tempo di rinascita per Pianiano. Grazie all’amore e alla resilienza di chi lo ha scelto per vivervi una vita semplice, essenziale, affatto banale.

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