6 Lug 2021

Quali sono i pensieri prima e dopo l’operazione che ti salva la vita?

Scritto da: Brunella Bonetti

Un percorso operatorio lungo e travagliato che dopo mesi di calvario conduce sulla via di una miracolosa guarigione. Ma quali sono gli ultimi pensieri prima di chiudere gli occhi e affidarsi ai chirurghi? E quali i primi dopo che svanisce l'effetto dell'anestesia? Ce lo racconta BB nella quinta puntata della sua incredibile storia.

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“Volere è potere! Istruzioni per una semina in tempi di lock down: quando i limiti ti stringono, se ti senti accerchiatə, reclusə, isolatə, afferra una penna e lascia correre la mente… scriverai elenchi: cosa voglio/cosa posso, cosa sono ora. Elementare Watson!. Proprio così, un’equazione elementare per progettare e piantare oggi i semi del domani. Senza fretta né angoscia. Passo dopo passo”.

Questo scrive BB sul suo diario, la mattina dopo l’operazione chirurgica risolutiva. Festeggia così la felice riuscita dell’intervento, gettando le basi di un’altra rinascita e progettando il presente della sua vita futura. E non importa se è bloccata in un letto di un ospedale, con la testa fasciata e una pompa che le drena il sangue in eccesso. Non c’è tempo da perdere. Non esiste altro tempo che il presente. In fondo è stato proprio in quell’ospedale, un anno prima, che BB ha imparato a vivere il momento, a stare nel presente e soprattutto a non mollare mai. Mai. E poi mai.

Mai: anche quando ad ottobre, dimessa dopo tre mesi di ospedale, ha dovuto subire un intervento inaspettato per rimettere l’opercolo cranico. Lo avevano già fatto a maggio, ma poi si erano accorti che per una millimetrica fessura rischiava un’infezione, perciò avevano deciso di togliere tutto e ripulire l’area. Era perciò uscita dall’ospedale “con mezza testa, ma ben funzionante”, scherzava da sotto un caschetto di protezione. E già sapeva che di lì a qualche mese avrebbe dovuto subire una altro intervento per una cranio-plastica.

E poi mai: fino a quel 16 aprile, giorno atteso per mesi e tanto temuto. Giorno in cui avrebbe “rimesso a posto la testa”, scherzava per ridurre la paura dell’operazione con cui le avrebbero cucito addosso un opercolo di materiale plastico biocompatibile, costruito in 3d, per evitare altre infezioni o rigetti che le sarebbero stati letali.

ragazza occhi chiusi

“M’è partito er mostro pure in sala operatoria”, scriveva sul diario, nel reparto di neurochirurgia, il giorno dopo l’intervento andato per il meglio. “Er mostro” sarebbe l’ispirazione letteraria. Ogni volta che idee, parole e frasi le riempiono la mente, annebbiando e inglobando ogni altro pensiero, per BB è come se un “mostro” si impossessasse di lei. E il mostro dell’ispirazione letteraria l’aveva colta anche in sala operatoria, svegliata dolcemente dall’anestesista dopo nove ore di intervento.

È un lungo flash back, la storia di queste ore successive all’intervento. Una sequenza rapida di ricordi veloci, ma indelebili. BB che conversa piacevolmente con l’anestesista e il neurochirurgo sui dettagli dell’operazione lunga quasi dieci ore “per essere precisissimi con ognuno delle decine dei punti di sutura”, con l’inserimento di perni metallici e la necessità di tre trasfusioni di sangue. Il ricordo di BB che vede il volto dei genitori, da ore ad aspettarla fuori della sala operatoria, e la prima cosa che gli dice è che “il mostro, mamma, m’è partito il mostro, passami una penna e un foglio!”. “Dottore, non avrebbe un’altra dose di anestesia per farla stare un po’ tranquilla?”, scherza seriamente sua madre.

Oppure gli sguardi delle persone che la fissano mentre passa sul lettino tutta legata a tubi e flebo, chi impaurito, chi allibito, chi intenerito. “Chissà cosa pensano”, rifletti. Accade anche, però, che nell’andare a fare una tac, una signora le fa l’occhiolino, come a dire: “Buona fortuna ragazza”. Tanti altri sono i rapidi ricordi del post-operatorio. Delle infermiere della terapia intensiva che si ricordano piacevolmente di lei quando, un anno prima, era arrivata in fin di vita in quello stesso luogo e nessuno pensava ce l’avrebbe fatta. Invece ora, dopo più di un anno e una decina di operazioni, eccola lì, sorridente e smaniosa di fare.

sala operatoria 1

Un’altra notte in terapia intensiva passa veloce. Ora BB c’è, è presente e cosciente. Chiacchiera con l’infermiera che ogni 30 minuti passa a controllarle i valori. Gusta un paio di “melette”, la pola di mela centrifugata che era stato il suo nutrimento per settimane e di cui conserva ancora il gusto e un divertente ricordo. “Quanto mi piacevano le melette! Lo sai cosa ho detto a mio padre quando tornai ad essere cosciente?”, racconta. “Io non mi ricordo, ma dissi che c’era un’infermiera che mi rubava le melette!”. E tuo padre si rallegrò, perché BB era tornata non solo cosciente, ma impunita e un po’ impertinente come suo solito.

Questa notte in terapia intensiva è un miscuglio di ricordi nitidi e sensazioni inconsce provenienti da un passato vissuto, ma non con presenza. È un’alba strana celebrata con il primo cibo solido dopo 48 ore e con un documentario in TV sui miracoli della natura. Miracoli della natura proprio come te, BB. Tu sei come la foresta del New England dove si manifesta il più maestoso foliage del mondo e milioni di alberi, dopo aver atteso per mesi l’arrivo del sole, esplodono in un’improvvisa tempesta di foglie dalle varie tonalità di giallo, arancione, rosso, viola e marrone.

Così BB: le sembra di aspettare da così tanto tempo che finisca questa rocambolesca avventura e torni a splendere il sole, che sarà un meraviglioso miraggio lo spettacolo di vedere i suoi capelli ricrescere, senza più doverli rasare di frequente. Dal suo foliage all’immagine di un picchio che, con assidua insistenza, senza mai fermarsi, martella il tronco di un albero finche non si apre un varco per costruirci il nido. Così BB, con assoluta tenacia e testardaggine, non si lascia mai abbattere dagli eventi di quest’anno, anzi li tramuta in un terreno di semina o in gesta comiche, chiedendo per esempio se “a causa dei perni metallici in testa suono al passaggio di un metal detector?”.

Oppure commentando che “cascare è servito a realizzare un desiderio che avevo da sempre: quello di avere i capelli corti, ma per il quale non ho mai avuto il coraggio”. Comicità, ispirazione creativa per “mostri” letterari e nuovi fili della rete, rispettivamente scritti e tessuti proprio durante i mesi del suo lungo inverno: ecco la ricetta per imparare a non mollare mai. Mai. E poi mai.

carta e penna

Sono un mostro o un miracolo”, scrive BB su un foglio delle prescrizioni mediche trovato sul tavolo della stanza nel reparto di neurochirurgia, mentre aspetta che i chirurghi vengano a levarle le fasce per controllare lo stato della ferita. Se tutto va come deve andare, le daranno anche il foglio di dimissioni. Levate le bende, ecco palesarsi il mostruoso miracolo: “Mi specchio a lungo e non capisco se davanti a me c’è un mostro oppure un miracolo in carne e ossa… anzi un miracolo in carne, ossa, perni in titanio e placca di policarbonato!”.

Sei un mostruoso miracolo, BB, la prova vivente che professionalità, tenacia e amore, se schierate tutte insieme, possono tutto. “Non riesco a smettere di guardarmi…”, continui a scrivere mentre fissi la tua testa, tutta segnata come una mappa di carne e filo nero, dove le tracce della cicatrice rappresentano i sentieri di un miracolo, la rotta di una storia iniziata con una tragedia e finita come la migliore delle favole… “l’immagine che vedo riflessa nello specchio non la sento mia, ma devo fare in modo che lo diventi… come non lo so, ma è assolutamente necessario!”.

È finito lo spazio di scrittura sul foglio delle prescrizioni ed è entrato un altro chirurgo. I medici parlano tra loro prima di rivolgersi a te. Parlano nel loro linguaggio e ripercorrono le tappe miracolose della tua vicenda. Una storia sorprendente anche per loro. Inaspettata. Non pensavano che saresti sopravvissuta a due traumi cranici tanto importanti. Non si aspettavano avresti superato tre operazioni invasive con un fisico così gracile. Non si aspettavano avresti reagito a tante prove in modo positivo. Non si aspettavano saresti migliorata, giorno dopo giorno. Non si aspettavano che non avresti avuto alcuna conseguenza a livello neurologico, nessuna disfunzione fisica, locomotoria o celebrale. Non si aspettavano avresti sconfitto due infezioni craniche e sopportato di vivere per mesi senza opercolo cranico. Non si aspettavano nemmeno loro tanta forza e tenacia da una ragazza apparentemente tanto fragile. Eppure tutto questo è accaduto. Davvero non riesci ancora a vederti nello specchio, BB, di fronte a tutto questo?

È giunto il momento delle dimissioni. È arrivata l’ora di guardarti veramente, BB, e vedere nei tuoi occhi la storia di un lunghissimo anno trascorso con lentissima velocità, tra continui miracoli e sofferenze. Una storia di ossimori, la tua, il cui risultato lo porti segnato sulla testa e lo serbi nel cuore, per sempre!

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