14 Lug 2021

Teatro Selvatico: il bosco diventa il palcoscenico naturale di un gruppo di artisti

Scritto da: Lorena Di Maria

Teatro Selvatico è un collettivo artistico di giovani ragazzi e ragazze che ogni giorno celebrano la vita portando il teatro a tutti. A Mondovì, immersa in un bosco, c’è la loro sede, dove a stretto contatto con la natura, organizzano laboratori e momenti conviviali per ritrovare, attraverso l'arte, gli aspetti istintivi e selvatici di ognuno di noi.

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Cuneo - Ci troviamo in territorio cuneese, ai confini del bosco nel Monregalese: un luogo unico, non lontano dal Santuario di Vicoforte, da sempre meta di pellegrinaggio e ricerca spirituale. Qui sorge un vecchio casale che nel tempo si è trasformato: prima fu un convento, poi venne acquistato da una donna che lo trasformò in un bordello, in seguito diventò luogo dove custodire i cavalli in transito per le vie del Sale e poi dimora della Titina, l’ultima masca della zona, tipica figura del folclore e delle credenze popolari piemontesi. Per un certo periodo fu abitato da contadini e dopo si susseguirono persone che molto spesso non capirono il vero potenziale di questo posto, finché un giorno arrivarono loro, i ragazzi di Teatro Selvatico. Di questo luogo, traboccante di vita e di storie che si mescolano le une alle altre, hanno fatto la loro casa e sede del progetto.

Sono proprio loro, Isacco Caraccio, Marta Maltese, Erica Pianalto, Davide Comandù, Alessio Lazzaro, Matteo Calautti. Giovani, sognatori, artisti, idealisti. Il progetto che hanno creato è un percorso di vita che crea connessioni tra le persone e la natura circostante. Come ci ha raccontato Isacco, «abbiamo iniziato a portare sul territorio progetti che si trovano a metà tra l’essere umano e la natura. Il teatro che facciamo è senza quinte, è un teatro che diventa paesaggio, sia per gli spettacoli che per le nostre attività».

Teatro Selvatico1

Così il bosco e i suoi colori si trasformano in maestri di vita, la natura e le creature che la abitano dei compagni inseparabili. «Abbiamo scelto il nome “Teatro Selvatico” perché per noi l’animale selvatico è colui che vive il bosco ma che non è addomesticabile, è quell’essere che ancora ti stupisce e non si riconosce in quei miliardi di regole e sovrastrutture. E così ci sentiamo noi».

In Piemonte i nostri selvatici lavorano e collaborano con tantissimi comuni del territorio e diverse cooperative. Negli ultimi anni hanno avuto modo di portare i loro progetti anche all’estero come nel caso di Germania, Svizzera, Francia e Spagna, spingendosi sempre più lontano, come in Indonesia e Brasile.

Ma il progetto era già nato prima ancora di giungere in Piemonte, quando Isacco e i suoi compagni portavano, attraverso corsi e laboratori, il teatro in diverse città italiane. «All’inizio avevo iniziato a guadagnare due soldini con i corsi pomeridiani di teatro e presto mi sono reso conto di quanto fosse emozionante insegnare la relazione tra noi e lo spazio, tra noi e gli altri». Così i corsi proposti, con grande sorpresa, sono aumentati in un solo anno, da 1 a 54.

Teatro Selvatico2

«Abbiamo tanti progetti differenti, una piccola parte è finalizzata a generare entrate, ma abbiamo capito che il nostro vero guadagno è l’essere umano: abbiamo creato nel tempo una rete molto estesa di persone che sente il desiderio di mettersi in gioco. Per questo scegliamo di realizzare progetti a basso costo, ma che arrivino a tutti e questa decisione ci sta portando un grande guadagno a livello emozionale ed esperienziale». 

Performance, laboratori e attività nelle scuole: come ci spiega Isacco, «portiamo i nostri progetti nelle classi per insegnare ai ragazzi ad alzare un po’ l’asticella della parola “impossibile”». Una volta, ho domandato a un sindaco del Comune in cui abbiamo svolto un progetto, perché il teatro non potesse diventare obbligatorio nelle scuole. La risposta è stata “è impossibile, non si può fare”. Risposta che, quando si hanno grandi sogni, si rischia troppo spesso di sentirsi ripetere. Bene, in quello stesso Comune, il secondo anno sono state cinque le scuole che hanno deciso di inserire il teatro come materia facoltativa nel programma e contemporaneamente ognuno di noi si è trovato ad avere 20-25 classi in diverse regioni. Abbiamo quindi iniziato a girare tutta la penisola italiana e abbiamo portato ai giovani il nostro modo di fare teatro».

Teatro Selvatico6

Nella sede di Teatro Selvatico ogni piccolo dettaglio diventa parte integrante di un percorso di crescita: il fiume che scorre lento culla e porta consiglio, l’antica serra da poco ristrutturata è luogo di coltivazione ma diventa anche spazio di esposizione per fotografi e pittori. La piazzetta adiacente alla casa si trasforma in un angolo conviviale dove nascono nuove idee intorno al falò, la cura dell’orto diviene un vero e proprio “atto meditativo” e infine la grotta, scoperta quasi per caso, custodisce ora il palcoscenico dove si realizzano gli spettacoli.

Qui si svolgono tantissimi progetti: soprattutto nella bella stagione i nostri protagonisti organizzano laboratori intensivi e workshop tra teatro, danza, fotografia e musica, dedicati a grandi e piccoli. Uno fra i tanti è Abduction, dove la sede apre le porte ad artisti e persone curiose: i ragazzi offrono vitto, alloggio e sala prove in cambio di qualche ora di lavoro nei boschi, nell’orto o con gli animali, avendo anche la possibilità di partecipare gratuitamente agli eventi che avranno luogo durante la permanenza.

Teatro Selvatico5

Poi c’è il progetto Lampioni, nato a Mondovì con il partenariato di un teatro francese e belga. Un progetto per permettere ai giovani tra i 17 e i 35 anni di incontrarsi al di fuori del “quotidiano” e dove abbandonare il “tutto e subito”. L’obiettivo è apprendere la lentezza, l’ascolto e la meditazione per poi trasformarle in performance artistiche nelle strade, coinvolgendo gli abitanti del luogo. Così l’arte diventa strumento fondamentale per una crescita personale e una ricerca introspettiva che ha una ricaduta positiva sull’intero territorio. 

«Uno degli obiettivi principali dei nostri laboratori è riavvicinare le persone a loro stesse e far capire ai partecipanti che la loro unicità non è una debolezza ma una grandissima forza. Il problema è che non ci prendiamo il tempo per ascoltare noi stessi e soprattutto non ci diamo tempo per inseguire i nostri desideri. E quando hai un desiderio sicuramente c’è qualcun altro intorno a te che lo condivide. In due diventa molto più facile raggiungere il proprio sogno e più si è, più si crea il cambiamento».

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