26 Gen 2023

L’endocrinologo Giovanni Frajese: i vaccini a mRNA influiscono sul sistema ormonale?

Maggiore apertura a un dibattito fondato su dati ed evidenze scientifiche, studi approfonditi, libertà da censure e ingerenze esterne. Questi sono i pilastri che secondo l'endocrinologo Giovanni Frajese dovrebbero caratterizzare l'informazione sui vaccini a mRna contro il Covid. Ne parliamo approfonditamente con il professor Frajese, membro della Commissione Medico-Scientifica indipendente (CMSi).

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Nel corso degli ultimi due anni una grande confusione, frutto di un’informazione poco chiara e allarmistica, ha generato tifoserie da stadio a favore o contro i vaccini anti SARS-COV-2 a mRna. È ancora difficile quantificare i danni provocati da una comunicazione spesso strumentale e contraddittoria che ha generato enormi disagi di varia natura in tutte le fasce d’età. Ma soprattutto non si conoscono ancora in modo del tutto trasparente gli effetti dei vaccini anti-covid presenti sul mercato. Alcuni (pochi) medici e scienziati italiani si sono battuti – e continuano a farlo – per riportare il dibattito scientifico sui binari della razionalità, trovando non poche difficoltà nel poter esprimere dubbi, domande e pareri contrastanti rispetto a un pensiero unico e dominante.

Tra questi l’endocrinologo Giovanni Frajese, professore associato dell’Università di Roma Foro Italico e membro della Commissione Medico-Scientifica indipendente (CMSi). Alla luce dell’enorme sottostima delle sospette reazioni avverse rilevate nei sistemi di vaccinosorveglianza passiva o segnalazione spontanea rispetto alla sorveglianza attiva – le reazioni avverse ai vaccini a mRNA segnalate nei sistemi di sorveglianza attiva superano da centinaia fino a mille volte e più quelle dei sistemi di sorveglianza passiva. Lo abbiamo intervistato per capire se esistono nessi tra alterazioni del ciclo mestruale, segnalato da tantissime donne in diversi paesi, e i vaccini a mRna.

Professor Frajese, secondo diversi studi pare esista una correlazione tra alterazioni del ciclo mestruale e vaccini contro Covid-19. Cosa può dirci in merito?

I nessi esistono. Secondo la narrativa non sarebbero dovuti esistere, però bisogna fare anche un distinguo per comprendere meglio a cosa ci riferiamo. In base a una delle prime “menzogne” – e non uso a caso questa parola – dichiarate, l’inoculazione di questi farmaci genici sarebbe rimasta nel deltoide, il muscolo dove viene iniettato. In realtà proprio per la natura di nanoparticelle di questi farmaci era già logicamente molto difficile che questo accadesse; era più probabile invece che essi finissero nel sistema sanguigno dei microcapillari e nel sistema linfatico e da lì andassero in circolo proprio per la natura estremamente piccola.

Vaccini Covid 19

Questo era un fatto noto perché l’equivalente dell’Ema in Giappone, Pharmaceuticals and Medical Devices Agency, aveva fornito uno studio dove si vedeva la biodistribuzione di un altro mRna all’interno degli stessi nano lipidi: le particelle non rimanevano nella spalla ma andavano in giro, accumulandosi in particolare nelle ovaie e nel midollo osseo. Sono dati forniti da uno studio realizzato sui topi di cui si era già a conoscenza. Ne parlai anche la prima volta che andai in Senato a giugno del 2021. Hanno dato per scontato che non andasse in circolo nonostante qualcuno fosse a conoscenza di questo che dimostrava il contrario. 

Quali sono i nessi intercorsi tra ciclo mestruale e vaccino a mRna contro la Covid?

Mecovac, lo studio condotto da Laganà, Cosentino e altri colleghi, è un’indagine realizzata per sapere quante donne hanno avuto disturbi mestruali dopo la prima e la seconda dose del vaccino COVID-19. Le donne hanno risposto a un questionario online personalizzato volto a valutare il tipo di vaccino, la fase del ciclo mestruale durante la quale è stato somministrato il vaccino, l’insorgenza di irregolarità mestruali dopo le inoculazioni e per quanto tempo l’effetto è durato.

Secondo i dati raccolti, il 50-60% di coloro che hanno ricevuto la seconda dose ha registrato dei disturbi mestruali. La metà circa ha recuperato tornando alla normalità nell’arco di 3 mesi successivi, il resto invece ha continuato a mantenere i disturbi. Donne a cui è ritornato il ciclo dopo una lunga menopausa o al contrario altre che hanno registrato una perdita del ciclo mestruale (amenorrea). Il fatto che ci sia un’interazione credo abbia forti evidenze, ma manca un’attenzione degna al riguardo perché è un argomento che fa timore. 

Ci sono studi simili che analizzano eventuali alterazioni nella fertilità negli uomini?

Anche per gli uomini è stato pubblicato un dato simile, anche se in letteratura esistono dati contrastanti. Secondo uno studio, fortemente criticato, pare che il vaccino abbia avuto effetti migliorativi sui parametri relativi al liquido seminale. Altri studi, invece, dimostrano che 3 mesi dopo l’inoculo si registra una perdita del numero, della concentrazione e della motilità degli spermatozoi.

Un dato che inizia subito dopo l’inoculazione e rimane negativo ai 3 mesi, limite temporale dello studio. Abbiamo dunque alcuni indizi sulla fertilità maschile e femminile che però non sono stati approfonditi in maniera importante, in modo da dare una risposta definitiva. Mi auguro che questi studi, insieme a quelli sulla cancerogenicità e genotossicità (capacità di una sostanza di danneggiare il DNA delle cellule generando delle alterazioni che possono portare allo sviluppo di tumori, ndr) non ancora eseguiti, siano realizzati nella maniera più imparziale possibile. Se sono le stesse case farmaceutiche a produrli capisci che è più difficile credere che i risultati siano puri.

frajese
Sono stati raccolti dati su possibili effetti collaterali per le donne in gravidanza?

I dati per le donne in gravidanza non dovremmo proprio averli perché nelle stesse relazioni delle case farmaceutiche, tutt’oggi leggibili nei loro siti, scrivono chiaramente che non possono consigliare la vaccinazione in gravidanza perché non hanno eseguito gli studi. Stranamente, invece, gli enti regolatori e gli ordini dei medici e degli specialisti, ginecologi e pediatri, hanno insistito con la necessità di vaccinare le donne in gravidanza.

Questo è stato uno dei grossi problemi a livello metodologico. È stato consigliato – e con poca chiarezza – di entrare di fatto in una sperimentazione che non ha nessun dato di sicurezza. Ci sono dati contrastanti, ma al momento non esiste uno studio fatto in maniera chiara e definitiva che possa portare luce su questi temi. Un eventuale aumento di nascite con malformazioni o un maggior numero di aborti sono argomenti sensibili e delicati e non so se mai verrà affrontato in una maniera trasparente. 

Gli studi da lei indicati fanno riferimento a un tempo molto limitato: 3 mesi successivi all’inoculo. Dopo cosa succede?

Non si sa, non si conosce cosa avviene dopo anche perché se i precedenti studi non diventano una nozione condivisa tra i medici, è complicato proseguire nella ricerca. In questo momento è ancora molto difficile poter fare della scienza che riguardi questi prodotti che possano portare dei risultati negativi. Sono miliardi le persone che hanno ricevuto il vaccino a mRna, eventuali complicazioni indesiderate sarebbero difficili da gestire, per cui c’è la tendenza a non voler andare a guardare lì dove potrebbero esserci problemi.

Se si continuerà a dover difendere un credo, andremo sempre più verso un sistema che continueremo a chiamare scientifico ma che sarà un’informazione totalitaria

Il fatto che una parte della scienza sia stata censurata è un dato di fatto, questo è accaduto su tutti i livelli, soprattutto nell’ambito della comunicazione. Il perché di questo a mio avviso va ricercato negli enormi conflitti di interesse che ci sono e nelle scelte che sono state adottate da vari governi. Illustri scienziati, anche più prestigiosi di me, hanno pubblicato una serie di dati che rivedono in maniera importante la storia della pandemia. Penso a John Joannidis, il maggiore epidemiologo del mondo dell’Università di Stanford, che ha fornito dati molto diversi sulla mortalità da Covid e sull’effetto dei lockdown.

I risultati – anche se di livello altissimo – non hanno molta risonanza per via di un’idea propagandata fin dall’inizio: bisognava aspettare questo vaccino a mRna perché non esistevano cure. Il farmaco avrebbe funzionato e sarebbe stato sicuro, efficace e senza effetti collaterali. Sull’efficacia credo che se ne siano accorti un po’ tutti, dal momento che sono ormai tanti gli studi che riconoscono che più le persone sono vaccinate più tendono a infettarsi. Sulla sicurezza sarà un discorso che forse si vedrà nei prossimi anni.

Ha parlato di cancerogenicità e genotossicità, a cosa si riferisce?

Non sappiamo ancora se c’è un’interazione di questi farmaci su questi temi. Gli studi a tutt’oggi non sono stati fatti perché si partiva dal presupposto che normalmente un vaccino è un antigene, una sostanza inerte che non ha un’azione farmacologica e che non influisce con il nucleo della cellula. Questi vaccini a mRna hanno un’azione di tipo pro farmacologico che non sappiamo quanto dura e come si distribuisce. Molte cose non sono state studiate perché nei precedenti tipi di vaccino si sapeva il risultato. Con questo però è diverso e andrebbero fatti degli studi approfonditi. Prima o poi qualcuno li farà.

vaccino covid
Ho raccolto diversi casi di eventi avversi registrati in concomitanza con l’inoculo del vaccino. Cosa può dirmi in merito?

Molte persone se ne stanno accorgendo perché inizia a essere visibile nelle sfere private. L’assoluta sicurezza dei vaccini, così come l’assoluta efficacia, si scontrano con la realtà che molte persone vedono o stanno vivendo, creando delle domande o dei dubbi che sono corretti, perché quando si osserva un fenomeno bisogna porsi delle domande.

In questo momento c’è un aumento importante di tumori a livello di diagnosi – intorno al 20% rispetto alla cosiddetta normalità – che si attribuisce alla mancanza dei controlli fatti negli anni della pandemia. Qualunque ragione viene presa in considerazione escludendo a priori l’utilizzo del farmaco. Nessuno vuole indicare un prodotto come causa di chissà cosa, ma nel metodo scientifico tutte le ipotesi devono essere prese in considerazione. Qui invece ce n’è una che viene scartata a priori e questo è tutto tranne che scienza.

Ha parlato di censura e dell’importanza per la scienza di porsi dubbi e domande. L’atteggiamento che ha riscontrato ha interessato solo l’Italia o riguarda un po’ tutti i paesi?

Fino alla pandemia sì, dal Covid in poi pare non funzioni più così. Non è solo in Italia che abbiamo assistito a un certo tipo di narrazione, ma in tutto l’Occidente. In Africa, ad esempio, dove non è stato vaccinato nessuno, si riportano tassi di mortalità che sono nettamente inferiori ai nostri, ma sono argomenti su cui sorvolare. Tante cose sono al momento di difficile definizione. Penso che la verità forse arriverà se altri ricercatori si metteranno a cercarla, ma se si continuerà a dover difendere un credo, perché questo sembra essere diventata la scienza, almeno a parole, andremo sempre più verso un sistema che continueremo a chiamare scientifico ma che sarà un’informazione totalitaria. 

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