17 Mar 2023

Dieci anni di Mondeggi Bene Comune: storia di una fattoria senza padroni – Io Faccio Così #377

Scritto da: Ezio Maisto
Video realizzato da: EZIO MAISTO

Nel 2013 si costituisce un comitato di cittadini e tecnici con lo scopo di impedire la vendita a privati dei 170 ettari dell’antica tenuta di Villa Mondeggi, di proprietà della Provincia di Firenze, e convertirli all'agricoltura contadina. Inizia così, e prosegue con un presidio permanente aperto a tutti, l’ultimo capitolo della secolare storia di questo incantevole luogo diventato un simbolo delle lotte per il cambiamento verso una società più equa, solidale ed ecologica.

Salva nei preferiti

Firenze, Toscana - La storia di Mondeggi parla tanto di come si può trattare una risorsa. In principio fu il feudalesimo, poi l’uso sociale, quindi il latifondo e ancora la gestione pubblica, gli investimenti, le monoculture, l’industrializzazione, l’abbandono, l’asta, la possibile svendita, la protesta dal basso, i movimenti, l’occupazione, le denunce, l’autogestione, l’illegalità, i processi e, per finire, il dialogo con le istituzioni e i tuoni di denaro pubblico che ora minacciano pioggia. 

È una storia lunga che vi raccontiamo nel video qui sotto e che inizia addirittura nel XIV secolo sulle colline a sud di Firenze, quando la nobile famiglia fiorentina dei Bardi fa edificare la Villa omonima, circondandola con una tenuta di circa 170 ettari che oggi si estende all’intersezione dei Comuni di Bagno a Ripoli, Impruneta e Greve in Chianti. Passata nei secoli da un proprietario all’altro – fra questi, la famiglia dei Portinai, lo Spedale di Santa Maria Nuova e i conti Della Gherardesca –, nel 1964 ne entra in possesso la Provincia di Firenze, che la lascia incolta e abbandonata per quasi quarant’anni.

Nel 2002 la Provincia decide di costituire una SRL agricola per recuperare e mettere a frutto i terreni secondo modelli di coltivazione industriali, ma il progetto fallisce insieme alla stessa società, che nel 2009 lascia non soltanto la tenuta, ma anche 600mila euro di deficit [altre fonti parlano di un milione e mezzo, NdR]. Quando il Governo Monti, per risanare il debito pubblico nazionale, decide di mettere in vendita più di 300mila ettari di terreni agricoli pubblici, quelli di Mondeggi ricadono tra i sacrificabili. Vengono pertanto messi all’asta nel 2012, ma la richiesta è troppo alta e nessuno li acquista

Mentre la Provincia si affretta a far sapere che ci riproverà l’anno successivo però, la rete nazionale per l’autodeterminazione alimentare Genuino Clandestino lancia la campagna Terra Bene Comune, alla quale aderiscono gruppi di contadini organizzati, alcuni GAS-Gruppi di Acquisto Solidale, un collettivo dell’Università di Agraria di Firenze, gruppi ecologisti e diversi cittadini della zona. Un centinaio di persone in tutto, organizzate in un comitato, che si oppongono all’alienazione del patrimonio pubblico e propongono, fra le altre cose, l’occupazione delle terre pubbliche abbandonate per sviluppare un’agricoltura contadina, agroecologica e autogestita. 

Siamo nel novembre 2013 e il comitato fiorentino di Terra Bene Comune lancia prima una campagna e poi un comitato composto da residenti dei Comuni limitrofi. Per entrambi il nome è lo stesso: Mondeggi Bene Comune – Fattoria Senza Padroni. L’obiettivo è quello di recuperare l’intera tenuta e convertirla all’agricoltura contadina. Iniziano così, prima con giornate isolate di semina e raccolta e poi – dal giugno 2014 – con un presidio permanente aperto a tutti, gli ultimi dieci anni di storia di questo luogo incantevole che in pochissimo tempo è diventato un simbolo delle lotte per il cambiamento verso una società più equa, solidale ed ecologica. 

mondeggi

Dopo la prima raccolta popolare di olive abbandonate del novembre 2013 – l’olio prodotto viene poi redistribuito gratuitamente fra i circa mille partecipanti – è infatti tutto un pullulare di iniziative per favorire l’aggregazione e la partecipazione volte al ripristino delle colture e dell’agibilità almeno parziale dei numerosi fabbricati presenti. 

Partono iniziative quali “Adotta un albero”, che porta alla piantumazione di 2 ettari di varietà antiche di diversi frutti; eventi quali “Seminiamo Resistenza”, giornata di semina collettiva di grani antichi su 4 ettari di terreno in collaborazione con la Rete Semi Rurali; progetti quali MoTA e MoVA, che dal 2015 hanno portato all’assegnazione ai cittadini di Bagno a Ripoli e dei comuni circostanti di particelle di olivete e vigneti come pretesto per una gestione condivisa delle due colture prevalenti presenti nell’area.

E poi la raccolta dell’acqua piovana, la costruzione di un impianto di fitodepurazione delle acque grigie, la realizzazione di orti naturali e sinergici per l’autoconsumo, la creazione di una casa delle sementi, l’attivazione di un piccolo vivaio, l’installazione di arnie per l’apicoltura, le recinzioni, l’introduzione di animali da cortile e le tante iniziative socioculturali. I risultati di questo lavoro, che nel corso degli anni viene portato avanti a vari livelli di partecipazione e coinvolgimento – anche di esperti di agricoltura sostenibile – sono così evidenti che le istituzioni, dopo l’iniziale invio delle forze dell’ordine, preferiscono ripiegare su una reazione di più mite profilo

mondeggi

Questo ripensamento per non impedisce né l’apertura di un processo per furto di acqua ed elettricità con richiesta di risarcimento per circa 100mila euro, né la reiterazione delle aste pubbliche per la vendita della tenuta – l’ultima nel 2019. Ma l’assoluzione con formula piena dei 17 occupanti denunciati e la mancanza di acquirenti alle aste nonostante i consistenti ribassi fanno sempre pendere la bilancia a favore del Comitato, che non smette di chiedere, prima alla Provincia e poi alla Città Metropolitana, l’avvio di un percorso condiviso con le realtà del territorio per il completo recupero dell’area.

Ora che dall’inizio dell’avventura della fattoria senza padroni sono passati dieci anni e diverse migliaia di persone – un centinaio delle quali l’hanno custodita attivamente vivendo più o meno a lungo sul posto –, è venuto il momento di tracciare la consueta riga fra storia e attualità, affidando allo stesso Comitato di Mondeggi Bene Comune la descrizione della portata di questa cesura: “Nel luglio 2021 il sindaco della Città Metropolitana Nardella dichiarò di non voler più alienare la tenuta di Mondeggi”, scrive il Comitato in un comunicato stampa del 26 febbraio scorso.

L’obiettivo di Mondeggi Bene Comune – Fattoria Senza Padroni è quello di recuperare l’intera tenuta e convertirla all’agricoltura contadina

“Non per chissà quale atto di lungimiranza politica o riconoscimento dei principi di una comunità che da anni si autogoverna, gestisce e cura la tenuta – prosegue il Comitato –, ma solo per la possibilità di aggiudicarsi una quota di soldi provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). A fronte della soddisfazione dovuta all’aver indirettamente mandato a monte l’alienazione della tenuta, la possibilità di vedere Mondeggi rimessa a lucido in maniera così improvvisa era un’opzione che non avevamo mai inserito nei nostri possibili scenari futuri.”

“Ciò che sta accadendo segna la fine di una fase e l’apertura di un’altra tutt’altro che indolore”, concludono gli occupanti. “Il suo compimento avrà come effetto quello di reintrodurre le istituzioni all’interno della gestione di questa parte di territorio, obbligando di fatto l’esperienza a uscire da una fase di illegalità e abbandonare un modello di autogestione totalmente slegato da vincoli istituzionali di qualsiasi tipo. Il percorso che abbiamo deciso di intraprendere segna la fine di questo modello per lasciare spazio ad altri ancora da creare e sperimentare”. Ma di questa clamorosa svolta parleremo nella prossima puntata. 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Ramona Bavassano: “Le soluzioni per affrontare la siccità stanno in una gestione comunitaria dell’acqua”
Ramona Bavassano: “Le soluzioni per affrontare la siccità stanno in una gestione comunitaria dell’acqua”

Il cambio vita di Alessandro Mancosu con Agrobass: “Scegliere cosa produrre e mangiare è un valore inestimabile”
Il cambio vita di Alessandro Mancosu con Agrobass: “Scegliere cosa produrre e mangiare è un valore inestimabile”

Oro rosso di Sicilia, la cooperativa che ha reintrodotto lo zafferano ennese
Oro rosso di Sicilia, la cooperativa che ha reintrodotto lo zafferano ennese

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

E sono mille! Le 5 notizie migliori di questi 5 anni – #1000

|

Italia – Israele: il vero nemico è la guerra

|

Con il progetto “In viaggio da sola”, Diana Bancale esplora e racconta il mondo

|

Alla FiorIsteria di Genova arriva #Riciccami, per trasformare i mozziconi in giacconi e peluche

|

Perdite idriche: in Italia gli acquedotti disperdono il 40% dell’acqua che trasportano

|

Che cosa è la malattia della lingua blu? I dati, l’impatto su animali e aziende e le soluzioni per il futuro

|

Ghedi si mobilita contro la guerra e le armi nucleari

|

A Creativity Revival: “pionieri della creatività” di tutto il mondo si incontrano a Milano

string(9) "nazionale"