22 Mar 2024

Forni crematori: sappiamo davvero quali sono i loro effetti ambientali e sanitari?

In Italia le cremazioni sono in costante aumento, così come di conseguenza la realizzazione forni crematori, attualmente 87 nella nostra penisola. Questo fatto rappresenta un pericolo considerevole dal punto di vista ambientale e sanitario, di cui ha iniziato a occuparsi la comunità medico-scientifica, prima fra tutti l'ISDE, che ha pubblicato un position paper sul tema.

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Oggi in Italia esistono 87 forni crematori – concentrati soprattutto nel centro-nord –, ma la richiesta di nuove strutture, spesso sovradimensionati rispetto al fabbisogno del territorio su cui dovrebbero installarsi, è in rapido aumento e ha rappresentato un campanello d’allarme per medici e scienziati preoccupati del possibile impatto che un incremento di cremazioni potrebbe avere su ambiente e salute.

A occuparsi dettagliatamente del problema è stata l’ISDE, l’associazione dei Medici per Ambiente, che ha elaborato e diffuso un approfondimento scientifico sugli accorgimenti necessari affinché la cremazione non costituisca un ulteriore fonte di inquinamento con conseguente impatto sulla salute dell’uomo. Ne abbiamo parlato con il responsabile della comunicazione ISDE Francesco Romizi,

Forni crematori

«Il position paper, oltre ad analizzare le problematiche ambientali e sanitarie, fornisce anche le indicazioni basilari, facendo proprie anche quelle già suggerite da esperti dell’ISPRA, per la realizzazione dei forni crematori affinché siano il meno impattanti possibile. Si tratta di un documento che potrà essere utile a tutti i cittadini e, soprattutto, agli amministratori locali per poter prendere decisioni consapevoli basate sulla conoscenza dei problemi e per far pressione sul parlamento affinché stabilisca regole adeguate».

Ci puoi dare qualche numero per fare una fotografia del fenomeno dei forni crematori e dare un’idea del suo impatto? 

Sul territorio nazionale italiano oggi ci sono 87 forni crematori, soprattutto in Piemonte dove ce ne sono quindici, dodici in Lombardia ed Emilia-Romagna e undici in Toscana. Il fenomeno è meno diffuso al Sud. L’evoluzione osservata negli ultimi decenni lascia intravedere un’ulteriore espansione del rito che è probabile diventi, nel giro di alcuni anni, il tipo di esequie prevalente nel Nord del paese. La moltiplicazione delle richieste di nuovi forni crematori ha allertato il mondo scientifico medico, preoccupato del possibile impatto che un numero rapidamente in crescita di cremazioni e quindi di punti di emissioni da combustione, possa avere sull’ambiente e sulla salute.

forni crematori
Perché avete deciso di pubblicare il position paper?

Con questo documento scientifico proponiamo una regolamentazione nazionale su tale settore, proprio per diminuire il più possibile l’impatto ambientale. Abbiamo dato priorità, nella nostra analisi, alla prevenzione primaria, chiedendo che vengano definiti limiti restrittivi alle emissioni e che vengano adottati accorgimenti che minimizzino le emissioni stesse ed eliminino in partenza alcune possibili fonti di inquinamento.

Quali sono i gap a livello legislativo e come dovrebbero essere colmati a tuo avviso?

In Italia la mancanza di una normativa specifica e aggiornata sui forni crematori costituisce un problema rilevante, che può avere diverse conseguenze negative. Ad oggi infatti, ogni regione stabilisce limiti specifici in relazione alla localizzazione dell’impianto e alla tecnologia adottata. Ci troviamo quindi di fronte a un vuoto normativo che, soprattutto alla luce dell’evoluzione delle tecnologie, della crescente consapevolezza sui rischi ambientali e in considerazione della necessità e dell’obbligo normativo di ridurre i livelli attuali di inquinamento atmosferico, richiederebbe un intervento volto a regolamentare sia l’ubicazione sia, soprattutto, i limiti di emissione degli inquinanti.

Con questo documento scientifico proponiamo una regolamentazione nazionale su tale settore, proprio per diminuire il più possibile l’impatto ambientale

Parliamo di alternative: quali sono quelle più praticabili? Pensi che quella proposta dal progetto Boschi Vivi sia plausibile anche su larga scala?

Il progetto Boschi Vivi, che trovo molto interessante, innovativo ed ecosostenibile, non risolve le problematiche legate alla combustione. Il progetto riguarda la dispersione delle ceneri, ovviamente dopo il processo in un tempio crematorio. Non stiamo proponendo un’alternativa ai templi, stiamo proponendo che questa sia regolamentate e realizzata con le migliori tecnologie affinché l’impatto ambientale sia minimizzato. 

La vostra analisi parte da una prospettiva ecologica ma inevitabilmente si mescola con aspetti culturali, spirituali ed emotivi. Come conciliarli tutti? 

Non è un nostro intento entrare in merito a problematiche culturali, emotive e tantomeno spirituali. Siamo medici e scienziati e ci occupiamo esclusivamente degli aspetti ambiente-salute correlati. 

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