25 Mar 2024

Inquinamento, serve una politica capace di migliorare la qualità dell’aria e della salute

L’amministrazione catanese guidata dal sindaco Enrico Trantino sta portando avanti una serie di azioni per abbandonare il prima possibile gli ultimi posti che la città occupa nelle graduatorie per la qualità dell’aria e della sostenibilità, ma senza una visione che tenga conto di una strategia sulla mobilità, sui rifiuti, sull’urbanistica e sul territorio in genere, queste iniziative rischiano di essere fini a sé stesse.

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Catania - Vi siete mai chiesti quanti respiri compiamo ogni giorno? E qual è la qualità dell’aria che inaliamo? Ogni giorno respiriamo mediamente 12.000 litri d’aria, composta per il 78% circa di azoto, il 20,9% di ossigeno, lo 0,04% di anidride carbonica e da una serie di altri gas. Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), l’Italia è il primo paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 80mila decessi prematuri all’anno. Ecco quindi le risposte a quelle due domande.

Sono tante le interazioni tra ambiente e salute e altrettanto numerose sono le malattie causate da un’aria malsana. Ogni anno si potrebbero evitare milioni di morti attraverso una strategia che contempli una collaborazione tra vari settori – dai trasporti all’energia, all’industria – per abbattere il più possibile i rischi per la salute che derivano dall’ambiente in cui viviamo. 

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Nell’ambito del Piano d’azione Zero Pollution del Green Deal Europeo infatti, la Commissione europea ha fissato l’obiettivo entro il 2030 di ridurre il numero di morti premature causate dal particolato fine di almeno il 55% rispetto ai livelli del 2005. L’obiettivo in generale è allineare gli standard di qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’OMS attraverso una serie di direttive che tutti i paesi dovrebbero adottare. Eppure il Governo italiano ha più volte manifestato l’intenzione di voler rimandare il più possibile l’applicazione di limiti più stringenti e ha provato a inserire deroghe e clausole per poter giustificare i propri ritardi nel raggiungimento degli obiettivi.

Rapporti come Mobilitaria e Mal’Aria dimostrano che siamo ancora ben lontani da una qualità dell’aria delle città italiane rispetto alle direttive europee, che il processo di riduzione delle concentrazioni degli inquinanti è inesistente o comunque troppo lento e che non abbiamo a disposizione molto tempo per tutelare, prima di tutto, la salute delle persone e poi le “tasche” – quando i limiti saranno vincolanti a livello normativo potrebbero comportare problemi anche da un punto di vista economico con procedure di infrazioni. 

Sono piccole azioni lodevoli che funzionano se inserite in una visione totale di amministrazione della città

Restringendo lo sguardo alla Sicilia, tra le città dell’isola è sicuramente Catania a essere messa peggio delle altre: conta il maggior numero di auto ed è in fondo alla classifica per mobilità sostenibile e concentrazioni di NO2. Ormai è possibile circoscrivere le fonti principali di emissioni degli inquinanti – riscaldamento, agricoltura, combustione dei motori diesel, traffico, industrie – e le risorse a disposizione per cercare di risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e la crisi climatica non mancano, ma è necessario prendere in considerazione le varie fonti di emissioni, le diverse realtà territoriali e un’azione organica e integrata. 

«Serve una strategia sinergica che tenga conto di vari interventi in diversi ambiti. Non bastano più le buone intenzioni, non abbiamo più neanche il tempo necessario. Quando si parla di sostenibilità ambientale bisogna considerare anche la governance sociale altrimenti i piani non si incrociano. Mobilità, industria, piano urbanistico, gestione rifiuti, istruzione, devono rientrare in un’unica programmazione e progettazione, altrimenti si tratta di interventi sparsi che possono essere lodevoli ma che servono a poco», sottolinea Manuela Leone, Ceo & Co- Founder di New Circular Solution.

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Con il progetto “Catania Respira” saranno piantumati 2500 nuovi alberi in tutta la città, uno per ogni bambino nato nel 2023. Un’iniziativa voluta dall’amministrazione guidata dal sindaco Enrico Trantino con l’obiettivo di abbandonare prima possibile gli ultimi posti nelle graduatorie per l’ambiente. Passi importanti e necessari per smuovere anche la cittadinanza alla cura e a un impegno corale di spazi comuni. Ma può bastare o si corre il rischio di essere fini a sé stesse?

«Sono piccole azioni lodevoli che funzionano se inserite in una visione totale di amministrazione della città all’interno della quale la sostenibilità tutta diventa un punto cardine per ogni tipo di progettazione. Oltre a piantare gli alberi potrebbe essere utile una mappatura, come si sta facendo a Messina, degli arbusti esistenti per la cura e la manutenzione efficace degli alberi che hanno una storicità. Bisognerebbe preservarli e non abbatterli, come invece è stato fatto durante i lavori nella zona dell’aeroporto di Catania», continua Manuela.

Se in passato erano solo i politici illuminati a promuovere scelte “green”, oggi tutti sono chiamati a mettere in pratica azioni consolidate dalla stessa politica ambientale e sociale della nuova programmazione finanziaria. Politiche che garantiscano anche la partecipazione pubblica attraverso la creazione di istituti che riuniscono i cittadini, l’amministrazione e tutti i portatori di interesse per i vari temi. 

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«Noi, ad esempio, abbiamo chiesto più volte, al momento senza esito, di costituire un osservatorio comunale sulla questione rifiuti per la raccolta differenziata e la gestione virtuosa dei rifiuti, per un confronto tra le parti e le varie posizioni. La costruzione di due impianti di incenerimento dall’impronta carbonica molto elevata è in linea, ad esempio, con il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Patto per il clima?» sottolinea Manuela. Non è ancora certo, ma il parere favorevole – anche se subordinato al rispetto di diverse prescrizioni – alla costruzione del termovalorizzatore di Si Energy di Catania da parte della Commissione tecnica specialistica della Regione Siciliana dovrebbe diventare ufficiale a breve e andare verso altre direzioni. 

Tra le criticità, ad esempio, il mancato aggiornamento del piano d’ambito della SRR di Catania datato al 2016. Secondo la normativa infatti si dovrebbe aggiornare entro due mesi dall’adozione del Piano regionale dei rifiuti, ma nel capoluogo etneo l’aggiornamento dopo il piano regionale del 2021 non è stato fatto. La raccolta differenziata, il riciclo e il riuso, l’utilizzo del prodotto residuo per la produzione di energia, di compost di alta qualità e di ulteriori prodotti sono elementi essenziali della strategia del Piano d’Ambito.

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«I benefici generati dalla piantumazione di 2500 alberi a Catania possono essere vanificati o quanto meno ridotti ai minimi termini nel caso in cui si realizzasse il progetto di Si Energy. Nella procedura di autorizzazione (PAUR), che ho seguito punto per punto, si puntualizzano livelli, nella zona industriale in cui si vuole procedere con la costruzione dell’impianto, oltre i limiti di polveri sottili ed emissioni».

«Costruzioni come queste sono escluse dai fondi europei e dal PNRR perché apportano un danno significativo all’economia circolare e agli obiettivi del clima e alla qualità dell’aria. Nonostante tutto, il presidente della Regione Renato Schifani sembra voler procedere verso questa direzione. Si tratta di un impianto dall’impronta climatica tre volte superiore alla media, bisognerebbe intervenire con una politica comune per abbassare la soglia, non per aumentarla», conclude Manuela Leone. Una visione politica generale e concreta, capace di un confronto tra le varie istituzioni è al momento una delle poche vie d’uscita per migliorare non solo la qualità dell’aria, ma per assicurarci anche un futuro in salute.

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