10 Ott 2024

Ghedi si mobilita contro la guerra e le armi nucleari

Scritto da: Laura Tussi

L'aeroporto militare di Ghedi ospita decine di testate nucleari americane. E proprio nel Comune bresciano si è tenuto il convegno “Contro la guerra e la presenza di armi nucleari in Italia”, che ha visto l'intervento di diverse personalità del mondo dei diritti, del pacifismo e dell'antimilitarismo, fra cui Francesca Albanese e Alex Zanotelli. Insieme all'avvocato Ugo Giannangeli, uno degli organizzatori, vediamo com'è andata.

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Brescia, Lombardia - Due giorni di dibattito in due sedi diverse con ben 17 relatori e relatrici di cui 9 in presenza. Lo sforzo degli organizzatori dell’incontro “Contro la guerra e la presenza di armi nucleari in Italia” è stato notevole, così come quello del pubblico all’ascolto. L’avvocato Ugo Giannangeli è una delle persone che hanno reso possibile questo importante momento, inserito all’interno del programma per il passaggio della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza nel bresciano.

Comprensibile dunque la soddisfazione degli organizzatori del convegno – il Centro di documentazione Abbasso la guerra, il Centro sociale 28 maggio di Rovato, Donne e uomini contro la guerra di Brescia e l’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito – ANVUI – che quotidianamente si battono contro la militarizzazione del territorio, in particolare dell’area di Ghedi, dove si trova l’aeroporto militare che ospita diverse testate atomiche americane.

Tutto ha funzionato per il meglio. Dispiacciono alcune assenze, in particolare quella del prefetto e dei sindaci, che non hanno inviato neppure una comunicazione o un sostituto – solo il sindaco di Ghedi è venuto per un veloce saluto informale prima dell’inizio dei lavori.

Spiace soprattutto l’assenza della popolazione di Ghedi, che pure è così immediatamente coinvolta nel rischio nucleare per la presenza della base. Primo Levi si chiede : “Come mai uomini e donne non pensano al rischio atomico o ci pensano poco? E meno di tutti ci pensano i giovani che, nati nell’era atomica, sembrano avere accettato come naturale l’equilibrio del terrore? Perché, si risponde, tendiamo a rimuovere le angosce soprattutto quella connessa alla nostra morte individuale”.

Ghedi
Ugo Giannangeli

La rimozione è il miglior modo per non risolvere un problema perché semplicemente lo si ignora. Oggi però non è più possibile: pressoché quotidianamente il rischio nucleare è oggetto di disamina sui quotidiani ed è evocato frequentemente da quelli che Levi chiamava “i padroni del destino” in modo minaccioso.

La guerra e le sue implicazioni, con un particolare riguardo alle armi nucleari, sono state il filo conduttore di tutti gli interventi nel convegno.

Tutti gli interventi ascoltati a Ghedi hanno percorso una traccia politica comune: l’enorme numero dei conflitti in corso, ben superiore ai due sotto i riflettori, sessanta secondo l’Atlante dei conflitti e delle guerre; la responsabilità dell’Occidente e del suo braccio armato, che è la Nato; il soccombere del diritto internazionale e degli organi preposti al suo rispetto – la Corte internazionale di giustizia, la Corte penale internazionale, l’ONU – dinanzi al mero esercizio del potere e della forza.

E ancora, il ruolo dei media nella propaganda a discapito della corretta informazione col fine evidente di creare consenso attorno alle guerre. Ma anche le guerre completamente dimenticate in Africa, le nostre responsabilità nel colonialismo e gli attuali interessi predatori per le ricchezze di quel continente, così come il ruolo dei servizi segreti nell’orientare e condizionare le politiche dei Paesi.

Molti sono stati i riferimenti al genocidio in corso dei palestinesi e al rischio di un allargamento dei conflitti in Medioriente, puntualmente confermati nei giorni successivi al convegno.

A Ghedi si è discusso dell’insaziabile neoliberismo globalista e bellicista, della mercificazione della società, del rischio nucleare e del ricorso giudiziario contro la presenza delle armi nucleari in Italia, affiancato e sostenuto da una estesa campagna di pubblicizzazione della denuncia al fine di sensibilizzare popolazione e istituzioni.

Ghedi

Sono state descritte le conseguenze dell’uso dell’uranio impoverito sui militari e sulla popolazione ed è stata illustrata una tesi di master di simulazione dell’esplosione di una testata nucleare in Italia. Non è mancata la trattazione della militarizzazione delle scuole e delle università per giungere alla militarizzazione delle menti su modello israeliano. Nel confronto tra i presenti che a Ghedi ha fatto seguito alle relazioni finali è emersa la necessità di un maggiore coordinamento tra le tante realtà che si battono e si confrontano sulle tematiche affrontate. La loro frammentazione ne indebolisce l’azione.

Puoi elencare per noi lettori in cerca di informazioni un riassunto di massima dei temi trattati?

Le guerre, incluse quelle ignorate in corso in Africa ricordate da Alex Zanotelli; la Palestina con un appassionato intervento di Francesca Albanese; l’America Latina e i suoi percorsi di decolonizzazione ricordati da Andrea Vento; le guerre in Europa, quella attuale e quelle passate ricordate da Jean Toschi Marazzani; i conflitti con Cina ed Eurasia, descritti da un approfondito intervento dell’ex ambasciatore Bradanini; sul rischio degli euromissili si è soffermato Alessandro Marescotti; il ruolo svolto da Wilpf – la Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà – è stato illustrato dalla ex presidente Patrizia Sterpetti; la denuncia presentata alla Procura di Roma contro la detenzione di armi nucleari in Italia è stata illustrata dall’avvocato Aaron Lau.

Si è concordato sul fatto che occorre moltiplicare le iniziative, soprattutto informative, le presenze in piazza

In un intervento non programmato ti sei soffermato sul ruolo del diritto internazionale e sulla sua progressiva perdita di funzione, tema accennato in precedenti interventi.

Sulla realtà locale si sono soffermati l’ex presidente del Consiglio Comunale di Brescia, Roberto Cammarata, e l’attivista Luigino Beltrami. Quest’ultimo ha ricordato le varie iniziative per la rimozione delle armi nucleari dispiegate a Ghedi e gli impedimenti frapposti dalle autorità locali sul tema, mentre Alessandro Capuzzo ha illustrato le iniziative nell’altra sede di ordigni nucleari, Aviano e per la smilitarizzazione dei porti di Trieste e di Capodistria.

Originale l’intervento di Nicola Spanghero autore di una tesi di master con cui si simula l’effetto di una bomba nucleare ad Aviano e gli insormontabili problemi nella gestione dei soccorsi. Una vera lectio magistralis è stata quella del professor Angelo D’Orsi che ha inquadrato la guerra dal punto di vista filosofico con molti richiami alla situazione attuale, ma anche a episodi e pensatori del passato.

Ghedi
Il giorno successivo a Ghedi si è parlato del ruolo dei media nella disinformazione e quindi nella manipolazione del consenso.

Questo grazie a eclatanti esempi illustrati da Patrick Boylan. Antonio Mazzeo ha parlato della penetrazione dei militari e del militarismo nelle scuole e nelle università e, più in generale, ove la cultura viene prodotta e si esprime; sulle vittime dell’uranio impoverito ha narrato esperienze e impressionanti dati statistici Emanuele Lepore. Ha concluso la serie di interventi l’ex ambasciatrice Elena Basile che ha illustrato quanto da lei scritto nel libro L’occidente e il nemico permanente soffermandosi sul ruolo della NATO e dei BRICS.

Perché secondo voi le autorità invitate – in particolare il Comune, la Provincia e la Prefettura di Brescia – non si sono presentate?

Vi è stato solo un fugace saluto del sindaco di Ghedi prima dell’inizio dei lavori della seconda giornata. Hanno portato invece il loro augurio di buon lavoro Francesco Bertoli, segretario della Camera del lavoro di Brescia che ha anche messo a disposizione il salone Buozzi e il Presidente dell’ANPI di Brescia, Lucio Pedroni. Sull’assenza delle autorità non so che dire, essendo mancata anche una semplice comunicazione scritta. Viene da pensare al disinteresse al tema nonostante la presenza di qualificati relatori e relatrici.

Il dibattito di domenica pomeriggio tra attivisti antimilitaristi e pacifisti ha sviluppato interessanti tematiche.

Infatti ci si è chiesti il perché del venir meno delle manifestazioni oceaniche contro la guerra come quelle viste negli anni ’80, ’90 e fino al 2003, anno della demolizione dell’Iraq a opera di una coalizione a guida USA. Si è concordato sul fatto che occorre moltiplicare le iniziative, soprattutto informative, le presenze in piazza e davanti agli apparati del Complesso Militare Industriale, italiano USA e NATO. Infine ciò che è stato ribadito a Ghedi è la necessità di un maggiore coordinamento tra le numerose realtà che agiscono a livello nazionale e internazionale su temi comuni come quelli affrontati dal convegno. 

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