Il Libro Bianco degli Stati Generali per il Clima: cosa propongono gli attivisti?
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Pubblicato poco più di un mese fa e presentato lo scorso 7 dicembre a Bologna nell’ambito del Forum Transizioni Giuste, quello realizzato dagli Stati Generali dell’azione per il clima è tutt’altro che un libro bianco, a dispetto del nome scelto. Con trentatré proposte aggregate attorno a sei ambiti tematici, è l’ambizioso risultato di un anno di lavoro di oltre duecento rappresentanti delle associazioni e reti italiane per il clima.
L’eco delle proteste in nome della crisi climatica ha in questi anni restituito la profondità dei problemi sollevati: questioni intergenerazionali, a cui rispondere con la stessa urgenza che ha scosso forse più l’opinione pubblica della politica, di fronte al fango che solo lo scorso anno ha ricoperto per ben due volte l’Emilia-Romagna in seguito a due violente alluvioni nell’arco di pochi mesi.
Che siano acqua o fiamme – come quelle che nelle ultime settimane hanno trasformato Los Angeles in uno scacchiere infuocato catturato dalle immagini satellitari – gli eventi estremi ci restituiscono brutalmente la scala di questi problemi e l’orizzonte temporale verso cui non possiamo più brancolare. Ne è profondamente consapevole la complessa galassia dell’ambientalismo italiano che ha dato vita al Libro Bianco inaugurando una sorta di secondo atto dopo la stagione delle proteste.

DALLA PROTESTA ALL’AZIONE
Non che la protesta non sia già di per sé una forma di azione, eppure quello che spesso le istituzioni e gli attivisti si recriminano a vicenda in un rimpallo di responsabilità è l’immobilismo. Gli Stati Generali dell’azione per il clima nascono per riunire il mondo dell’attivismo italiano, ma anche singoli cittadini e intere organizzazioni locali e internazionali – tra cui anche noi di Italia che Cambia – per rinsaldarsi intorno a dei valori comuni e aprire uno spazio di dialogo con le istituzioni.
Il percorso degli Stati Generali dell’azione per il clima ha mosso i suoi primi passi circa un anno fa, quando diverse organizzazioni ambientaliste si ritrovarono sulle montagne del Piemonte per iniziare a pensare a un documento politico comune e condiviso in cui tutti i movimenti per il clima italiani potessero riconoscersi, facendosi portavoce delle istanze presentate.
La crisi climatica non conosce confini né divisioni, ma i suoi effetti si aggravano con le disuguaglianze sociali ed economiche
Dopo un anno di formazioni, tavoli di lavoro, assemblee, con le sue trentatré proposte il Libro Bianco è pronto per entrare nel dibattito pubblico e offrire alle istituzioni una base di confronto comune e delle possibili strategie da integrare all’agenda politica nazionale. «La crisi climatica non conosce confini né divisioni, ma i suoi effetti si aggravano con le disuguaglianze sociali ed economiche», hanno dichiarato i portavoce degli Stati Generali dell’azione per il clima.
L’iniziativa di inaugurare questo spazio di dialogo aperto a tutta la collettività è partita dal collettivo ambientalista Ci sarà un bel clima, propagandosi a macchia d’olio in decine di realtà italiane che ne condividono la visione e i valori. In molti casi la sfida maggiore è stata proprio quella di trovare un terreno di dialogo comune anche nelle divergenze, perché «è una sfida collettiva che richiede il contributo di tutte e tutti, senza distinzioni tra chi manifesta nelle piazze e chi opera dagli scranni delle istituzioni».

“LA NOSTRA IDEOLOGIA È LA SPERANZA”
Energia, mobilità, sistemi naturali e territorio, educazione e formazione, sistemi agroalimentari e giustizia sociale: sono questi i temi strategici affrontati nelle trentatré proposte del Libro Bianco, elaborate dai corrispettivi tavoli di lavoro, in collaborazione con esperti e scienziati. All’inizio erano ben ottantasette. Attraverso un processo di confronto e selezione partecipata, si è giunti a quelle contenute nel Libro Bianco.
Ogni singola proposta presenta un’analisi di contesto e delle criticità relative al tema affrontato e descrive soluzioni praticabili basate su dati e conoscenze aggiornate. Quello adottato è un approccio post-normale, proposto per la prima volta dal matematico Funtowicz e dal filosofo Ravetz. Tale approccio si rifà a un nuovo modello di indagine scientifica che – si legge nel Libro Bianco – “valorizza la pluralità delle prospettive e costruisce risposte condivise, riflettendo la responsabilità sociale e politica di una scienza in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo”.
Le proposte spaziano da modelli di mobilità con una potenziale riduzione delle emissioni urbane di oltre il 20% e del tasso di incidenti mortali fino al 40% alle pratiche agroecologie per il ripristino degli ecosistemi naturali. Si fa particolare attenzione a quelle misure che possano rendere giusta la transizione energetica. Ad esempio rendendo chi inquina realmente responsabile del proprio impatto e recuperando dei sussidi per chi invece è virtuoso.

Attualmente solo alcuni settori specifici pagano per le loro emissioni attraverso il mercato europeo del carbonio (ETS) e lo fanno con prezzi variabili. Questo significa che gran parte delle emissioni provenienti da settori come i trasporti, l’agricoltura e il riscaldamento non è soggetta a costi diretti. Ma soprattutto all’interno del Libro Bianco si parla di educazione, perché non è possibile immaginare una nuova possibile società tralasciando alcuni aspetti fondativi.
La transizione verde potrebbe creare fino a 24 milioni di posti di lavoro a livello globale entro il 2030 e la formazione di nuove figure professionali sarà indispensabile. C’è una parte dedicata anche alla formazione dei formatori e degli insegnanti, con una proposta di integrazione dell’educazione ambientale all’interno dei curricula scolastici. Perché non siamo ancora abbastanza preparati agli eventi climatici estremi: né a prevenirli né ad adattarci.
Il Libro Bianco è un punto di partenza: lo si può leggere, consultare e anche sottoscrivere se ci si riconosce nei valori proposti. Non è ancora compiuto, perché potrà evolvere e aggiornarsi anche grazie all’apporto di nuovi contributi e confronti. Negli Stati Generali dell’azione per il clima e nel Libro Bianco l’ambientalismo italiano sembra aver trovato finalmente un terreno di dialogo. Ma soprattutto una voce comune, la propria, in nome della speranza che è di per sé una forma di resistenza e di cambiamento.
Clicca qui per leggere il Libro Bianco.
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