9 Maggio 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Alessandro Marfia: “Grazie alla permacultura la mia vita è cambiata in meglio”

La permacultura può davvero aiutarci a migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda? Per Alessandro Marfia, autore del libro “La tua vita in permacultura”, la risposta è sì.

Autore: Salvina Elisa Cutuli
alessandro marfia libro permacultura
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La tua vita in permacultura” è il nuovo libro sulla permacultura pubblicato da Terranuova. Un libro diverso che parte da un presupposto diverso: la permacultura non è solo per chi decide di coltivare la terra, per la sua universalità si può applicare in ogni ambito delle nostre vite.

Ad averlo sperimentato è Alessandro Marfia, autore del libro, psicologo clinico, musicista, educatore, contadino e progettista in permacultura. Si è da poco diplomato presso l’Accademia Italiana di Permacultura con una tesi dedicata al progetto Alive Permacultura/Rigenerazione, un uliveto in provincia di Palermo, nella zona di Altofonte. Alive è anche un’associazione di promozione sociale. Il libro arriva come conclusione di un cerchio ed è parte del percorso che l’ha portato al diploma. «Sentivo la necessità di una parte più divulgativa del progetto che raccontasse il benessere che la permacultura può generare nelle nostre vite. Ho immaginato una sorta di piccolo manuale per principianti che poi si trasformato in altro».

Alessandro parla della permacultura con semplicità, senza troppi stereotipi, slegandola dalla convinzione per cui bisogna per forza avere un terreno per praticarla. È vero che nasce negli anni ‘70 come metodo alternativo all’agricoltura industriale e quindi strettamente legato alla produzione di cibo, ma i due fondatori, Bill Mollison e David Holmgren, studiando il funzionamento dei sistemi naturali hanno provato a riportare alcuni principi originari nella progettazione di sistemi umani sostenibili: non solo quindi produzione di cibo, ma anche costruzioni, architettura e tutto ciò che ruota intorno all’essere umano.

la tua vita in permacultura di Alessandro Marfia
Alessandro Marfia ha dedicato la sua tesi di diploma in permacultura al progetto Alive, un uliveto in provincia di Palermo

Ne sono venuti fuori dei concetti universali e generalizzabili che, come scrive Alessandro nel suo libro, si possono applicare a qualsiasi ambito della vita generando benessere e abbondanza. «Sono dei principi che in parte conosciamo già. Uno di quelli che mi sta più a cuore ed è stato risolutivo nella mia vita è “integra invece di separare”. Un principio che esorta a integrare qualcosa che solitamente siamo abituati a considerare separato. Io, ad esempio, ho studiato psicologia clinica, volevo fare il musicista ed ero anche contadino. La lettura di questo principio mi ha illuminato, ho capito che avrei potuto essere tutte queste cose insieme senza particolari difficoltà», racconta Alessandro.

Generalmente si tende a settorializzare: si fa fatica a pensare che un contadino possa parlare di psicologia e, al contrario, che uno psicologo possa parlare di olive. Nella visione della permacultura le differenze possono essere integrate attraverso un approccio sistemico in cui tutto è connesso. Una visione in controtendenza rispetto a un sistema che ci vuole iperspecializzati ma anche capaci di adattarci a contesti e situazioni variegate. La progettazione in permacultura contribuisce alla creazione di sistemi resilienti, la resilienza della persona in questo caso: se integri più aspetti avrai meno possibilità di “fallire” e se fallisci hai tutti gli strumenti per poter stare bene lo stesso

La Tua Vita in Permacultura
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“Piccolo e lento” è stato un altro principio fortemente ispirante per Alessandro. Il modello culturale che viviamo è molto veloce mentre in natura le cose accadono con i tempi necessari, ai nostri occhi lenti. Si genera abbondanza con la lentezza che serve alle piante per crescere, diventare alberi. Questo principio se applicato alle nostre vite ci suggerisce di rallentare, perché per progettare serve avere una visione e una direzione chiara da raggiungere.

«Oggi si tende a stare nel quotidiano in modo veloce, viviamo senza progettazione nelle nostre vite e questo genera caos. La natura è già progettata per funzionare, non so chi l’abbia fatto, ma lo fa in maniera impeccabile e integrata. Immagina una foresta, un bosco, tutti quegli elementi funzionano benissimo. Tutto quello che succede nell’ambito vegetale e anche animale è una visione a lungo termine. Inoltre, per fare in modo che una specie possa sopravvivere in eternità è necessario adattarsi, cambiare», continua Alessandro.

la tua vita in permacultura di Alessandro Marfia
Alessandro Marfia, autore del libro “La tua vita in permacultura”

In natura il fine ultimo è la sopravvivenza e il cambiamento è una costante che va ascoltata e accettata per trovare soluzioni e raggiungere gli obiettivi prefissati. «“Rispondi creativamente al cambiamento” è un altro principio della permacultura che se applicassimo nelle nostre vite ci aiuterebbe a osservare i problemi con occhi diversi, non come un male assoluto – sottolinea Alessandro – perché per evolversi bisogna per forza cambiare».

“La tua vita in permacultura” è scritto con un linguaggio semplice e inclusivo, i capitoli sono brevi e sono accompagnati da brani musicali. Un approccio sistemico appunto, come quello della permacultura. Un viaggio per curiosi e curiose, per chi vuole scoprire la permacultura o rileggerla con nuove chiavi di accesso – e non solo dal punto di vista agricolo –, per chi sente di voler contribuire e di voler dare un cambio di direzione alla cultura e alla società che viviamo.

«È vero che tanti giovani si avvicinano alla terra pensando che il ritorno a una dimensione agricola possa essere la soluzione a problemi e difficoltà che spesso invece non sono per forza strettamente legati al fatto che si abiti in città o in campagna. Anche la nostra vita è sistemica, fatta di connessioni, e potrebbe succedere che il cambiamento a cui auspichiamo non avvenga perché non si può pensare solo di cambiare lavoro o città. Per un cambiamento profondo serve approcciarsi ad una visione globale», conclude Alessandro.