Verso l’infinito, oltre l’abilismo: con Mizar adolescenti ciechi e non abbattono insieme i pregiudizi
Mizar è un progetto che ha coinvolto adolescenti con e senza disabilità visiva in attività esperienziali tra natura, arte, astronomia e radio, favorendo relazioni tra pari.

In breve
Un percorso di quattro anni che vuole abbattere l’abilismo nei confronti delle persone cieche.
- Mizar è un progetto nato nel 2021 in Sardegna per combattere l’abilismo ovvero il pregiudizio verso le persone con disabilità.
- Al centro del percorso, tredici adolescenti sardi, alcuni ciechi e alcuni no.
- L’obiettivo era organizzare attività alla pari, rompendo la dicotomia assistente/assistito.
- Le attività svolte sono state le più svariati, dalle camminate nei boschi alla produzione sonora, tutte legate da un filo rosso: il rapporto con gli elementi naturali.
- L’impatto sulle persone che hanno partecipato è stato enorme: i concetti più usati per descrivere l’esperienza vissuta sono stati “cambio di percezione”, “appartenenza”, “fiducia”, “vicinanza”.
Nato nel 2021 in Sardegna, il progetto Mizar giunge alla sua conclusione dopo un percorso ricco di attività svolte tra Isola e continente, lasciando qua una comunità di adolescenti che oggi si riconosce nel cielo. Il progetto al quale hanno partecipato consiste infatti un viaggio verso la condivisione. I protagonisti erano tredici adolescenti sardi con e senza disabilità visiva dai 12 ai 18 anni, uniti da un obiettivo comune: superare i confini imposti da una visione abilista della società che divide in chi assiste e chi deve essere assistito.
Lontano non poche galassie dalle logiche assistenzialistiche, Mizar ha invece posto al centro l’orizzontalità dei rapporti: non più la persona vedente come “aiuto” o “supporto” della persona cieca, non più la persona cieca vista come non in grado di essere autonoma, ma individui che interagiscono su un piano paritario dove ogni esperienza, ha valore. Un invito alla comunità a rivedere il proprio sguardo, a comprendere che l’inclusione reale parte dal mettersi in discussione e dall’accettare che quasi tutto dipende dal punto di vista con cui si osservano le cose.

L’educazione, dal basso alle stelle
A ideare Mizar è stata l’associazione Punti di Vista. Nata nel 2006, l’associazione cagliaritana promuove la crescita personale e sociale attraverso attività educative ispirate ad approcci ecologici – con come pilastro portante l’outdoor education –, alla democrazia attiva e all’intercultura. Propone laboratori partecipativi che stimolano il pensiero critico e la curiosità, senza trasmettere nozioni fisse ma valorizzando l’esperienza e il confronto. Non è quindi un caso che il nome evochi l’importanza della prospettiva: Punti di Vista promuove uno sguardo curioso e non dogmatico, capace di abbracciare e individuare l’unicità nelle diversità.
Sono nate negli anni scuole all’aria aperta e proposte di didattica esperienziale pensate per ristabilire un contatto tra persone e ambiente naturale, nel rispetto dei tempi e dei bisogni di ciascuno. Punti di Vista ha quindi costruito dal basso una realtà che ha saputo guardare lontano, fino alle stelle, proprio come il nome Mizar suggerisce, ispirato alla stella doppia della costellazione dell’Orsa Maggiore.
Tredici adolescenti ciechi e non, si sono messi in cammino costruendo un’esperienza collettiva di apprendimento e relazione
Esplorazione multisensoriale
Il progetto Mizar si è concluso questo giugno dopo quattro anni di esplorazioni, laboratori e incontri, lasciando un solco di cambiamento. Promosso con il contributo dei fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, in collaborazione con l’INAF – Osservatorio Astronomico di Cagliari, è stato un esperimento riuscito di coesistenza e ascolto reciproco, capace di scardinare stereotipi e ruoli imposti. Tredici adolescenti – o meglio, elfi ed elfe secondo l’alfabeto di Punti di Vista – ciechi e non, si sono messi in cammino costruendo un’esperienza collettiva di apprendimento e relazione. Nessun accompagnatore e nessun accompagnato, solo persone in viaggio, alla pari, unite dalla voglia di conoscersi e di scoprire il mondo con tutti i sensi.
Il progetto ha preso forma attraverso una serie di azioni, opportunità e occasioni intrecciate: camminate nei boschi in cui il paesaggio veniva esplorato anche tramite il tatto, l’olfatto e l’udito; attività con l’INAF per osservare – e ascoltare – il cielo notturno; laboratori artistici e produzioni sonore all’interno di Radio Elfi, progetto legato al ascolto della natura e dell’ecologia attraverso la produzione sonora. A questo si è anche aggiunta la Boscoteca Itinerante, una biblioteca vivente che ha portato storie, saperi e voci nei luoghi naturali.

Tappa cruciale è stata sicuramente il viaggio a Bologna: un’esperienza che ha visto gli elfi e le elfe visitare l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, i Giardini Margherita, il museo tattile Anteros e il laboratorio Tolomeo. Incontri, esperienze sensoriali, pranzi condivisi, e l’emozione di scoprire quanto sia potente avere l’occasione di conoscersi nella propria interezza. Non è stato solo un viaggio attraverso luoghi, ma attraverso le persone. Ogni tappa, ogni incontro, ha contribuito a costruire un linguaggio comune fatto di gesti, parole, silenzi e ascolto. E ha creato legami preziosi, come quelli che solo l’adolescenza è in grado di creare: punti fermi nel vortice di un mondo che va troppo svelto, amici e amiche di viaggio e di vita.
Non semplici adolescenti, ma elfi ed elfe
La voce diretta dei protagonisti, gli elfi e le elfe di Mizar e i loro rispettivi pseudonimi, restituisce ciò che davvero resta di questo progetto: non solo il ricordo di un laboratorio ben riuscito o di una gita emozionante, ma una scoperta personale e collettiva, e soprattutto i legami costruiti. «Il progetto Mizar ha cambiato il mio punto di vista sulla percezione del mondo», racconta Maggie Tic, una delle elfe. «Prima facevo affidamento solo sui miei occhi per vedere, ma ho imparato che si può guardare anche con gli altri sensi». Parole che esprimono lo spirito di Mizar: non un percorso di assistenza, ma un viaggio di crescita reciproca che ha fatto cadere muri, soprattutto quelli invisibili.

Qui tutti hanno imparato da tutti: quel senso profondo di appartenenza, di fiducia, di vicinanza. Lo racconta bene l’elfo Leo: «Penso che il gruppo sia stato talmente unito in questa nostra trasferta, che è proprio l’unione con tutti ciò che mi ha fatto sentire parte di un’orchestra che ha sempre suonato a tempo, intonata, scandendo bene le note e leggendo bene la partitura. Mi piace pensare che il valore aggiunto di questi viaggio sia proprio la conoscenza profonda reciproca».
Niente finisce, tutto si trasforma
A concludersi è una semplice parentesi: ora si apre una porta verso orizzonti sempre più ampi. Come dice Mara Lasi, presidente di Punti di Vista, «questo progetto non si conclude mai davvero, perché è un viaggio che continua a espandersi, a generare nuovi sogni, come polveri cosmiche pronte a diventare stelle». Non si tratta solo di un percorso educativo, ma di una vera e propria costellazione umana, fatta di incontri e trasformazioni.
Martina Balloi, educatrice nel progetto, lo definisce una stella e una direzione: un luogo dove le fragilità si trasformano in forza e le diversità in un patrimonio da coltivare. Mizar ci ricorda che attraverso l’ascolto, l’empatia e la collaborazione si può davvero andare lontano, forse, proprio fino alle stelle. Anche perché, si sa: continuano a brillare anche quando non si vedono!
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