In cammino con il Parkinson per contrastare la malattia
Un gruppo di persone sta sperimentando i cammini e il viaggio lento e di gruppo come metodo per convivere con la malattia di Parkinson e rallentarne l’avanzata. Il primo esperimento è stato fatto lungo il Cammino di Oropa.

Il Parkinson non si può guarire, si può solo rallentare. In che modo? Adottando uno stile di vita sano e svolgendo attività che tengano in forma l’organismo, come ad esempio camminare. È da questa considerazione che è partito Ettore Macchieraldo per organizzare qualche giorno lungo il tragitto del Cammino di Oropa con i suoi amici parkinsoniani… e non.
Il Parkinson
L’ho raggiunto al telefono per farmi raccontare l’iniziativa pensata per persone con questa malattia neurodegenerativa che, come mi spiega lo stesso Ettore, «si sta diffondendo sempre di più. Inoltre non ha più quel legame così diretto con l’ereditarietà, ma ha anche molte altre cause, prevalentemente ambientali. Questo comporta l’abbassamento dell’età di insorgenza della malattia per cui rispetto a prima ci vogliono più delicatezza e la consapevolezza che è necessario un approccio diverso rispetto al passato».
Proprio tale consapevolezza è uno degli aspetti che hanno dato origine all’idea di mettersi in cammino. Ettore – che è vicepresidente pro-tempore di Movimento Lento, rete che si occupa di cammini e di turismo lento e consapevole – sottolinea che «se succede che una persona in età ancora lavorativa viene visitata da questo amico-nemico è importante avere un periodo di adattamento al nuovo stato. In questa fase le persone si sentono molto sole e l’esperienza del cammino ha anche la funzione di creare comunità e garantire mutuo aiuto».

Amici parkinsoniani
L’egida apposta sull’iniziativa è quella degli Amici Parkinsoniani Biellesi, l’associazione che nel capoluogo piemontese fornisce assistenza alle persone portatrici di Parkinson. «Finora l’associazione si è occupata delle persone più croniche, quindi con meno autonomia, facendo una serie di attività in sede tipo nordic walking, ginnastica posturale o stimolazione cognitiva», mi spiega Ettore Macchieraldo. Il Parkinson infatti è una malattia che incide prevalentemente sul movimento danneggiando il sistema nervoso centrale, con sintomi che vanno dai tremori a veri e propri blocchi, fino a movimenti involontari. Fra le cose poco piacevoli che possono succedere c’è anche una difficoltà cognitiva che affligge il 30% delle persone con la malattia.
Qualche tempo fa Ettore ha avuto una diagnosi di Parkinson ed è entrato in contatto con gli amici parkinsoniani, che ne hanno approfittato per coinvolgerlo in attività rivolte a persone con una fase meno avanzata della malattia. «Hanno colto la palla al balzo perché adesso vogliono allargare le loro attività anche alle persone con maggiore autonomia e mi hanno chiesto di presentare qualche proposta. Io ho pensato al cammino e al movimento in generale perché esso è una cosa che riesce a procrastinare l”evoluzione della malattia. Il Parkinson infatti non si può guarire, si può solo rallentare».
Così il progetto è stato presentato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ed è stato finanziato almeno nella sua prima parte, per sostenere i costi vivi del primo viaggio, la guida e il lavoro della videomaker Grazia Licari, che sta facendo un documentario sull’iniziativa. «Abbiamo lanciato anche una campagna crowdfunding su Produzioni dal Basso e con il ricavato pagheremo parte della produzione del documentario, per cui abbiamo coinvolto il cantautore milanese Alessandro Centolanza, che sta lavorando sulle musiche».

Il Cammino di Oropa
Il cammino scelto da Ettore per la prima esperienza “on the road” degli amici parkinsoniani è il Cammino di Oropa. Si tratta di un itinerario piuttosto semplice proposto da Movimento Lento con lo scopo di avvicinare le persone al turismo lento e generare ricchezza per il territorio. I motivi che hanno portato a questa scelta sono principalmente due. Il primo è che «si trova sul territorio e questo ci ha consentito di organizzare il cammino facendo dormire a casa alcune persone. Questo è un aspetto da non sottovalutare, poiché chi è malato di Parkinson ha difficoltà a dormire, è soggetto a molti movimenti durante il sonno e dunque si trova spesso meglio nel letto di casa».
Un’altra caratteristica molto interessante del Cammino di Oropa è il processo di rigenerazione territoriale che ha innescato nei luoghi che attraversa, un tempo soggetti a spopolamento e marginalizzazione e oggi rivitalizzati dal punto di vista socio-economico grazie all’afflusso di pellegrini e camminatori. «Questo per noi è un messaggio cruciale: la rigenerazione delle persone col Parkinson, così come quella dei territori, è possibile. Da una parte devi contrastare la malattia e dall’altra devi adattarti alla nuova condizione».
Durante il viaggio sono stati organizzati diversi incontri con persone che operano lungo il cammino e i camminatori hanno visto, attraverso le relazioni costruite sul territorio, che anche una situazione difficile come quella in cui versava il biellese può rinascere dal piccolo, dal basso. L’altra cosa importante è che alcune delle persone che hanno partecipato all’iniziativa sono molto credenti e il cammino – soprattutto la sua parte finale, con l’ascesa al santuario mariano – è connotato da una profonda spiritualità, che contagia anche i non credenti.

Appunti di viaggio
Chiedo a Ettore se gli va di condividere qualche ricordo, un’emozione, una sensazione che il cammino gli ha lasciato. «È stato molto bello, c’è stato un ottimo livello di condivisione. Il nucleo di quelli col Parkinson – ma abbiamo coinvolto anche gente non malata – ha cominciato a vedersi durante il Covid, in remoto, per fare stimolazione cognitiva. Ci siamo conosciuti in questa maniera fredda e man mano si sono create molte relazioni».
Fra le varie persone, Ettore mi segnala Tiziana, una delle più attive, che ha avuto molte difficoltà nella prima tappa. «Quando siamo arrivati alla casa del Movimento Lento è andata molto giù di morale e per valorizzarla le abbiamo chiesto di fare un diario quotidiano seguendoci da lontano». È nato così “Senza tremori”, una rubrica di appunti di viaggio pubblicati sui social giorno dopo giorno.
Ma il viaggio non finisce qui. «Il Cammino di Oropa è stata la fase conclusiva di un percorso che è cominciato tempo fa con un lungo allenamento, ma non sarà l’ultima iniziativa. Per ottobre 2025 infatti stiamo preparando un nuovo viaggio, che ci vedrà affiancare un gruppo di americani con malattie neurodegenerative lungo il tratto della via Francigena che va da Viterbo a Roma», annuncia Ettore Macchieraldo in conclusione. «Si chiamerà “World up tour” e vedrà anche la partecipazione della guida ambientale escursionistica e autrice di guide di cammini Sara Zanni».
Informazioni chiave
Qualche informazione
Il Parkinson si sta diffondendo sempre di più e sta perdendo il legame diretto con l’ereditarietà a favore di altre cause, prevalentemente ambientali. Questo comporta l’abbassamento dell’età di insorgenza della malattia.
Affrontare il Parkinson
La malattia non si può guarire, ma è possibile rallentare l’avanzata dei suoi effetti. Il camminare da questo punto di vista è molto efficace.
Non solo camminare
Un cammino percorso in gruppo porta anche altri benefici a chi è affetto dal Parkinson, come creare comunità e offrire un mutuo aiuto.
Il Cammino di Oropa
Questo tracciato è stato scelto per sperimentare il trekking col Parkinson perché le sue caratteristiche logistiche e simboliche lo rendono perfetto.
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