9 Dicembre 2025 | Tempo lettura: 10 minuti

Sardegna, via libera alle bombe. Rwm verso il sì della Regione e i movimenti insorgono

La presidente Todde anticipa il probabile sì della Regione alla VIA richiesta da Rwm per gli ampliamenti già realizzati. Movimenti e associazioni preparano una nuova protesta davanti allo stabilimento.

Autore: Lisa Ferreli
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In breve

La Regione esprimerà parere positivo all’ampliamento, già effettuato, della “fabbrica di bombe” Rwm, da anni attiva in Sardegna.

  • La fabbrica Rwm, proprietà della tedesca Rheinmetall, si trova nel Sulcis e produce materiale bellico, fra cui droni killer israeliani.
  • Fra il 2018 e il 2021 la proprietà ha effettuato una serie di ampliamenti non autorizzati al sito produttivo.
  • Il TAR ha ordinato alla Regione Sardegna di esprimere una Valutazione di Impatto Ambientale ex post sull’intervento.
  • Pochi giorni fa la Presidente Todde ha anticipato che il parere sarà positivo. In questo modo il procedimento si trasformerà di fatto in una sanatoria per i lavori irregolari di Rwm.
  • I comitati e la società civile sarda sono insorti, invocando più coraggio politico da parte delle istituzioni locali e promettendo di continuare a portare avanti la battaglia per pace, ambiente e autodeterminazione.

Nessun dorma. Ma non solo per effetto di una notizia che arriva come un colpo nel fianco. Anticipato venerdì 5 dalla presidente della Regione Alessandra Todde durante una conferenza sulla pace nel capoluogo, quello che parrebbe essere il sì definitivo da parte della Regione Sardegna alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) a posteriori sull’ampliamento della Rwm – la cosiddetta “fabbrica di bombe” sita tra Domusnovas, Iglesias e Musei – è una porta spalancata al sonno della ragione. In tempo di genocidi, di catastrofi umanitarie, in tempo di missili carichi di esplosivo persi come fossero quisquilie in specchi interdetti di mare sardo, si predica la pace ma si razzola e si obbliga a razzolare nella guerra.

«Non è un momento facile». La voce di Graziano Bullegas di Italia Nostra Sardegna, associazione per la tutela del patrimonio naturale schierata insieme ad altre 16 realtà locali ambientaliste e antimilitariste contro l’okay all’ampliamento Rwm, fa da eco all’indomani dell’annuncio a una sensazione diffusa che attraversa movimenti, comitati, attivisti e attiviste, chi da anni presidia ogni centimetro di questa vicenda: un misto di delusione e frustrazione. Rabbia, anche. «Le dichiarazioni della presidente Todde sono state una doccia fredda, non ce le aspettavamo», aggiunge Bullegas.

«Capisco siano forti le pressioni da parte del governo italiano [lamentate anche dalla stessa Giunta, ndr] ma questa decisione conferma il fatto che siamo sì per la pace, ma prima per la guerra. Come dice don Abbondio “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. Ecco, servirebbe coraggio ma anche coerenza». Un okay all’avvio delle attività nelle aree interessate dall’ampliamento che porta con sé il peso delle complicità presenti in materia di conflitti ma anche la consapevolezza dell’ulteriore – di fatto – giro di corda tra Sardegna e industria bellica: non una semplice decisione tecnica quindi, ma l’ennesima morsa su un’Isola che in parte vive – o più correttamente: sopravvive – di guerre che sono solo apparentemente, lontane.

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Stabilimento della RWM Italia, foto di Cagliari Today

I fatti

Prima un breve passo indietro. Al centro della questione c’è un procedimento amministrativo – la VIA ex post richiesta alla Regione dalla RWM Italia di cui abbiamo parlato qui – che secondo realtà e comitati ormai da anni in protesta servirebbe a “sanare” gli ampliamenti realizzati dall’azienda tra il 2018 e il 2021, giudicati non conformi alle normative ambientali e urbanistiche. Una contestazione quindi sulla legittimità giuridica che guarda alle implicazioni ambientali, economiche e sociali, senza dimenticare il nodo principale: strizzare ancora una volta l’occhio all’industria bellica.

L’anticipazione sull’esito del procedimento ancora non ufficializzato è arrivata nel fine settimana direttamente dalla governatrice Todde: la Regione si avvia a dare il via libera all’impianto. La cornice della rivelazione è quella dell’evento promosso dall’Arci, la Conferenza euromediterranea per la pace “Nel Mare di Mezzo”, che ha animato dal 5 al 7 dicembre il capoluogo di quella che è la regione più militarizzata d’Italia e d’Europa – la Sardegna, ovviamente – attorno al tema appunto della pace. Ossimori piccoli che passano quasi inosservati e contraddizioni un po’ più complesse, da ospitare e da esporre, che dette ad alta voce si fanno materia pesante. Pesantissima.

La cronaca dei fatti è veloce. Dopo l’intervento corale del presidente nazionale di Arci Walter Massa sulle complicità made in Sardinia nei conflitti mondiali, la parola ceduta per i saluti istituzionali alla presidente Todde dà il via alla contestazione. Dal pubblico si alza in piedi un gruppo di attivisti e attiviste, tengono in alto ognuno un cartello con la scritta “Todde firma no! Stop Rwm” e l’azione ristabilisce l’ordine del giorno. Si parla subito dell’ampliamento e dell’ormai imminente scadenza dei 60 giorni imposti alla Regione dal TAR, iniziati il 17 ottobre, per dare o meno l’okay alla richiesta di VIA avanzata dalla Rwm – qui la puntata del talk dedicata.

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Foto delle contestazioni per lo stop alla Rwm, diffusa da Arci

Inizia così un botta e risposta tra Todde e contestatori che anima non solo le due parti in causa ma anche la Digos presente in sala. Dialogo e critica però vanno avanti. La pace non è un fungo, non sbuca all’improvviso attendendo di farsi trovare. È un processo che si costruisce anche nel dissenso, nello scontro e nel dialogo che regge persino quando si incrina. E così prende corpo. Si parla – non senza emozione, da entrambe le parti – di Sardegna guardando alla Palestina, di attivismo, di complicità nei conflitti che sporcano mani che non vogliono essere intrise di sangue; ma le parole della presidente Todde, poi riprese da La Nuova Sardegna, non lasciano spazio a dubbi.

“Ho un ruolo istituzionale – dichiara – e lo devo svolgere fino in fondo, che piaccia o non piaccia. Potrei strappare qualche applauso se dicessi no alla Valutazione di Impatto Ambientale per Rwm […] e il giorno dopo mi ritroverei i tribunali e gli uffici dello Stato che commissariano la Regione e ottengono lo stesso risultato a cui ora voi vi opponete. Sono qua per confrontarmi, ma dovete capire che la presidente della Regione ha un ruolo che va oltre i desideri della persona, ha un incarico istituzionale che deve svolgere rispettando le leggi. Questa vicenda ha avuto un supplemento di istruttoria attenta, severa e sicuramente corretta svolta dagli uffici della Regione […] il loro parere va rispettato e applicato”.

L’equazione è immediata e non ha smentita: la Regione darà l’okay all’implementazione della fabbrica di bombe. Lo scambio finisce, le parole si spengono ma la mobilitazione no. E la conferma arriva dopo neanche 24 ore dalla Conferenza: il 14 dicembre la Sardegna è chiamata a tornare in protesta davanti alla Rwm, con un invito alla partecipazione che parla da sé. “Presidente – scrivono sui social dalla pagina ufficiale della delegazione sarda di Global Movement To Gaza – se pensa di non avere l’audacia politica che le permetterebbe di sopravvivere politicamente al blocco dell’ampliamento, non ha fatto i conti con il fatto che il vero suicidio politico lo avrà col sì all’ampliamento: la Sardegna non può essere amministrata senza pensare ai sardi”.

Il compito della Regione è solo uno: esprimersi.

Le parole

A declinare nei giorni successivi la reazione alle dichiarazioni di Todde da parte dei movimenti che chiedono lo stop alla Rwm, è anche una lettera – la potete leggere qui – diretta sempre alla presidente, sottoscritta da Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Comitato Riconversione RWM, WarFree – Lìberu dae sa gherra, COBAS Cagliari, Cagliari Social Forum, Partito Comunista Italiano Sardegna, Su Entu Nostu, Le Radici del Sindacato CGIL Sardegna e Rete Iside. Parlano di pareri tecnici che non devono diventare alibi per le scelte politiche e del fatto che “le motivazioni che Lei ha indicato per giustificare un eventuale parere positivo risultano deboli e non rispondenti al vero”. Prima fra tutte la questione relativa il commissariamento in caso di mancata concessione della VIA.

Una presunta conseguenza che respinge senza esitazioni anche l’avvocata Giulia Lai. «Quella affermazione è falsa. Il TAR ha ordinato alla Regione di non rimanere inerte nell’esprimere un parere, di rispettare quindi i tempi del procedimento di VIA esprimendosi in senso positivo o negativo. In questo caso, non valendo quindi il silenzio assenso, se la Regione non si esprime viene commissariata. Questo significa che si possono pronunciare sia con parere positivo che con parere negativo, perché il compito della Regione è solo uno: esprimersi».

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Una delle recenti proteste a Cagliari contro l’ampliamento della Rwm, foto di Pressenza

Nella lettera le realtà puntano il dito anche contro altre dichiarazioni estrapolate dal botta e risposta con Todde: sulle presunte preoccupazioni dei lavoratori le associazioni rispondono evidenziando come la situazione occupazionale attuale essendo un’implementazione “non verrebbe per nulla influenzata da un eventuale diniego all’ampliamento: sostenere il contrario sarebbe solo strumentale“. Sottolineano poi il fatto che si tratta di uno “stabilimento ad alto rischio di incidente rilevante realizzato all’interno dell’area di rispetto di un corso d’acqua ad alto rischio di esondazione, come si può parlare di bassi rischi ambientali?” e che se gli uffici danno un parere positivo per l’ampliamento, la Giunta e la Presidenza non si devono necessariamente allineare.

“È già successo proprio con la Rwm– spiegano – quando nel 2018 gli uffici regionali avevano suggerito, erroneamente, di esonerare gli ampliamenti Rwm dalla VIA e la Giunta Pigliaru si era allineata a questi pareri, assumendo a sua volta una decisione erronea, annullata tre anni dopo dai tribunali”. Non da poco, la sensazione che nella decisione finale siano secondari gli aspetti etici e politici legati alla produzione di armamenti. “Il mondo si trova sul limite del baratro della guerra totale e siamo tutti chiamati ad impedire con ogni mezzo che questo accada. Ognuno dalla posizione in cui trova e per quanto gli compete, ma le Istituzioni hanno un ruolo cruciale”.

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Immagine di repertorio di uno dei droni realizzati da Rwm

Le protesta per lo stop alla Rwm

Le realtà firmatarie annunciano che in caso di definitivo via all’ampliamento Rwm presenteranno ricorso al TAR “contro una scelta inaccettabile ed errata. Un’eventuale decisione positiva consentirebbe di ampliare il business di una fabbrica che produce ordigni di tutti i tipi, persino droni killer israeliani, che esporta poi verso paesi impegnati nelle guerre in corso, come l’Arabia Saudita, l’Ucraina, la Turchia”. Passi decisi in un piano che resta – per ora – quello dell’eventualità. Nel frattempo la chiamata al corteo di protesta – arriva dal Comitato sardo di solidarietà con la Palestina, si parte alle 10:30 dalla stazione di Villamassargia – si fa ancora più collettiva. “Il 14 dicembre o ci siamo, o decidono contro di noi. E noi ci saremo. Tutte e tutti”.

C’è una speranza che resta ed è quella che ci sia ancora un domani per cambiare le sorti di una vicenda che rischia di essere ennesima condanna per un’Isola già piegata dalle servitù militari, nonché occasione mancata di cambiamento. Per i movimenti dare l’okay all’ampliamento significa autorizzare un colosso degli armamenti – la Rwm Italia è controllata di Rheinmetall – il cui fatturato dal 2021 al 2024 è cresciuto del 72% ma che continua a porre radici in un territorio – il Sulcis – che per gli indicatori economici resta tra i più poveri d’Italia. Panem et circenses. Ma neanche. Rwm Italia nel 2024 ha triplicato l’utile raggiungendo i 36,61 milioni, con un aumento dei posti di lavoro marginale: sono soprattutto lavoratori interinali.

“Presidente Todde – recita in conclusione la lettera destinata alla governatrice – la pace è la più grande opera di prevenzione delle catastrofi climatiche e della perdita del senso di umanità, Le chiediamo di spendersi in questa direzione. Ci troverà al suo fianco. C’è ancora un po’ di tempo, ci ripensi, non tradisca i suoi principi e quelli di chi ci ha creduto dandole il voto, ma anche di chi, pur non avendola votata, è pronto a sostenere con lei questa causa”.