Meta userà i nostri dati per addestrare la sua IA: ecco come impedirlo
C’è tempo fino al 31 maggio per compilare e inviare i moduli per impedire all’Intelligenza artificiale di meta di usare i nostri dati.

A partire da giugno 2025, Meta – la casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp – inizierà a utilizzare i dati personali dei suoi utenti per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale. Non è fantascienza né paranoia digitale: è un’informazione concreta diffusa in queste ore dal Garante per la protezione dei dati personali. Ed è anche un invito a attivarci, se non vogliamo che i nostri post, commenti e foto diventino carburante per l’IA targata Zuckerberg.
Verranno usati tutti i dati pubblici: post, didascalie, commenti, immagini. Ma anche le conversazioni con strumenti come Meta AI su WhatsApp. Non solo: anche chi non ha un account Meta potrebbe finire nel database dei dati, se appare in contenuti pubblicati da qualcun altro. Meta assicura invece di non leggere i messaggi privati con amici e familiari – a meno che qualcuno nella chat non decida di condividerli con l’IA.
Tuttavia è possibile impedire a Meta di accedere ai nostri dati. Per farlo la scadenza è il 31 maggio 2025: chi presenta opposizione entro quella data, blocca l’uso dei propri dati passati e futuri. Chi si sveglia più tardi, potrà fermare solo i dati pubblicati da quel momento in poi.
Ecco i moduli per negare il consenso a Meta:
- Utenti Facebook: Modulo Facebook
- Utenti Instagram: Modulo Instagram
- Non utenti Meta (ma comunque coinvolti): Modulo Non utenti
Per i minorenni c’è una tutela automatica, ma se compaiono in contenuti pubblicati da adulti, i genitori possono intervenire con il modulo per i non utenti. Non sono al momento disponibili moduli per gli utenti Whatsapp.
È importante notare che questi moduli non disattivano l’IA di Meta né la rimuovono dalle tue App come WhatsApp o Facebook. Quello che fanno è semplicemente impedire a Meta di usare i contenuti delle nostre conversazioni con i chatbot per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generativa. Quindi, anche nelle app di chi si oppone si continuerà a vedere (e magari interagire con) Meta AI su Facebook, Instagram e WhatsApp e Meta potrà comunque mostrare risposte generate dall’IA, suggerimenti, chatbot, ecc.
Insomma: il “no” serve a evitare che i nostri dati vengano usati per insegnare qualcosa all’IA, ma non blocca l’IA né la sua presenza nelle app. Per ora, non esiste un interruttore “off” universale per Meta AI. Quando si dice che Meta usa i nostri dati per “allenare la sua intelligenza artificiale”, significa che prende contenuti pubblici che pubblichiamo o condividiamo – come post, commenti, didascalie, immagini e interazioni con chatbot – e li inserisce in un gigantesco archivio usato per insegnare ai suoi modelli di IA come parlare, rispondere, generare testi o immagini.
In generale compilare i moduli potrebbe non essere semplice. Alcuni utenti lamentano che Facebook chiede di effettuare nuovamente un login per poter accedere al modulo, e effettuare operazioni di controllo dell’account, mentre se si vuole compilare il modulo relativo ai Non utenti Meta viene chiesto di dimostrare, allegando uno screenshot, che i nostri dati sono già forniti, in precedenza, su Meta, tramite terzi.
Inoltre, anche opponendoci, non siamo del tutto al riparo dagli utilizzi. Meta potrebbe comunque usare informazioni che ci riguardano se appariamo in una foto pubblica postata da qualcun altro o veniamo menzionati in commenti o didascalie altrui.
Le autorità europee, Garante italiano in testa, stanno valutando se l’intera operazione sia legale. Il punti critici sono diversi. Meta si basa sul “legittimo interesse” e sul cosiddetto silenzio-assenso, ma non è chiaro se possa essere considerato “legittimo” prendere i dati degli utenti senza un consenso esplicito. Nel mirino anche l’uso delle immagini dei minori pubblicate da adulti, altro nodo etico (e legale) non da poco.
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