23 Mag 2022

L’Irlanda sta per tornare unita? – #526

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In Irlanda del Nord, due settimane fa, ha vinto per la prima volta un partito nazionalista, che vuole l’unificazione delle due irlande: Sinn Fein. Lo stesso Sinn Fein è anche il primo partito in Irlanda. Cosa può significare questo? La riunificazione dell’Irlanda è alle porte? E quali ostacoli ha davanti a sé?

Qualche giorno fa commentavamo le elezioni in Irlanda del Nord un po ‘frettolosamente, dicendo che la questione è talmente complicata da meritare una puntata speciale. Ed eccoci qua.

Per chi non avesse visto la puntata a cui mi riferisco, faccio qui un sunto. In pratica il 5 maggio ci sono state le votazioni in Irlanda del Nord e per la prima volta ha vinto un partito repubblicano, ovvero che vuole la riunificazione dell’Irlanda. 

Stiamo parlando del partito Sinn Fein, che ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi in parlamento, ottenendo 27 dei 90 seggi, mentre il DUP – il principale partito unionista, che aveva dominato la politica nordirlandese degli ultimi decenni – ne ha ottenuti 25 ed è stato il secondo più votato.

Ora, che vuol dire tutto questo? L’Irlanda si riunirà davvero? E se sì quando? Come al solito facciamo un passo indietro. L’Irlanda ha una storia particolare, di cultura celtica ma convertita al cristianesimo da San Patrizio, nel 400 dc, pur mantenendo tanti aspetti dei culti druidici. A partire dall’Ottocento fu oggetto di varie invasioni prima dei vichinghi, poi dei normanni e infine degli inglesi, attorno al 1100 che aumentarono via via il loro controllo. Dal 1º gennaio 1801 fino al 6 dicembre 1922 l’Irlanda fece parte del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. 

Anche sotto il “dominio” inglese, l’’Irlanda rimase un paese fortemente cattolico, anche se pian piano, dal 1500 iniziarono ad arrivare molti protestanti, anglofoni, ricchi, che si concentrano nella provincia irlandese dell’Ulster, nel Nord dell’Irlanda. 

Poi, verso la fine dell’Ottocento questa sorta di sottomissione all’Inghilterra iniziò ad andare stretta agli irlandesi. Nel 1905 nasce Sinn Fein – già, lo stesso di oggi – che presto ottiene la maggioranza dei seggi attribuiti agli irlandesi nel parlamento britannico. La situazione continua a deteriorarsi fino all’aspra guerra di indipendenza, con i rappresentanti del governo britannico e il gabinetto dell’Eire che nel 1921 negoziano il Trattato Anglo-Irlandese che prevede uno stato libero d’Irlanda.

ll nuovo Stato avrebbe dovuto coprire in teoria l’intera isola, ma la maggioranza della popolazione dell’Irlanda del Nord, ricca e protestante si sentiva più vicina al Regno Unito. Così Uk e Irlanda concordarono che l’Irlanda del Nord potesse scegliere se rimanere sotto il Regno Unito. Ci fu un referendum ed essendo i protestanti in maggioranza, fu vinto da loro, che volevano restare nel Regno Unito. 

Questo però negli anni ha portato a un bel po’ di casini. Sia perché si tagliava a metà un’isola che nei secoli aveva avuto sempre una storia di unità, anche molto uniforme, sia perché nell’Irlanda del Nord c’erano sì i protestanti unionisti (ovvero che volevano aderire al Regno Unito) ma c’erano anche i cattolici repubblicani, che sognavano un ritorno a un’unica Irlanda. Metteteci anche che i protestanti erano ricchi e i cattolici tendenzialmente poveri e che il sistema elettorale costruito di fatto dai protestanti gli garantiva il controllo politico e capite come ci fossero tutte le premesse per una bella polveriera.

In particolare sul finire del secolo scorso la situazione si inasprì. Fra gli anni Settanta e Novanta il partito Sinn Féin continuò ad essere protagonista durante la guerra civile dei Troubles: in questi anni fu vicinissimo all’organizzazione paramilitare IRA (Irish Republican Army), considerata praticamente il suo braccio armato e di cui era visto come una specie di corrispettivo parlamentare.

I casini (Troubles) terminarono, più o meno, con i famosi accordi del Venerdì Santo che nel 1998 posero fine agli scontri della guerra civile, soprattutto grazie alla svolta moderata e favorevole al negoziato politico data a Sinn Fein dal suo storico leader Gerry Adams. 

Comunque, cosa prevedevano gli accordi di pace? Uno degli aspetti principali era che l’introduzione di un sistema politico davvero particolare. Che funziona così: il governo nordirlandese deve essere obbligatoriamente un governo di coalizione tra i due partiti più votati, che però devono appartenere a due “comunità” diverse (delle tre individuate: “nazionalista”, “unionista” e quella dei partiti non affiliati). Secondo gli accordi, dunque, se due partiti “nazionalisti” risultassero i più votati alle elezioni il secondo non potrebbe entrare nel governo, e dovrebbe lasciare il posto al più votato tra i partiti degli altri due schieramenti.

I due partner obbligati di governo hanno una posizione assolutamente paritetica: il partito più votato esprime il primo ministro mentre il secondo partito della coalizione esprime il vice primo ministro. Ma entrambe le cariche, a dispetto del nome, hanno esattamente gli stessi poteri, la stessa autonomia e la stessa autorità. Se il vice primo ministro si dimette deve farlo anche il primo ministro, e viceversa.

Questo è il funzionamento che fu deciso nel 1998 e che vale ancora oggi. Ad ogni modo, anche dopo gli accordi di pace il Sinn Féin e il suo leader Adams rimasero figure ambigue. Adams è stato a lungo accusato di aver fatto parte dell’IRA, sebbene lui l’abbia sempre negato. Anche il Sinn Féin – spiega il Post – è rimasto un partito particolare nel panorama europeo, sia per la sua presenza in due diversi paesi sia per una struttura fortemente irregimentata, dove il dibattito interno è molto raro e le decisioni sono prese dalla dirigenza e attuate in maniera quasi militare.

Ciò ha reso il partito sempreminoritario in Irlanda, a vantaggio del Partito democratico unionista (Dup), protestante e a favore dell’unione con l’Uk. Le cose però sono cambiate, almeno in parte, nel 2018 quando Adams, dopo 34 anni a capo del Sinn Féin, lasciò l’incarico a Mary Lou McDonald. McDonald non aveva niente a che fare con il passato violento del partito, e a differenza di Adams non doveva difendersi in continuazione dall’accusa di avere fatto parte dell’IRA. Questo ha fatto sì che il partito crescesse moltissimo. E attualmente è il primo partito in entrambe le Irlande. 

Alle elezioni legislative del 2020 in Irlanda è stato il partito più votato (anche se non è entrato nel governo), e lo stesso è successo due settimane fa in Irlanda del Nord. Soprattutto in quest’ultima campagna elettorale, il Sinn Féin si è garantito il successo concentrandosi sulle preoccupazioni quotidiane delle persone, come l’aumento dei prezzi dei beni e la crisi abitativa, e tralasciando la questione della riunificazione tra le due Irlande.

Il partito si è anche molto moderato su vari temi: di recente si è rimangiato la sua posizione storicamente contraria alla NATO e vicina alla Russia, per esempio, e ha cancellato dal suo sito internet quasi vent’anni di vecchi comunicati ufficiali, pieni di posizioni spesso controverse.

Quindi adesso un partito a favore della riunificazione dell’Irlanda è il primo partito in entrambe le Irlande. Questo vuol dire che ci sarà questa riunificazione? No, o perlomeno non nell’immediato, secondo molti analisti. Innanzitutto in Irlanda del Nord c’è un problema immediato nel formare il governo, perché Michelle O’Neill, la leader locale del DUP (secondo partito) ha già annunciato che non intende entrare nel nuovo governo e questo rende impossibile la formazione di un governo, al momento. 

Come mai il Dup non vuole far parte del governo? Il motivo è piuttosto complicato ed è legato a Brexit, ma forse una piccola parentesi per comprenderlo conviene farla. Il fatto è che il DUP è fortemente contrario al Protocollo sull’Irlanda del Nord, che è un trattato contenuto nel più ampio accordo fra Regno Unito e Unione Europea su Brexit. Il protocollo prevede che – per non creare divisioni paradossali fra le due irlande – l’Irlanda del Nord resti sia nel mercato comune europeo sia nell’unione doganale europea, creando di fatto una barriera doganale tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito, e di fatto avvicinando dal punto di vista commerciale l’Irlanda del Nord all’Irlanda.

Benché il Protocollo sia stato firmato dal primo ministro britannico Boris Johnson, alleato del DUP, il partito a febbraio aveva fatto cadere il governo nordirlandese e aveva annunciato che non avrebbe più partecipato a nessun esecutivo finché il governo di Londra non avesse eliminato il Protocollo. La vittoria di Sinn Féin alle elezioni ha reso tutto ancora più complicato: parte del DUP non vuole partecipare a un governo con gli storici rivali in una posizione subordinata, seppure soltanto simbolica.

In tutto questo casino, la riunificazione delle Irlande è passata un po’ in secondo piano nell’agenda politica, e i sondaggi dicono che solo un terzo dei nordirlandesi sarebbe favorevole, al momento. Tuttavia, secondo molti il fatto che Sinn Fein sia diventato partito maggioritario in entrambi i paesi potrebbe creare i presupposti culturali, nel prossimo decennio, perché questo avvenga in futuro.

FONTI E ARTICOLI

#Irlande
il Post – Perché la vittoria del Sinn Féin in Irlanda del Nord potrebbe diventare storica
Inside Over – Perché Irlanda e Regno Unito litigano ancora sulla questione nordirlandese
Ue – Protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord

#Cingolani #censura?
Italia che Cambia – Le “relazioni pericolose” di Cingolani – Io Non Mi Rassegno #525

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