25 Gen 2018

Dal consumo critico alla partecipazione nelle produzioni

Scritto da: Redazione

“Cosa accadrebbe se molti più consumatori decidessero di prendere in mano la produzione del cibo che mangiano? E se estendessimo questo ragionamento, e queste pratiche, alla produzione di altro oltre al cibo?”. Riportiamo la riflessione del consorzio di agricoltori siciliani Le Galline Felici.

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Aria, acqua e terra. Tre elementi indispensabili per la sopravvivenza di tutte le specie viventi.

 

Le scelte illogiche e sotto molti aspetti purtroppo irreversibili, attuate a livello mondiale, hanno provocato e continueranno a produrre una moltitudine di eventi devastanti, rispetto ai quali noi uomini siamo niente. Sono sotto gli occhi di tutti i danni alla salute sempre più in aumento, a causa di una cattiva alimentazione e di un ambiente non più salubre e sicuro.

 

Eppure, a fronte del cambiamento climatico causato dal surriscaldamento del pianeta, che non tollera più il livello dell’inquinamento dell’aria e delle falde acquifere, una piccola seppur tangibile inversione di rotta è tuttavia possibile. Agire preservando l’ambiente e la natura è un dovere che ogni uomo consapevole che questa Terra è la nostra casa, dovrebbe custodire dentro di sé. Dobbiamo modificare il nostro approccio, mutando i nostri comportamenti ed indirizzando in modo univoco le nostre scelte. È necessario innescare processi virtuosi per arginare ognuno nel proprio quotidiano, con azioni consapevoli, le costanti aggressioni al nostro pianeta.

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Per chi produce cibo, scegliere di non usare chimica e pesticidi nei propri campi, o di non allevare gli animali in modo disumano riempiendoli di anabolizzanti per farli ingrassare velocemente è l’unica opzione possibile per il nostro bene e per quello delle future generazioni. Se per un produttore sensibile ed attento a quanto sta accadendo al di là del proprio recinto, viene quasi naturale abbandonare sistemi più redditizi pur di tutelare Pachamama, la Madre Terra, per il consumatore medio il passo da compiere è meno delineato, anche se ha abbracciato l’opzione di non consumare cibi prodotti in quel modo.

 

Ma un’alternativa è concessa ad ognuno di noi. Basta soltanto individuarla, disegnarla, crederci e poi attuarla, unendo gli sforzi di chi produce e di chi utilizza quei prodotti. E va praticata nel reciproco interesse. Perché questa è la nostra casa comune.

 

Quella che stiamo vivendo è una guerra senza esclusione di colpi. In questa si tutela la vita. A gente senza scrupoli che dalla stanza dei bottoni ci impone scelte calate dall’alto non curandosi delle conseguenze e trattandoci come burattini sciocchi, dobbiamo e possiamo rispondere unendo le nostre forze e iniziando a porci come un unico noi. Non come tante cellule isolate e quindi inermi.

 

Nel far diventare i nostri campi laboratori sperimentali dove non solo si co-produce il cibo di cui si ha necessità, ma si crea comunità, si insegna il rispetto e la gioia del buon vivere. Ci si alimenta, prima di ogni altra cosa, di energie positive e moltiplicatrici.

 

Come abbiamo già scritto, la scelta concreta di 7mila famiglie francesi e belghe ha prodotto l’impianto di quasi 4 ettari di avogados, in agricoltura più che biologica, ponendo le condizioni perché 7/8 persone abbiano un futuro lavorativo e sottraendo quei 4 ettari all’abbandono o a colture d’incerta destinazione.

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Una terra coltivata a frutteto sempreverde produce ossigeno che un frutteto abbandonato, specie qua a sud, non produce. Se coltivata nel rispetto della natura (e degli umani) ne produce di più e non provoca inquinamento, produce soddisfazione. Ne produce ancora di più se coltivata con amore e con le aspettative di chi utilizzerà i suoi prodotti? Non si sa con certezza, la ricerca è in corso…. Sicuramente produrrà una quota maggiore di felicità, per tutti, chi produce, chi mangia, chi passa vicino a quelle contrade. E un pezzettino di questo ben-vivere giungerà anche dall’altra parte del Globo…

 

Cosa accadrebbe se molti più consumatori decidessero di prendere in mano la produzione del cibo che utilizzano? Cosa, dove, perché farlo, chi lo deve fare? E se estendessimo questo ragionamento, e queste pratiche, alla produzione di altro oltre il cibo?

 

Proviamo a fare 2 conti: un bebè richiede circa 3mila euro di pannolini e produce circa 8/10 metri cubi di monnezza indifferenziata, se ben compressa; 10mila mamme e papà che decidessero di prendere in mano la produzione di pannolini compostabili avrebbero 30milioni di euro a disposizione e risparmierebbero di immettere nella loro/nostra casa comune 100mila metri cubi di monnezza, uno strato di 15 metri su tutto un campo da calcio, se ben compressa all’origine…

 

Naturalmente, questo processo richiede una grande dose di fiducia, e la fiducia va costruita col tempo, a piccoli passi, onorando i propri impegni, sempre e comunque e questo richiede un grosso sforzo. Ma quale sforzo ben maggiore è vivere in un mondo senza ossigeno e ricoperto da pannolini? Non è uno scenario futuristico! È già realtà in buona parte del mondo!

 

Noi lanciamo una seconda serie di co-produzioni, sollecitati da molti gruppi, italiani e non, che non si sono organizzati in tempo per partecipare alla prima tornata. Anche con l’obiettivo che facciano da apripista a numerose altre iniziative analoghe, da Pantelleria ad Amsterdam. La lanciamo su una larga serie di prodotti, dalle banane ai pompelmi agli avogados a … dite voi, chiedeteci; se agronomicamente possibile, perché no?

 

Di seguito la lista ragionata delle nostre proposte, con costi, tempi, quantità di raccolto attesi.

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Lo schema di massima, da mettere a punto coltura per coltura, è:
· voi anticipate ai nostri contadini i soldi per le piantagioni
· noi li garantiamo
· voi cominciate a riprenderli dal secondo anno, fino ad estinzione del debito in tempi conseguenti alla natura delle singole piante, massimo 5 anni
· avete comunque da subito un diritto di prelazione sui frutti che avete scelto di co-piantare, anche se prodotti altrove rispetto ai “vostri” campi.

Aspettiamo le vostre proposte e richieste. Vi invitiamo calorosamente a venire a mettere i piedi sulla terra che accoglierà le vostre piante e a guardare negli occhi le donne e gli uomini che le accudiranno. Va da sé che riceverete periodici resoconti scritti, fotografati e filmati. Ma sarete re-invitati per i primi raccolti, per una festa/cerimonia della consapevolezza e della vita.

Abbiamo allo studio anche l’ipotesi di estendere le co-produzioni ai re-innesti, che accelererebbe i tempi di entrata in produzione delle piante, ma vi sottoporremo quest’ipotesi solo se e quando saremo certi di potervela proporre con più che sufficienti garanzie. Siamo fiduciosi che, se uniti, tutto può accadere, anche qualche piccolo miracolo. Abbiamo una reciproca opportunità…. sappiamola cogliere!

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Infine… dicevamo dell’aria, della terra e dell’acqua. Manca il fuoco in quell’elenco, il fuoco, che distrugge, ma rinnova… A chi credeva di avere inferto un duro colpo a quell’iniziativa a Librino, ci piace poter dire, ad una settimana dal rogo: “Mi spiace per te, ma hai ottenuto l’effetto contrario!”.

 

Da Liegi a Portopalo decine di migliaia di persone si sono mobilitate per permettere ai Briganti di continuare a giocare, a fare dopo-scuola, ridere e bere una birra assieme. Stiamo già ricostruendo la casa comune, ma abbiamo bisogno di aiuto e di mantenere alta l’attenzione. È anche per questo che coi Briganti di Librino, col Polo Catanese di Educazione Interculturale, di cui il Consorzio fa parte, e con numerose altre realtà catanesi, stiamo organizzando una “Tre giorni di luce contro le tenebre” in occasione dell’Equinozio di Primavera. Forse una buona occasione per venire a vedere i luoghi delle nuove co-produzioni? E forse, per le/i più coraggiose/i per fare il primo bagnetto della stagione? Bagno di gruppo s’intende!

 

Ma intanto, se volete, se non l’avete ancora fatto, potete versare direttamente sul conto dei Briganti: C/C intestato a: A.S.D. I Briganti || Iban: IT 03T 03127 26201 000000190243 – BIC: BAECIT21263 – Unipol Banca o partecipare al crowdfunding prontamente allestito da Social Business World.

 

 

Qui la pagina del sito che riassume alcune informazioni pratiche per diventare co-produttori.

Da il secondo “pizzino” di gennaio 2018 de Le Galline Felici 

 

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