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Partirà dall’Italia la terza edizione del tour “Pachamama. Manifesto per la Madre Terra”, di cui Italia che Cambia è da quest’anno media partner. Grazie al successo degli anni precedenti, anche in questo 2018 Thomas Torelli, regista e produttore, porterà in giro per il mondo i suoi documentari (tra cui “Food Relovution: tutto ciò che mangi ha una conseguenza” di cui vi abbiamo parlato qui) insieme ad Alberto Ruz Buenfil, scrittore e attivista ecologista, e Antonio Giacchetti, responsabile PAN Italia (Planet Art Network) ed esperto di cultura Maya. Le prime tappe sono già state fissate ma l’intero calendario è in via di definizione e uscirà nei prossimi mesi.
Il documentario di Torelli omonimo del Tour – “Pachamama. Manifesto per la Madre Terra” – è stato realizzato con l’intento di supportare la campagna di Albert Ruz Buenfil per la creazione di una carta dei diritti della Madre Terra. Perché? Se nel 1947 gli uomini hanno promosso e ratificato la Carta dei Diritti dell’Uomo per la protezione dei diritti fondamentali dell’essere umano, altrettanto urgente è il riconoscimento di Madre Terra come entità viva. Già accolta nelle legislazioni di Ecuador e Bolivia la carta dei diritti di Madre Terra afferma infatti il principio fondamentale secondo il quale, essendo la Terra un essere vivente, ha come tale diritti inalienabili che vanno difesi.
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Il tour “Pachamama. Manifesto per la Madre Terra” servirà ad incontrare il maggior numero possibile di associazioni oltre che istituzioni locali e nazionali per far inserire le norme che prevedono il riconoscimento legale di Madre Terra nelle costituzioni dei Paesi. Alla base c’è la volontà di sottolineare l’urgenza di un cambio di paradigma , per rimettere al centro la Terra e, di riflesso, l’uomo stesso.
Questo cambio di paradigma in realtà non è nient’altro che un antico sapere, capovolto nel corso dei secoli. Attraverso una serie di interviste, il documentario di Torelli restituisce un quadro completo di come gli antichi Maya custodissero la consapevolezza di essere solo la parte di un tutto, all’interno di un complesso sistema ciclico durante il quale tutto si ripete pur non essendo mai uguale a sé stesso. Il detto tradizionale con il quale si salutavano l’un l’altro “In Lak’ech”, che significa “Io sono un altro te stesso” o “Io sono te, tu sei me”, è esemplificativo della filosofia di vita di questo popolo: un messaggio di pace e amore da cui si impara che nessuno ha il diritto di prevaricare qualcun altro e che tutto – natura, cosmo e uomo – è vivo e interconnesso.
Una cultura tanto lontana nel tempo ma con una visione del mondo estremamente “illuminata” che lo “sviluppo” e la “modernizzazione” hanno completamente fagocitato ma che è importante riscoprire e diffondere.
Il documentario è disponibile qui
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