15 Feb 2022

Ritrovare il senso profondo dell’ars medica: nasce la Società Italiana di Medicina

Scritto da: Benedetta Torsello

Uno spazio di dialogo aperto, indipendente e multidisciplinare: questo vuole essere la Società Italiana di Medicina, un progetto partecipativo rivolto ad associazioni sanitarie, liberi professionisti e alla collettività. Intessere sinergie e relazioni costruttive tra questi soggetti è il primo passo per restituire dignità alla professione medica e al paziente.

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Negli ultimi due anni ci siamo ammalati di una bulimia di immagini e parole. Di lessico medico si è abusato – spesso a nessun titolo – nelle chiacchiere al bar e sulle tastiere. Ospedali e centri di cura sono finiti costantemente in prima pagina: nessun medical drama avrebbe potuto narrare qualcosa di simile alla realtà trasmessa a reti unificate. Si moriva con la televisione in corsia e a favore di camera, ma senza neppure un familiare al proprio fianco. Tra spettacolarizzazione e dovere di cronaca, forse mai come in questi ultimi due anni la malattia e la sofferenza sono andate in onda dal mattino al prime time.

Non si tratta di discutere dei fini e dei vantaggi di un modello di informazione replicato all’infinito e incentrato su una rappresentazione univoca della realtà, ma delle ricadute che ciò ha avuto a più livelli. L’unico servizio pubblico garantito è stato quello di mostrare la sanità come un nervo scoperto e dolorante della nostra società. Da qualche parte si dovrà pur ricominciare, la crisi stessa ce lo impone. Magari proprio da qui, da una riflessione sulla complessa relazione di cura tra il medico e il paziente e dall’esercizio stesso dell’arte medica.

Ne abbiamo discusso con Annalisa Jannone, farmacista, giornalista e tra i soci fondatori della neo nascente Società Italiana di Medicina (SIM), coordinamento di associazioni sanitarie già attive sul territorio e di liberi professionisti disposti a collaborare tra loro e a dialogare con la collettività. «Immaginiamo la SIM come una rete diffusa, i cui nodi sono le associazioni, ma anche i medici, i farmacisti, i biologi e tutti quegli operatori della sanità che condividono una visione integrata e olistica della medicina», chiarisce Annalisa.

societa italiana di medicina
L’IMPORTANZA DI FARE RETE

La Società Italiana di Medicina nasce con un obiettivo di ampio respiro: creare una comunità medica eterogenea, aperta al confronto multidisciplinare e interdisciplinare. A differenza di altre realtà simili, si vuole dar vita ad un progetto partecipativo, in grado di mutare ed evolversi in base alle specificità dei “nodi” della rete, veri protagonisti del progetto. «La rete – prosegue Annalisa – è polivalente: funge da struttura, ma anche da filtro, permettere di intessere relazioni, creare spazi di condivisione e confronto e sviluppare competenze collettive di collaborazione».

La SIM nasce da uno slancio rigenerativo maturato in un contesto di crisi globale di cui la stessa sanità può essere considerata una concausa. «Senza dubbio questo progetto nasce anche dall’esigenza di unirsi nel tentativo di restituire all’ars medica il suo senso più profondo», racconta Annalisa. «Migliaia di medici sono stati sospesi o sono a rischio sospensione. Non possiamo ignorare tutto ciò: il nostro impegno si manifesta anche nella difesa del lavoro».

La dignità del paziente si esprime innanzitutto nella sua stessa scelta di cura, libera e indipendente: «È nella libertà, che ciascuno matura le proprie competenze di salute».

CONFRONTARSI CON LA COMPLESSITÀ: NUOVI PERCORSI DI CURA E SALUTE

La salute, come viene definita dall’OMS, non è semplice «assenza di malattie e infermità», «ma uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale». Se è vero quindi che emozioni, memorie autobiografiche e la psiche sono da considerarsi entità biologiche analogamente alle cellule di cui siamo fatti, occorre formulare nuove proposte di salute e approcci terapeutici che riflettano tale complessità. «Ormai da tempo il paradigma riduzionista e lineare appreso sin dalle aule universitarie ha mostrato tutta la sua inadeguatezza nel decifrare e gestire la salute nella sua complessità – chiarisce Annalisa – È arrivato il momento di integrare questo approccio con le nuove conoscenze, specialmente per la cura delle malattie croniche e neurodegenerative, in constante aumento anche in età pediatrica».

Si dice che il medico debba agire – e curare – in scienza e coscienza. Partire, quindi, da una medicina basata sulle prove e da un approccio che rifletta la complessità delle leggi della natura di cui noi stessi facciamo parte. A questo si aggiunge il rapporto tra medico e paziente, fondante in qualsiasi processo di guarigione.

MEDICO E PAZIENTE: RELAZIONE DI AIUTO E PROCESSI DI GUARIGIONE

A più riprese nel manifesto della Società Italiana di Medicina si ribadisce la centralità della libertà di cura e la dignità del paziente. Quello tra medico e paziente è un rapporto di reciproca fiducia, ascolto ed empatia. «Esistono dei meccanismi insiti all’organismo, responsabili del processo di guarigione. Il medico è in ascolto, facilita questi processi, ma la parte attiva è sempre il paziente: la salute e la guarigione non possono essere delegate», spiega Annalisa.

Proprio perché non facilmente sostituibile, il medico diventa un riferimento: «Nonostante i numerosi provvedimenti di sospensione, materia di contenziosi legali, molti medici hanno deciso di continuare a curare i propri pazienti, per aderire al giuramento di Ippocrate e al loro codice deontologico professionale», prosegue Annalisa. Il disagio della estraneità, l’assenza di empatia e confidenza minano la fiducia del paziente e ne rallentano il percorso di guarigione. La dignità del paziente si esprime innanzitutto nella sua stessa scelta di cura, libera e indipendente: «È nella libertà, che ciascuno matura le proprie competenze di salute».

societa italiana di medicina 1
FAVORIRE IL DIALOGO NELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA E APRIRSI ALLA COLLETTIVITÀ

In questa fase la Società Italiana di Medicina sta accogliendo le adesioni di associazioni che già operano sul territorio, gruppi informali, e realtà non sanitarie ma con un referente medico che può aderire al progetto. «Lo statuto è stato depositato a gennaio dopo quattro mesi di incontri con diverse associazioni interessate a dar vita al progetto – prosegue Annalisa – Ora stiamo costruendo le varie aree di lavoro: quella tecnico-scientifica, la segreteria, l’ufficio stampa e l’area di comunicazione interna ed esterna, fondamentale per tenere unita la rete».

La SIM nasce come progetto collettivo, non trincerato nell’ambiente medico-sanitario, ma aperto alla comunità: «Una fase fondamentale del progetto – conclude Annalisa – riguarderà le relazioni con i soggetti della società: associazioni civiche, associazioni ecologiste e del bene comune, sindacati e anche le istituzioni, alle quali è già stato più volte richiesto un confronto su tavoli di lavoro pubblici, senza mai ricevere risposta».

Il dialogo tra le parti è essenziale, perché la salute richiede un approccio trasversale e delle competenze legate alla collaborazione su cui vi sono ampi margini di miglioramento. Scardinare l’approccio individuale radicato da sempre nell’ambiente medico, è una delle sfide della SIM: «Sarà un processo molto graduale, ostacolato da molte resistenze individuali e collettive. L’apporto di tutti è imprescindibile, istituzioni e comunità comprese».

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