5 Ott 2022

Acatù, il rifugio solidale nato durante la pandemia dal sogno di una giovane coppia

Scritto da: Angela Giannandrea

In bolognese Acatù vuole dire "a casa tua". È questo il nome che una giovane coppia ha deciso di dare al rifugio solidale nato da un sogno figlio del Covid. Nel 2021 Lilith e Nicola hanno infatti creato questa struttura situata lungo la Via degli Dei e incentrata su condivisione, familiarità e impegno sociale e culturale. Il tutto immersi nel verde degli appennini.

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Bologna, Emilia-Romagna - «Il nostro progetto è per certi versi figlio del Covid, che ha influenzato anche la nostra scelta di fuggire dalla città e ricercare spazi verdi, all’aperto», raccontano Lilith e Nicola, una giovane coppia di trentenni. Lei, torinese, impiegata nel settore della cooperazione internazionale e lui, bolognese, impegnato nel campo della disabilità.

Poco prima del lockdown, Lilith sarebbe dovuta partire per lavoro per l’India, dove avrebbe dovuto fermarsi per cinque anni, ma l’avvento della pandemia l’ha obbligata a rivedere i suoi piani e l’ha incoraggiata a rimettersi in gioco. Entrambi si ritrovano così per una serie di casualità a rispolverare un vecchio progetto chiuso da tempo in un cassetto, come avviene per i sogni.

È così che nel mese di agosto 2021 nasce Acatù, l’unico rifugio escursionistico solidale lungo la famosa Via degli Dei – il percorso che attraversando l’appennino collega Bologna a Firenze –, un’ottima opportunità di soggiorno per gli amanti della montagna e del turismo lento. «Ci piaceva l’idea di avere un posto tutto nostro dove organizzare attività socio culturali e questo periodo particolare ci ha invogliato a realizzarlo».

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Acatù è gestito attraverso un’associazione, Montagna di suono, che si occupa di ideare e organizzare attività e workshop di vario genere: corsi di yoga, ginnastica, musicali ed eventi piccoli e grandi. Il rifugio in sé invece, come struttura ricettiva, accoglie i camminatori che percorrono quel sentiero e offre anche loro un servizio di ristorazione. Come tutte le imprese audaci, le difficoltà non sono mancate. Non è stato facile trovare un posto idoneo, che potesse soddisfare sia le esigenze personali che strutturali e logistiche. «Nicola è anche un musicista, per cui abbiamo preferito circoscrivere la ricerca nella zona di Bologna, dove lui gestisce da tempo una fitta rete di contatti», racconta Lilith.

Un’altra difficoltà è stata quella di trovare un posto dagli ampi spazi per la sistemazione delle tende e per l’organizzazione di eventi. Inizialmente il progetto Acatù aveva come obiettivo quello di ripristinare un edificio pubblico dismesso. A causa delle difficoltà burocratiche e di altro genere intercorse con le istituzioni comunali però, Lilith e Nicola decidono di proseguire autonomamente nella ricerca. Dopo vari tentativi, trovano un edificio in affitto a Monzuno e lo trasformano in un rifugio. L’intenzione è quella di acquistarlo, ma gli elevati costi sono fuori dalla portata del loro budget.

Un’altra difficoltà è legata agli ostacoli strutturali, economici e ambientali a cui si va incontro durante la stagione invernale. Si parla molto di ritornare a ripopolare la montagna tutto l’anno anche attraverso operazioni di marketing territoriale legate all’incentivazione dei cammini e di alcuni tra i sentieri più belli della nostra terra, ma concretamente c’è ancora tanto da fare: «L’estate si vive da dio ma d’inverno è più difficoltoso, soprattutto quest’anno, con il rincaro delle bollette dell’energia elettrica. La difficoltà oggi è riuscire ad avere un progetto sostenibile tutto l’anno. Noi chiuderemo due mesi d’inverno perché, da metà ottobre in poi, la gestione diventa troppo complessa».

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Tra le iniziative in cantiere per il prossimo futuro c’è infatti una serie di attività e interventi per facilitare la vita in montagna tutto l’anno. In particolare, i due giovani intendono puntare sulle residenze di vario tipo, tra cui quelle artistiche: «Le aspettative di questo primo anno di vita sono state soddisfatte per adesso», dice Lilith. «La prima stagione è stata complessa soprattutto per l’organizzazione di eventi culturali. La Via degli Dei nel 2021 è stata presa di mira più del solito perché molti italiani hanno preferito fermarsi in Italia per le vacanze».

Questo ha permesso alla giovane coppia di lavorare tanto e bene. È stato invece più difficile creare un interesse per le attività collaterali. Lilith e Nicola ha compreso sin da subito l’importanza di mettere da parte le proprie preferenze per ascoltare la comunità locale. È così che i due scoprono la mancanza di palestre e di spazi di aggregazione per le varie fasce d’età.

L’intercettazione dei bisogni e delle mancanze del territorio e la loro disponibilità a colmare quel vuoto hanno favorito una risposta positiva: «Non ci hanno trattati male, ma hanno avuto bisogno di annusarci a lungo. E ora siamo soddisfatti perché siamo parte integrante della comunità grazie al lavoro costante di un anno e mezzo con attività di integrazione nel territorio».

Gli ospiti del rifugio Acatù sono principalmente i camminatori che scelgono di percorrere la Via degli Dei. Il periodo di maggiore affluenza è concentrato nei mesi di agosto e settembre. Ci sono persone che arrivano molto tardi dopo aver camminato tutto il giorno per ripartire al mattino molto presto. Si offre loro un pasto alla sera e a colazione a seconda delle esigenze personali ed economiche di ognuno. Viene apparecchiata una tavolata unica per creare quel senso di condivisione che molti ricercano e apprezzano.

In occasione di attività ed eventi, il rifugio si popola anche degli abitanti delle zone limitrofe o di residenti fuori regione, per manifestazioni più importanti e particolari. Per la promozione, Lilith e Nicola si avvalgono solo del passaparola e dei canali social. È recente lo sviluppo e l’intensificazione della collaborazione con associazioni importanti – come Lunaria, impegnate in progetti di volontariato internazionale a breve, medio e lungo termine – e del ricorso alla formula del workaway.

Siamo soddisfatti perché siamo parte integrante della comunità grazie al lavoro costante con attività di integrazione nel territorio

Ho chiesto a Lilith di lanciare un messaggio per tutti quei giovani che a causa del Covid si sono ritrovati smarriti e confusi: «A loro consiglio di inseguire il più possibile i propri sogni. Ovviamente è anche un fatto caratteriale ed entra in gioco la capacità di lasciar andare delle sicurezze per sperimentare il nuovo. E vale per tutte le generazioni, simboli di quel precariato che ha portato tanti problemi ma anche tante opportunità: riuscire a cambiare la propria direzione di vita, giocando un po’ con quell’instabilità che può essere vista anche come una possibilità di fare scelte differenti dall’ordinario».

Un messaggio sicuramente incoraggiante, che ci fa rendere conto di come sviluppare un progetto come quello di Lilith e Nicola non sia così difficile come sembra. In dialetto Acatù significa “a casa tua”, un nome indicato per chi ha voglia di fuggire dalla città e ricercare un clima di condivisione e uno spazio in cui sentirsi in famiglia. Si fa l’orto insieme, ci sono camerate o spazi comuni per la sistemazione di tende. Si pranza e si cena intorno a un’unica lunga tavolata. C’è anche la possibilità di stare in solitaria, ma è questo rifugio è un luogo per chi ama condividere tempo e spazi.

Nel diario degli ospiti un turista di passaggio scrive: “Acatù è un posto di cui c’è un gran bisogno. Uno spazio accogliente per soggiornare nella zona, ricco di passione e di collegamenti con attività legate ai benefici di uno stile di vita aperto e solidale. Non potevamo trovare di meglio per le nostre famiglie”.

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