21 Apr 2023

Renato Accorinti: “Tutti abbiamo una coscienza, servono affetto, educazione e cultura per nutrirla”

Dopo l’esperienza da sindaco Renato Accorinti è tornato a fare il cittadino. Lo abbiamo incontrato nella sua Messina e, tra le tante cose, ci ha raccontato del suo attivismo e delle diverse attività realizzate con i soldi in eccedenza del suo stipendio da sindaco rispetto allo stipendio da professore, messi da parte durante la sua legislatura.

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Messina - Ho incontrato Renato Accorinti in una mattina assolata dello scorso febbraio. Lo raccolgo in macchina in una strada centrale di Messina. Il suo arrivo è come una folata di vento forte, vigorosa e allo stesso tempo quieta e pacifica. Renato è stato sindaco della città di Messina dal 2013 al 2018 – ascolta la puntata del podcast A tu per tu dedicata alle amministrazioni virtuose – e durante questa esperienza ha portato con sé i valori che lo hanno sempre accompagnato nel corso della sua esistenza.

Un convinto attivista per i diritti civili, per l’ambiente, per la pace e l’impegno contro la mafia. Per anni gli è stata proposta la candidatura a sindaco, ma ha sempre rifiutato. L’unica volta che ha deciso di accettare lo ha fatto per quelle “mila” firme raccolte dai suoi concittadini che lo volevano alla guida della città.

«Da cinque anni non ho più cariche, la figura del sindaco è fondamentale, ma è ancora più importante essere cittadino. È stato un piacere servire la città senza cedere a nessun compromesso. Volevo che questo fosse chiaro attraverso le mie azioni e non solo con le mie parole. Come cantava Gaber, “bisogna essere concreti come un sognatore”. Il sogno non è astrazione, anche i miracoli succedono. E molte persone sognavano di essere rappresentati da una modalità diversa che ha sempre costituito per me la normalità. È la qualità di come fai le cose», racconta Renato. 

renato accorinti

Nella vita ha sempre fatto l’insegnante di educazione fisica oltre a dedicarsi all’attivismo senza sosta. Da sindaco riscuoteva uno stipendio maggiore rispetto a quello da professore, così ha deciso di mettere da parte l’eccedenza per poi donarli alla collettività quando non avrebbe ricoperto più nessuna carica. «Na scuddata – quando nessuno si ricorderà – farò qualcosa che abbia senso».

E quel momento è arrivato. Ha comprato 11 defibrillatori che ha sparpagliato in diverse località della provincia di Messina, qualcuno anche alle isole Eolie – alcune di queste non hanno neanche un piccolo centro ospedaliero, serve l’elisoccorso per qualsiasi emergenza – dove sono state formate diverse persone per l’utilizzo in caso di necessità. Durante la pandemia ha distribuito 10 tonnellate di pasta soprattutto nelle mense di Sant’Antonio e Cristo Re di Messina. Un pianoforte è stato installato all’interno di un mercato urbano. E poi momenti di incontro e confronto tra giovani studenti e figure rilevanti dell’antimafia e della legalità, da Giovanni Impastato a Nino Di Matteo. 

Mentre mi racconta, senza quasi prendere fiato, tutte le iniziative a cui ha aderito o che ha voluto, siamo in macchina. Mi porta in una zona di Messina che non conosco per mostrarmi uno spazio a cui tiene molto. Arriviamo a Zona Falcata, così chiamata perché assomiglia a una falce e forma il porto naturale della città. Un luogo che sa di storia, di antiche leggende oltre che di bellezze artistiche e paesaggistiche, tra la lanterna del Montorsoli e il forte del San Salvatore. Qui – un’ area che sarà interessata da un’opera di bonifica per lo smaltimento di 40.000 tonnellate di materiali contaminanti e contaminati – Renato ha creato un campetto da basket accessibile a tutti gratuitamente

Non puoi fermare la coscienza, è come fermare il vento con le mani

«È stato difficile avere la concessione dall’autorità portuale, è arrivata dopo un anno. Il campo libero si chiama Jorge Floyd 8.46, il tempo in cui l’agente di polizia si è inginocchiato sul collo di Floyd per asfissiarlo. Intorno murales con Gandhi, Martin Luther King e lo slogan “Black live matter”. Qui si fa sport ma allo stesso tempo si cerca di diffondere messaggi di pace, di nonviolenza», continua Renato. 

Scendiamo dalla macchina e subito ci vengono incontro dei ragazzi che lo riconoscono. Lo ringraziano, lo abbracciano per questo luogo che lui ha donato loro. Guardo da fuori questa scena e penso a quanto sia necessaria una politica che guardi davvero alle necessità dei cittadini, grandi e piccoli, a volte più semplici a volte più complesse da realizzare. Non una politica di slogan. E a proposito di slogan penso proprio al ponte sullo stretto. Mi trovo sul luogo del “misfatto” e condivido con Renato le tante trovate politiche per giustificare la realizzazione di questa “grande” opera. 

renato accorinti

«Berlusconi aveva indicato anche il giorno e l’ora della inaugurazione – ricorda l’ex sindaco – hanno brucato milioni di euro, un progetto esecutivo che non esiste, lo spot elettorale più convincente soprattutto per alcuni partiti. Ma se è vero quello che dicono, perché dovrei essere contro? Noi abbiamo studiato per molti anni cercando di analizzare tutte le sfaccettature: trasporto, ingegneria, aspetti naturalistici, ambientali e geologici. Qui abbiamo la faglia più pericolosa del Mediterraneo e il terremoto e il maremoto che nel 1908 hanno causato oltre 80.000 morti sono ciclici».

«L’ipotetico progetto di cui parlano potrebbe reggere terremoti da 7,1/7,2 gradi della scala Richter, in Turchia è stato del 7,9. Non è così che risolviamo la mobilità in Sicilia. Qui manca tutto. Qui i trasporti non esistono, io dico sempre “che Nibali arriva prima del treno a Palermo”. Sono tante le opere necessarie e urgenti da fare, perché concentrarsi su un’opera inutile, devastante, costosissima e dannosa? Abbiamo bisogno di autostrade, strade, ferrovie, porti commerciali, aeroporti fondamentali per lo sviluppo di tutto il Sud». 

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Name: Amministrare dignitosamente i nostri Comuni è possibile? – A tu per tu + #4
Autore: Daniel Tarozzi
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Renato ricorda anche la necessità della messa in sicurezza del territorio; in provincia di Messina ad esempio sono tanti paesi ad avere questa urgenza. È nota la tragedia di Giampilieri. La prevenzione costa meno rispetto a qualsiasi intervento in caso di disastro. Situazioni di dissesto idrogeologico sono purtroppo ormai sempre più frequenti in tutta l’Italia. Perché sperperare soldi, con costi infiniti per la collettività, quando sono altre le esigente che non vengono adempiute per mancanza di fondi? 

«Al di là delle forze malate politiche, della mafia, sono certo che alcune cose cambieranno, non è un fatto di speranza o essere ottimisti per contratto, molte cose tendono a nasconderle, ma certa informazione circola lo stesso, la coscienza si è elevata. Ho fatto l’insegnante e conosco il valore delle nuove generazioni. Parlavo a scuola di mafia quando ancora era un tabù, oggi non è più così. Se guardi le cose con gli occhi di adesso o di un’ora fa pensi che sia tutto fermo, se guardi indietro vedi i grandi cambiamenti».

renato accorinti

«Non puoi fermare la coscienza, è come fermare il vento con le mani. Alcune cose passano e l’uomo, come diceva Brecht, può pensare. A Bufalino chiesero come si distrugge la mafia, rispose dicendo “con tanti buoni maestri elementari”. La coscienza c’è in tutti gli esseri umani, anche nei mafiosi. Servono affetto, educazione e cultura per far crescere bene i semi che abbiamo dentro ognuno di noi», conclude Renato. 

Il suo racconto è senza fine, è un fiume in piena che tocca vette elevatissime e profondissime di coscienza. Scopro che agli inizi degli anni ‘90 presso l’Istituto Comprensivo di Messina Enzo Drago ha creato la stanza del silenzio, del respiro consapevole e della meditazione dove i ragazzi sceglievano consapevolmente di andare, anticipando di parecchio l’introduzione di pratiche meditative negli istituti scolastici italiani e non.

Per Renato la priorità è sempre stata quella di stimolare lo spirito critico dei suoi allievi per riconoscere che ogni cosa intorno a noi è un bene comune. Un percorso di responsabilizzazione individuale che serve a mettere cura e attenzione in ogni gesto che rivolgiamo al mondo circostante. Le circa quattro ore trascorse con lui tra ricordi, foto, chiacchiere e una granita al gusto di cioccolato e panna sono volate come nulla fosse. Ci siamo salutati dandoci appuntamento a breve, sono tante le storie che vuole raccontarmi. E io non vedo l’ora di ascoltare.

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