8 Giu 2023

Risata e spiritualità: davvero “Cristo non rideva mai”?

"È noto a tutti che Cristo non rideva mai”, "il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi". Sono frasi che provengono dalla tradizione popolare e che sembrano suggerire che nella religione e nella spiritualità in generale non ci sia spazio per la risata. Eppure – come ci fa notare Mario Bonfanti di Spiritualità del Creato analizzando il pensiero di Matthew Fox e altri – non è così, anzi, ridere fa bene allo spirito e al contatto con il divino.

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La prima domenica di maggio si è celebrato il World Laughter Day – la Giornata Mondiale della Risata. Istituita nel 1996 da Madan Kataria, fondatore del movimento internazionale dello Yoga della Risata, ogni anno la giornata ha lo scopo di costruire una coscienza globale di fratellanza e amicizia attraverso la risata. Ma cosa c’entra la risata con la spiritualità?

Nel famoso romanzo Il nome della rosa Umberto Eco mette in bocca al monaco Jorge la seguente affermazione: “È noto a tutti che Cristo non rideva mai”. In effetti un certo tipo di spiritualità, arrivata fino a noi, ha tramandato un sentore di seriosità e contegno, che esclude a priori il ridere da ogni qualsivoglia pratica spirituale. Chiunque voglia coltivare lo spirito deve essere serio e serioso! Anche l’antico detto popolare “il riso abbonda sulla bocca degli stolti” conferma questa stessa direzione. Chi ride troppo non può essere assennato né saggio.

risata 1

Al contrario nella Spiritualità del Creato, proposta dal teologo Matthew Fox, la risata è una delle “pratiche spirituali” peculiari di questo cammino. In verità già San Francesco d’Assisi venne nominato “giullare di Dio” in un famoso film di Roberto Rossellini. E di San Filippo Neri si dice che raccontasse barzellette prima di celebrare la messa. Per meglio inquadrare la risata all’interno della Spiritualità del Creato, premetto che Matthew Fox propone un percorso spirituale composto di 4 tappe (dette viae).

Così scrive il teologo nel libro La spiritualità del creato. Manuale di mistica ribelle: “La spina dorsale della tradizione della spiritualità del creato è la nominazione del viaggio spirituale per mezzo dei quattro sentieri o viae (…) Le quattro viae della spiritualità del creato ci informano su ciò che conta. Nel primo sentiero ci viene detto che lo stupore e il piacere sono rilevanti; nel secondo sentiero, che l’oscurità, la sofferenza e l’abbandono sono importanti; nel terzo sentiero, che la creatività e l’immaginazione contano; nel quarto sentiero, che la giustizia e la festa sono anch’esse centrali in un cammino spirituale”.

La novità della proposta di Matthew Fox è quella di aver recuperato l’antica tradizione ebraico-cristiana liberandola dai vincoli della filosofia del neoplatonico Plotino, così da recuperare la sapienza biblica e la mistica medievale, riportando al centro della spiritualità il corpo e la terrestrità. In questa direzione Fox si pone in netta antitesi alla posizione rigorista espressa dal monaco Jorge ne Il nome della Rosa di Umberto Eco.

Ridendo lasciamo andare ogni attaccamento e permettiamo alla Vita di essere quello che è, così com’è, senza irrigidimenti

Per Fox non solo Gesù rideva e faceva festa partecipando a banchetti e matrimoni, ma anche possiamo notare che nel suo insegnamento non mancava l’ironia – così come in moltissimi testi biblici. Scrive il teologo nel libro In principio era la gioia: “Anche le parabole non mancano di questo aspetto (l’arte del ridere). Una via negativa corretta comprende sempre uno spiccato senso del ridicolo: il riconoscimento che noi in fondo siamo scherzi di Dio, scherzi cosmici”. Il ridere non è alieno né, tantomeno, contrario alla spiritualità; ma gli è inerente. Anche la lingua tradisce questa affinità: spirito, spirituale, spiritoso hanno la stessa radice; ci parlano di una intrinseca familiarità.

Ecco perché Matthew For inserisce il ridere all’interno della sua proposta. Ma è oltremodo interessante notare che egli annoveri la risata nella seconda tappa: la via negativa, quella del silenzio, del lasciar essere e lasciarsi svuotare. Ci saremmo aspettati una sua collocazione all’interno della prima via, che esalta la gioia, il godimento, l’estasi. Invece Fox parla del ridere come pratica spirituale della via negativa. Perché?

risata 2

Intanto dobbiamo specificare che le viae non sono sentieri paralleli o alternativi l’uno all’altro, ma “fasi” di un unico percorso che si muove come a spirale: si parte dalla via positiva e si procede attraverso le altre, in un continuo fluire, che rende vitale il cammino spirituale. Inoltre occorre precisare che l’aggettivo “negativa” non ha una connotazione valoriale in Fox, ma deriva dall’etimologia latina della parola: nec agere, non agire, lasciar essere. La via negativa è infatti, scrive Fox, “l’abbandono e lo sprofondamento che avviene nella risata. Ridere è un modo di lasciar andare sé stessi”.

Ecco perché la risata è una pratica profondamente spirituale: ridendo di noi stessi, delle nostre immagini, nelle nostre proiezioni, dei nostri pensieri e anche di Dio stesso, lasciamo andare ogni attaccamento e permettiamo alla Vita di essere quello che è, così com’è, senza irrigidimenti. Lasciamo scorrere il fiume della Vita e ci abbandoniamo con fiducia in esso, ridendo di ogni nostra saccenteria che pretende di sapere “chi siamo”, “chi è dio” e “come dovrebbe andare il mondo”. E in questo tempo, dove chiunque si erge in cattedra e guru a buon mercato spopolano vendendo verità assolute, una gran risata è davvero liberatoria e salutare… anche per lo spirito.

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