18 Ott 2024

Siccità: l’agricoltura in Italia usa troppa acqua, servono regole e tecniche diverse

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Il settore agricolo utilizza quantità eccessive di acqua. L'assenza di regole chiare, i prezzi molto bassi e una tradizionale abbondanza di acqua hanno portato a una scarsa attenzione ai consumi idrici del settore, che da solo rappresenta il 57% dei prelievi. Ma di fronte alla siccità servono regole, incentivi e tariffe diverse.

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Quanto pesa l’agricoltura nel consumo di acqua in Italia? Quanti sono gli sprechi idrici nel settore agricolo? Esistono regolamentazioni considerando che si tratta del settore di gran lunga il più richiedente con il 57% del totale dei prelievi, seguito dal 31% degli usi civili e dal 12% di quelli industriali? In questi mesi abbiamo approfondito le cause e le complessità della siccità nel nostro paese, analizzato le conseguenze di una mancanza d’acqua aggravata dalla crisi climatica, da infrastrutture e acquedotti vecchi, malagestione e tanti sprechi, ma se non si tiene conto anche delle inefficienze del sistema irriguo difficilmente possiamo venirne a capo. 

Ad aver sofferto di più infatti è stato proprio il settore agricolo, privato della grande quantità di acqua che necessita in genere e ulteriormente esasperato dalle temperature elevate che hanno sottoposto le piante a un pesante stress idrico. A influire, oltre alla siccità, le numerose perdite presenti anche nelle reti irrigue per la mancanza di interventi e manutenzioni, nonostante siano spesso gestite da privati. Ma c’è di più.

rete idrica
Oltre alla siccità, l’agricoltura ha sofferto anche per le numerose perdite presenti nelle reti irrigue
SICCITÀ E AGRICOLTURA, LE INEFFICIENZE DELLE RETI IRRIGUE

La rete idropotabile ha un sistema calibrato di regole, incentivi, obiettivi di miglioramento e tariffazione costruita sulla base dell’efficienza che manca invece per il settore irriguo. Il prelievo infatti avviene in modo autonomo e senza nessun limite, con un costo che è cento volte più basso rispetto al costo per l’uso civile. 

«Bisognerebbe ripensare a una gestione a tutto tondo dell’acqua, con obiettivi di efficientamento, di riduzione degli sprechi, di migliore impiego, di tecniche di irrigazione più evolute e processi produttivi più efficienti in grado di riusare l’acqua di processo. È necessario pensare anche agli incentivi economici nei confronti degli agricoltori altrimenti non riusciremo a risolvere i problemi della siccità o della scarsità idrica efficientando solo le perdite di acqua utilizzata a scopo civile», evidenzia Donato Berardi, Direttore del Laboratorio di REF Ricerche.

I dati emersi durante il VI Forum Acqua Legambiente parlano chiaro: in agricoltura ogni anno si utilizzano 17 miliardi di metri cubi di acqua e il nostro Paese è ancora molto lontano dagli obiettivi fissati al 2030 per una gestione più sostenibile dell’acqua. Cosa fare? Non mancherebbero di certo le soluzioni che vedono da un lato l’agroecologia e le buone pratiche agricole e dall’altro nuove tecnologie per un migliore monitoraggio e tecniche irrigue più efficienti. 

Non riusciremo a risolvere i problemi della siccità o della scarsità idrica efficientando solo le perdite di acqua utilizzata a scopo civile

Rotazione dei terreni, pacciamatura, maggiore fertilità dei suoli, agricoltura biologica di alto livello, uso ridotto di pesticidi, ma anche recupero e riutilizzo delle acque reflue depurate e piovane, che diventerebbero una risorsa per l‘agricoltura e per altri usi irrigui industriali, civili e ambientali, sono solo alcune tra le tante possibilità. Servirebbe anche una governance unica che garantisca una pianificazione degli usi dell’acqua, una sinergia maggiore tra i settori di utilizzo e una tariffa regolamentata anche per l’uso irriguo.

La mancanza di una gestione regolamentata ha generato infatti conflitti tra i vari settori. Nei mesi più caldi e più critici in Sicilia, ad esempio, la risorsa idrica è stata divisa tra turismo e irrigazione e conciliare le varie destinazioni idriche non è stato sempre possibile, ingigantendo le difficoltà

SOLUZIONI PER MITIGARE LA SICCITÀ, TRA AGROECOLOGIA, ACQUE REFLUE E UN NUOVO MECCANISMO DI GOVERNANCE

«Ci sono delle priorità di uso che dovrebbero essere governate a livello delle autorità di bacino distrettuale, un livello superiore rispetto a quello dell’ATO [i servizi idrici sono organizzati sulla base degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), ossia porzioni di territorio la cui delimitazione è definita dalle Regioni, ndr], ma sono soggetti relativamente deboli nella governance dell’acqua e la conflittualità in situazioni di criticità aumenta. In Australia ad esempio sono stati creati dei veri e propri mercati dell’acqua e i diritti d’uso possono essere scambiati».

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Servirebbe una governance unica che garantisca una pianificazione degli usi dell’acqua, anche per l’uso irriguo

«Se per un agricoltore il valore dell’acqua in un determinato anno supera la resa che quell’acqua avrebbe in agricoltura può cederla all’industriale, per cui avrà un valore maggiore, dietro pagamento di indennizzo. In questo modo si cerca di costruire un’allocazione economicamente efficiente. Si utilizza l’acqua dove è maggiormente produttiva o dove le conseguenze economiche di una possibile mancanza sono maggiori. Questa è solo una delle soluzioni possibili, ce ne sono anche altre, ma bisogna cominciare a ragionare insieme per metterle in campo», continua Donato Berardi.

Servirebbe dunque costruire un meccanismo di governance dell’acqua in cui tutti siano partecipi, impegnati e consapevoli degli usi e delle necessità. Un aspetto, secondo Berardi, su cui bisognerebbe lavorare sin da subito, ma sarebbe urgente anche recuperare e riutilizzare le acque reflue depurate e quelle piovane – da usare per il comparto agricolo che sarebbe più sostenibile consumando meno acqua – oltre a puntare su un modello agricolo che riduce l’uso della risorsa idrica. Solo il 4,6% dei terreni irrigati utilizza acque reflue depurate. 

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L’agroecologia è una delle soluzioni alla siccità

Durante il VI Forum Acqua Legambiente è emerso che il recupero e il riutilizzo delle acque reflue e depurate in agricoltura, secondo i dati di Utilitalia, potrebbe coprire fino al 45% della domanda irrigua in Italia. Dai depuratori uscirebbe un potenziale di 9 miliardi di m³ all’anno di acqua ricca di nutrienti. Ci sarebbero anche le acque piovane da recuperare e riutilizzare, favorendone l’accumulo e la reimmissione in falda. L’agroecologia porterebbe importanti benefici socioeconomici e l’avvento dell’agricoltura 4.0 ridurrebbe il consumo di acqua di una percentuale che va dal 40 al 70%.

Non resta ancora molto tempo: la crisi climatica incombe, i danni legati al comparto agricolo sono sempre più numerosi, all’aumento di un grado della temperatura corrisponde, secondo le stime, una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche. L’alternanza tra siccità e piogge molto intense comporta desertificazione, perdita di suoli fertili, dissesti idrogeologici, tutti fenomeni oggi ben visibili in Italia. Serve solo agire, ora.

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