16 Dic 2024

Raccontare il Medio Oriente: Al Ghalas, il nuovo romanzo del cronista sardo Luca Foschi

Scritto da: Alessandra Ghiani

Il giornalista Ernesto Fiaschi, alter ego di Luca Foschi, esplora le ferite di una regione in conflitto in un racconto che unisce etica, coraggio e umanità per restituire al lettore la verità senza compromessi.

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Bisogna avere occhi acuti, cuore grande e parole puntuali per raccontare la sofferenza degli ultimi. Scavare nell’intimità del dolore, raccogliere testimonianze feroci e restituirle ai lettori senza pietismi e con sincera partecipazione non è da tutti, ma vi è senza dubbio riuscito il cronista cagliaritano Luca Foschi nella sua opera prima Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente, edita da Bompiani lo scorso maggio.

UN MESTIERE, UNA VOCAZIONE

Il romanzo è un intenso viaggio nelle periferie geografiche e umane esplorate dal giornalista freelance Ernesto Fiaschi – voce narrante e alter ego dell’autore – nei lunghi periodi trascorsi in Medio Oriente, senza però dimenticare il percorso che ha anticipato quell’esperienza totalizzante, tra cui le serate a lavorare come cameriere nella sua città e altrove e il soggiorno a Londra da allievo squattrinato ma indomito della London School of Journalism. È lì, dove a insegnare ci sono giornalisti che arrivano dal «termitaio del mestiere reale», che la sua voce comincia a venire fuori, potente e riconoscibile. 

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Alessandra Ghiani e Luca Foschi durante il festival Liquida, foto di Salvatore Madau

Non è cronista da scrivania, Ernesto Fiaschi alias Luca Foschi: “Io con i fatti voglio farci all’amore”, dice nell’opera chiarendo una volta per tutte la sua idea di giornalismo. E i fatti, gli eventi, la storia nel suo fluire, Fiaschi va non solo a vederli ma anche a viverli di persona in territori dove la pace è utopia e la quotidianità una lotta per la sopravvivenza: Palestina, Libano, Siria e Afghanistan tra gli altri. 

Il romanzo Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente veicola anche una condanna verso l’atteggiamento di giornalisti senza scrupoli che sotterrano l’etica professionale in nome dello scoop sensazionalistico realizzato sulla pelle degli altri o che edulcorano la verità chinando il capo davanti a chi ha in mano il potere o ancora che «non si fanno vivi. Quelli che telefonano, non chiedono. Quelli che chiedono poi non lo scrivono»: esattamente il contrario di ciò che un cronista degno di questo nome dovrebbe fare e da cui scaturisce una narrazione distorta della storia e delle storie.

Una parte di Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente racconta l’occupazione della Palestina da parte di Israele

MEDIO ORIENTE, TERRA DI FUOCO

Fanno da sfondo alla narrazione luoghi infuocati di rabbia, dolore, diritti negati, miseria, occupazione, bombe; luoghi dove la sopraffazione del più forte sul più debole non si attenua mai, è recrudescente, nonostante i trattati internazionali, la pioggia di soldi che non arriva dove dovrebbe, le missioni di peace-building che riempiono solo la bocca, le direttive di questa o quell’altra istituzione la cui voce si perde nei corridoi dei palazzi senza scalfire la realtà.

Per Fiaschi quei luoghi sono però anche crocevia di incontri che testimoniano la vita in tutta la sua drammatica bellezza. Nelle pagine troviamo così figure semplici e immense a un tempo, sia trapiantate lì sia indigene, che illuminano il racconto: da Abuna, sacerdote romano «da combattimento» che ha fatto della Palestina la sua terra d’elezione, a Cemîl, giovane curdo dalla «dolce, eroica bellezza», passando per una moltitudine di persone che nulla chiedono se non una vita dignitosa nel rispetto della loro integrità fisica, culturale, etnica.

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Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente, foto di Salvatore Madau
PALESTINA, TRA DIRITTI NEGATI E OCCUPAZIONE

Un’ampia parte di Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente racconta l’occupazione della Palestina da parte di Israele con la connivenza di tutti quei Paesi che non solo hanno chiuso gli occhi di fronte all’orrore ma lo hanno persino sostenuto. «La Cisgiordania funziona così. Frizioni e scintille ai crocicchi, ai check-point, in ogni centimetro di marciapiede, sulla Spianata delle moschee, dentro i cessi, sotto l’occhio infame di tutti i dannati metal detector. È l’occupazione. Il corpo a corpo quotidiano, la disinvoltura di chi comanda e la furia repressa che sobbolle negli indiani sottomessi, che si gonfia nel cuore, si dipana come una scarica fino alla carie dei denti».

Da un popolo che ha vissuto la Shoah ci si aspetterebbe ben altra cura del prossimo, come si legge nell’opera: «Dovrebbero custodire l’orrore come un bene prezioso, dovrebbero tracciare e rintracciare sulla sabbia di una nuova Bibbia un limite grosso così, all’infinito: mai più, mai più, mai più». Proprio lì invece, la storia sta scrivendo un altro genocidio le cui vittime sono soprattutto bambini.

DA CAGLIARI A RAMALLAH

Il quartiere di Is Mirrionis a Cagliari «dove con tutta la tenerezza che ho in corpo ho visto nei miei mille occhi da Argo Panoptes gli uomini e le donne fra le crepe dei muri, il loro stanco desinare, il loro feroce abbaccagliare, l’umiltà violenta e quella gentile mormorare con fiato di demone o cherubino la stessa prece universale, perché una periferia è tutte le periferie» – ci dice Ernesto Fiaschi/Luca Foschi, che lì è cresciuto – si insinua nel racconto con la mescolanza linguistica e l’affinità tra i luoghi.

“Al Ghalas: L’Ora più Buia del Medio Oriente” è un romanzo che, attraverso la voce del giornalista Ernesto Fiaschi, alter ego di Luca Foschi, esplora le ferite di una regione in conflitto. Un racconto che unisce etica, coraggio e umanità per restituire al lettore la verità senza compromessi.

Solo chi ha visto la faccia scura della vita sa riconoscerla in ogni dove e con qualsiasi forma si manifesti «a Hebron o a Ramallah o a Beirut o qui fra i marciapiedi cosparsi di merda e siringhe». La solitudine degli ultimi non conosce differenze di lingua, razza, religione e anche quando deriva da questioni sociali e politiche diverse il risultato è sempre un’umanità ridotta ai minimi termini, scansata dai più oppure osservata con occhi pietosi ma incapaci di lottare al suo fianco – o di mostrargli come farlo – per cambiarne le sorti. 

IL POTERE DELLA PAROLA

Oltre all’indubbio valore dei contenuti, Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente conquista e travolge per la non comune capacità narrativa dell’autore e la maestosità delle scelte lessicali: un linguaggio lirico, che abbraccia con inalterata eleganza sia i registri più alti sia quelli popolari. La penna che Foschi intinge nella drammaticità dei fatti – ma anche nell’amore fraterno, in quello sensuale, nell’amicizia, nella solidarietà – dona ai lettori un caleidoscopio narrativo intarsiato di letteratura, citazioni, riferimenti e impreziosito dal bello stilo. Lontano dalla linearità senza sussulti di molta prosa contemporanea, Al Ghalas è un racconto struggente che immerge l’attualità nella magnificenza della parola e si fa poesia.

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