30 Aprile 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Maria Chindamo, il 6 maggio si ricorda una donna coraggiosa che non si è piegata alla ‘ndrangheta

Il 6 maggio, a Limbadi, CCO – Crisi Come Opportunità e altre associazioni ricorderanno Maria Chindamo, una donna coraggiosa e libera uccisa barbaramente per non aver fatto sua la mentalità patriarcale e violenta della ‘ndrangheta.

Autore: Salvina Elisa Cutuli
maria chindamo
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In breve

La Calabria ricorda Maria Chindamo, l’imprenditrice uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2016.

  • Maria Chindamo rimane vedova nel 2015 dopo il suicidio del marito da cui si voleva separare.
  • Nel 2016 la donna viene uccisa e il suo corpo fatto sparire.
  • Il processo inizia solo otto anni dopo il delitto.
  • In occasione del nono anniversario della morte l’associazione CCO organizza un evento per ricordare Maria.
  • Secondo il dossier “Sdisonorate” sono 150 le donne uccise dalle mafie.

A Limbadi, nel cuore della Calabria, una comunità intera si prepara a trasformare il dolore in speranza: il 6 maggio, davanti alla tenuta agricola dove Maria Chindamo è stata brutalmente uccisa nel 2016, sarà inaugurata una scultura in sua memoria. L’iniziativa fa parte del progetto Illuminiamo le terre di Maria, un percorso collettivo di riscatto civile promosso da associazioni, scuole e cittadini per celebrare la libertà e l’impegno contro la violenza mafiosa.

Maria Chindamo è ricordata per essere stata una donna libera, una madre e un’imprenditrice. La sua morte, avvenuta il 6 maggio 2016, per anni è rimasta avvolta nel mistero: nessun corpo ritrovato, nessun colpevole e tanti moventi. Quella mattina Maria si stava recando a lavoro nella campagna di Limbadi, la sua auto con il motore acceso è stata ritrovata davanti al cancello, ancora chiuso, della tenuta agricola insieme a tracce di sangue e capelli. L’impianto di videosorveglianza all’ingresso dell’azienda era stato manomesso e non ha permesso di rintracciare immagini utili al riconoscimento dei colpevoli.

Un anno esatto prima, il 6 maggio 2015, suo marito Ferdinando Punturiero si era tolto la vita e Maria Chindamo si era ritrovata a gestire i terreni e l’attività agricola ereditata, originariamente riconducibili ai Punturiero, la famiglia che ha ritenuto la donna responsabile del suicidio del figlio. La colpa di Maria sarebbe stata quella di chiedere la separazione dal marito.

Maria Chindamo Calabria
Il 6 maggio verrà inaugurata una scultura dell’artista Luigi Camarilla per ricordare Maria Chindamo

Solo otto anni dopo la morte della donna è iniziato il processo. È stata uccisa e data in pasto ai maiali, i resti macinati con un trattore cingolato, perché si era ribellata alla ‘ndrangheta e aveva deciso di gestire i terreni di sua proprietà dopo il suicidio del marito. Il padre di quest’ultimo, Vincenzo Puntoriero – poi deceduto –, sarebbe stato il mandante dell’omicidio della nuora.

Le indagini sull’omicidio di Maria Chindamo hanno fatto parte dell’operazione “Maestrale-Carthago” contro le cosche di ‘ndrangheta del vibonese, guidate da Nicola Gratteri – che all’epoca era procuratore capo della direzione antimafia di Catanzaro. «L’uccisione di Maria Chindamo è stata straziante. Questo dà il senso e la misura della rabbia e del risentimento che chi ha ordinato l’omicidio aveva nei suoi confronti. Lei non si poteva permettere il lusso di rifarsi una vita, di gestire in modo imprenditoriale quel terreno e di poter curare e fare crescere i figli in modo libero e uscendo dalla mentalità mafiosa», aveva dichiarato Gratteri.

In un contesto ad altissima densità mafiosa,‘ndranghetista, Maria aveva deciso di restare, di fare impresa, di iscriversi all’università, di innamorarsi un’altra volta e di vivere secondo i suoi valori. È sparita tre giorni dopo aver postato sui social la foto con il suo nuovo compagno. Un coraggio che oggi genera bellezza. Da questa consapevolezza nasce il progetto Illuminiamo le terre di Maria, promosso da l’associazione CCO – Crisi Come Opportunità e sostenuto da Artemide, con il coinvolgimento di studentesse e studenti dell’Istituto Itg, Iti e Ite di Vibo Valentia e il sostegno del Comitato Controlliamo noi le terre di Maria, composto da Centro Comunitario AGAPE, Goel, Libera Locride, Penelope, Comunità Progetto Sud.

A Maria Chindamo non è stata perdonata la sua voglia di emancipazione

Il 6 maggio quel luogo segnato dalla violenza si trasformerà in uno spazio di luce, memoria e rinascita. Davanti al cancello della sua azienda agricola, a Limbadi, quella su cui aveva messo gli occhi una famiglia di ‘ndrangheta, il Comitato “Controlliamo noi le terre di Maria” organizza un momento di riflessione e inaugura una scultura dell’artista Luigi Camarilla, realizzata da Officine Paolo Scerbo e illuminata grazie al sostegno dell’azienda Artemide in collaborazione con CCO.

Come testimonia il nome stesso, per CCO – presente in Calabria dal 2018 con progetti su legalità, educazione di genere e giustizia minorile che promuovono cultura e realtà positive di riscatto come quella di Maria Chindamo – ogni crisi è anche un’opportunità e questa data diventa un giorno per ricordare e costruire. Quest’anno, durante il momento di riflessione, sarà inaugurato anche uno spazio giardino progettato dagli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Itg, Iti e Ite di Vibo Valentia dove si terrà un estratto dello spettacolo teatrale “Se dicessimo la verità” di Giulia Minoli ed Emanuela Giordano, che racconta la storia di Maria Chindamo.

Illuminare il 6 maggio non è solo un gesto simbolico, è un atto politico, culturale, umano. È un’azione che unisce memoria e futuro, trasformando un luogo segnato dalla violenza in uno spazio di luce, giustizia, memoria e rinascita, coinvolgendo scuole, artisti, istituzioni e associazioni.

Maria Chindamo Calabria
Vincenzo Chindamo, fratello di Maria

«Questo evento commemorativo rappresenta l’espressione dei cittadini che resistono e si oppongono alla ‘ndrangheta patriarcale e violenta che non potrà mai arrestare i sentimenti, i percorsi di crescita e riscatto», commenta Vincenzo Chindamo, fratello di Maria nonché socio e responsabile delle relazioni esterne di GOEL – Gruppo Cooperativo, ringraziando la grande rete sociale costituita attorno al ricordo di Maria, ma soprattutto confidando nella speranza che questa data e questo luogo possano diventare sempre più un simbolo di coraggio e resistenza per tutte le donne soggiogate da una cultura patriarcale.

L’omicidio di Maria Chindamo si inserisce in una realtà drammatica: secondo il dossier Sdisonorate. Le mafie uccidono le donne, realizzato dall’associazione DaSud, sono oltre 150 le donne uccise dalle mafie. Si tratta di donne uccise perché testimoni scomode, madri che si sono opposte al destino criminale dei figli, imprenditrici che hanno detto no al ricatto mafioso. Numeri che raccontano una storia di sopraffazione ma anche di straordinaria resistenza femminile.

Punita perché libera, ad un anno dalla morte del marito, Maria Chindamo stava ricostruendo la sua vita. Studiava, era diventata imprenditrice e soprattutto aveva ricostruito anche la sua vita sentimentale pubblicando la foto con il suo nuovo compagno. Non le è stata perdonata la sua voglia di emancipazione. Le calabresi e i calabresi celebrano la libertà e la resistenza femminile nel nome di una donna coraggiosa, madre e imprenditrice, non lasciamoli soli. L’appuntamento è a Limbadi il prossimo 6 maggio.