Il Cammino di Antigone, il trekking che unisce i luoghi delle stragi e promuove la pace
Un percorso che unisce due luoghi simbolo degli eccidi della seconda guerra mondiale, per ricordare e parlare di pace. Ne parliamo con Alberto Renzi, uno dei promotori.

“Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”. Così rispondeva Antigone disobbedendo allo zio e re Creonte che le vietava di seppellire il fratello, poiché egli era morto infrangendo la legge. E non è un caso che proprio che alla protagonista della tragedia di Sofocle, ispiratrice di quella disobbedienza che antepone la coscienza al rispetto della legge, si debba il nome di un cammino – il Cammino di Antigone, appunto – che vuole unire genti e popoli all’insegna del ricordo, dell’azione diretta nonviolenta e del dialogo, per superare la cultura del conflitto che oggi come ottant’anni fa permea drammaticamente il mondo in cui viviamo.
Siamo a cavallo fra Toscana ed Emilia, separate dagli appennini ma unite dalla simbologia di due luoghi che ricordano ancora oggi due fra le più grandi tragedie della seconda guerra mondiale: Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole , teatri degli omonimi eccidi. «È lì che abbiamo iniziato a lavorare nel 2021 per creare iniziative volte a scuotere le coscienze delle persone sul tema delle stragi di civili», spiega Alberto Renzi di Movimento Tellurico, l’associazione che ha lanciato il Cammino di Antigone.
Questa è la seconda volta che dialogo con Alberto, che mi aveva già raccontato del Cammino nelle Terre Mutate, che attraverso il viaggio lento da più di tre lustri unisce i luoghi colpiti dai più gravi terremoti degli ultimi anni, stimola la rinascita delle comunità che li abitano e rivendica l’urgenza di una ricostruzione fisica e sociale.

Camminare per il diritto alla pace
Un contributo decisivo lo ha dato un altro autore, venuto circa 2500 anni dopo Sofocle: Lorenzo Guadagnucci, giornalista e scrittore nonché camminatore da anni impegnato in temi come diritti, nonviolenza e antispecismo. «Dopo il Cammino nelle Terre Mutate – mi racconta Alberto –, Movimento Tellurico ha aperto un altro cantiere ispirato alla storia del padre di Lorenzo, che da bambino, nel 1944, sopravvisse alla strage di Sant’Anna, mentre i suoi genitori vennero uccisi».
Lo scopo del Cammino di Antigone è lavorare sul diritto dei popoli alla pace, contro le stragi soprattutto ai danni dei civili che vengono coinvolti nelle guerre, loro malgrado. «La figura di Antigone rappresenta bene questo obiettivo. Quello che ci proponiamo non è lavorare sulle guerre tout-court ma sottolineare come il diritto internazionale – che in questa epoca, in Palestina e in molte altre zone del mondo, è stato messo a parte – sia un aspetto centrale».

Dal 2021 Movimento Tellurico porta gruppi di camminatori e camminatrici nei luoghi della memoria, da Sant’Anna a Monte Sole. «Il nostro approccio è quello di coinvolgere e rendere partecipi e non di creare un cammino da “coloni” in territori dove non siamo radicati. Come è stato fatto nelle regioni terremotate, abbiamo provato a costruire una rete di persone e associazioni che abbiamo coinvolto in queste iniziative, allo scopo di creare una rete solidale e tenere viva la memoria al di là dei momenti istituzionali e delle ricorrenze».
Il trekking
Sinora il Cammino di Antigone è stato percorso più volte, ma non è ancora diventato un cammino ufficiale, attrezzato e riconosciuto formalmente, anche se il team sta lavorando per fare in modo che ciò avvenga: «Lo stiamo costruendo poco a poco, abbiamo identificato il percorso con il contributo di Liberation Route Italia, un’itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa che lavora sul concetto di “liberazione”». Liberation Route ha commissionato a Movimento Tellurico lo studio di fattibilità del tracciato migliore per collegare Sant’Anna e Monte Sole e «noi stiamo lavorando con tante associazioni, anche nazionali, per creare il percorso, che coincide anche con un tratto di linea gotica».
La differenza tra un cammino e un cammino ufficiale permanente infatti sta nel grado di formalizzazione. Un cammino può essere ideato da associazioni o comunità locali, anche senza riconoscimenti istituzionali: ha valore simbolico, culturale o sociale, ma non sempre è segnalato o strutturato in modo continuativo. Un cammino ufficiale permanente, invece, è riconosciuto da enti pubblici – come Regioni o Ministero del Turismo –, inserito in elenchi ufficiali, dotato di segnaletica standard e spesso accompagnato da servizi e gestione stabili.

Ma prima ancora di essere qualcosa di fisico, un cammino è una rete di persone che aiutano a conoscere il territorio e a entrare nella sua memoria. «Il trekking è stato individuato e adesso vogliamo essere un rito civile, un percorso di consapevolezza per ragionare sulle atrocità compiute durante la seconda guerra mondiale e fare in modo che le persone diventino parte attiva nel processo di pace e disarmo». Affinché ciò che è avvenuto non si ripeta.
Il Cammino di Antigone oggi e domani
Chiedo ad Alberto di raccontarmi come sta andando la frequentazione del cammino e quali sono i prossimi passi. «Abbiamo in mente di creare un evento a settembre/ottobre 2025 – mi risponde – in occasione del quale vogliamo camminare nel luoghi delle stragi del ’44 insieme a testimoni e voci delle stragi di oggi. Faremo un partenariato, ci saranno anche istituzioni e partner attivi come l’università, poi andremo fra Pisa e Bologna a cercare dei testimoni diretti e indiretti a ottant’anni dalla fine della guerra».
Seguendo l’ultima opera di Guadagnucci – Camminare l’antifascismo – Movimento Tellurico vuole rendere la “memoria viva e attiva”, anche perché col passare degli anni stanno morendo tutti i testimoni diretti delle stragi, stiamo entrando in una fase di progressivo allontanamento da questi temi e la memoria rischia di svanire e perdere di senso. Attraverso il cammino, una pratica di consapevolezza, è possibile conservare la vitalità di questa memoria e portare le persone ad attivarsi e a far parte di questo processo.

Ma i cammini servono anche ad alimentare la rete sia fra gli attori presenti sul territorio sia fra i vari territori. «Le persone che partecipano al cammino entrano nel “cantiere” di Antigone», sottolinea Alberto. «Camminare è una forma di esplorazione e di conoscenza non solo del paesaggio, ma anche della storia dei luoghi. Queste stragi sono accadute spesso in territori marginali e isolati e questo è un modo per scoprirli. In generale c’è una forte connessione fra il camminare e l’entrare in contatto con la memoria: il silenzio, la lentezza, la condivisione con la gente del posto aiutano questo processo».
E così ritornano le parole chiave di Movimento Tellurico con cui Alberto aveva aperto la nostra prima chiacchierata e con cui chiude anche questo secondo dialogo: ecologia, trekking e solidarietà. E ritorna anche l’idea di connettere, creare rete: «Fra le persone che partecipano ai nostri cammini ce n’è una che fa parte di Il mondo che Vorrei, l’associazione delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio, con cui ci sono interconnessione e sensibilità reciproca che creano ponti interessanti. Il team del Cammino di Antigone sta lavorando su altri tracciati simili, che uniscano viaggio lento e sensibilizzazione. Il prossimo sarà su Riace, sulla Calabria, sul ripopolamento e sull’integrazione», conclude Alberto.
Informazioni chiave
Una rete per la pace
Il Cammino di Antigone unisce due luoghi simbolo del diritto alla pace e crea una rete solidale fra le comunità che attraversa.
Camminare è ricordare e scoprire
Il viaggio lento è la modalità migliore per entrare in contatto profondo con la storia dei luoghi e scoprirli.
Il “cantiere” di Antigone
Non solo Sant’Anna e Monte Sole: sono diversi i luoghi simbolo della lotta per i diritti che in futuro saranno interessati da itinerari ad hoc. Fra essi anche Riace.
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