Dentro il Pride, fuori dagli slogan: tra famiglie (in)visibili, diritti negati e orgoglio che resiste
Nella quarta puntata del Talk mensile di Sardegna Che Cambia parliamo di Pride, famiglie omogenitoriali e lotte collettive insieme a Giorgia Saba, attivista e madre lesbica in una coppia omogenitoriale.

«Il Pride è ancora una protesta, deve esserlo». È da qui che parte la quarta puntata del Talk di Sardegna Che Cambia, appuntamento mensile in formato audio e video con cui continuiamo a raccontare un’Isola in divenire, attraverso le storie di chi la fa crescere. Giugno, mese del pride, dell’orgoglio LGBTQIA+, abbiamo pensato di mantenere anche noi accesi i riflettori su un tema quanto mai attuale e necessario: cosa significa oggi vivere una famiglia omogenitoriale? Quale spazio ha l’orgoglio e quale la rabbia in una comunità che continua a vedersi negata?
Ospite in studio è Giorgia Saba, attivista e madre lesbica in una coppia omogenitoriale, che intervistata dalla nostra caporedattrice Lisa Ferreli racconta il proprio vissuto, ma soprattutto le lotte che questo implica: il mancato – fino a qualche settimana fa – riconoscimento della madre non biologica come genitrice, l’assenza del matrimonio egualitario, gli ostacoli giuridici, sociali e culturali che ancora oggi limitano i diritti e la dignità delle famiglie arcobaleno. Ma anche il Pride, evento nato da una rottura rivoluzionaria, oggi però spesso oggetto di divisioni e critiche interne al movimento.

Famiglie omogenitoriali e istituzioni tra assenze e resistenze
A partire dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo non riconoscere come genitrice la madre intenzionale – anche detta non biologica –, la quarta puntata del talk lascia spazio anche a cosa comporti davvero, nella pratica quotidiana, crescere figli e figlie senza però tutele legali e riconoscimento. Lo sguardo si allarga anche alla situazione in Sardegna: a che punto siamo con le trascrizioni? E come si intrecciano diritti negati e discriminazioni invisibili?
«La Sardegna è stata pioniera nel riconoscere la madre intenzionale», spiega Giorgia Saba, che racconta però anche con lucidità e forza le contraddizioni di uno Stato che delega alle singole persone la responsabilità di trovare soluzioni individuali a problemi strutturali. Un dialogo che prosegue senza dimenticare che ogni conquista, anche parziale, è il frutto di una battaglia collettiva. «Mi sembra impossibile sfilare al Pride dimenticandosi di tutto il resto o sfilare solo per i propri interessi. Non riesco a non pensare quotidianamente a quanto accade in Palestina. In questo momento l’unico slogan è “No Pride In Genocide”».
Il Pride che c’è, il Pride che manca
Il cuore della puntata è però una riflessione ampia sul Pride: cosa rappresenta oggi e cosa rischia di non veicolare più. In un sistema capitalista che troppo spesso ingloba le lotte per i diritti rendendole merce di guadagno o di lavaggio della responsabilità di grandi aziende, la consapevolezza diventa centrale. Giorgia Saba in merito sottolinea come negli anni «la retorica del Love Is Love ha in parte aperto la porta al rainbow e pink washing, ha permesso alle aziende di metterci sopra il marchio. Ma quando il vento è cambiato, dall’insediamento di Trump soprattutto, quelle stesse aziende si sono dileguate. Il Pride ha iniziato così a perdere un po’ di quello spirito di lotta da cui era nato».

Il talk mette così al centro anche il nodo dell’intersezionalità: la lotta per i diritti LGBTQIA+ non può essere scollegata da altre battaglie, da altre oppressioni; non può essere indifferente. Dal diritto alla genitorialità a quello all’autodeterminazione dei popoli, fino alla critica al capitalismo: non c’è orgoglio possibile se non è condiviso.
“Dentro il Pride, fuori dagli slogan” è il titolo della puntata e insieme il filo conduttore della conversazione. Un invito a ripensare il Pride non come semplice evento identitario, ma come spazio di conflitto e costruzione politica. Un luogo in cui chiedere diritti, certo, ma anche riconoscere privilegi, mettere in discussione modelli imposti e creare nuove alleanze. La quarta puntata è online sul nostro canale YouTube – qua sotto il collegamento diretto – ma per i mesi di luglio e agosto, il talk si prende una pausa: ci rivediamo a settembre con un nuovo appuntamento. Per segnalazioni o suggerimenti scriveteci a sardegna@italiachecambia.org.
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