Se la sanità pubblica arretra, la comunità avanza: a Iglesias nasce un poliambulatorio sociale gratuito
Un modello di sanità solidale che, grazie anche al volontariato, offre assistenza a chi è escluso dal sistema sanitario. Un esempio concreto di come le risorse comunitarie siano essenziali; ce ne parla Alessandro Manno.
Ci sono dei problemi che non sono solo sardi ma tipici di tutto il contesto italiano che però, sviluppati all’interno dei confini della Sardegna, assumono una gravità ancora maggiore. È il caso della sanità che, per provare a riassumere in estrema sintesi, presenta gli aspetti di criticità maggiori nella mancanza di posti letto all’interno degli ospedali e l’assenza di un numero adeguato di medici di base all’interno del territorio regionale. Secondo il CIMO, il sindacato dei medici, in Sardegna mancano 800 posti letto nei presidi sanitari sardi e 467 medici di base distribuiti in tutta l’Isola.
A queste due gravi criticità, inoltre, fa da sfondo una situazione economica tra le peggiori in Italia, con enormi sacche di povertà. La povertà economica unita alle difficoltà estreme della sanità pubblica porta a un unico risultato: soltanto le persone più ricche sriescono a curarsi e le persone più povere, a causa delle lunghe liste d’attesa e degli esami sempre più costosi, rinunciano alle cure. Secondo l’elaborazione dei dati Istat effettuata dal Centro Studi della Cgil Sardegna, il 17,2% dei sardi rinuncia alle cure.
Partendo da questi dati, sorge spontanea la domanda: “Ma c’è chi che sta provando a evitare che questo accada?”. Come avviene spesso in questi casi la risposta arriva dalla società civile e dal terzo settore, in particolare dalla cooperativa sociale Casa Emmaus che, in collaborazione con il Comune di Iglesias e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), offre nella città di Iglesias servizi sanitari gratuiti a tutte le persone che versano in uno stato di ristrettezza economica attraverso l’ambulatorio Talità Kum.

Un’idea che può sembrare quasi banale nella sua complessità e che parte da un’enorme bisogno presente nell’Isola. A capire che si poteva e si doveva fare qualcosa di più è stata la presidente di Casa Emmaus, Giovanna Grillo: «L’idea è partita dalla lettura dei dati del Sole 24 Ore e della Fondazione Open Polis sulla povertà in Italia. Tante persone – spiega Grillo – hanno difficoltà a pagare il ticket sanitario e per questo sono costretti a rinunciare alle cure». Grazie a dei fondi arretrati ricevuti dalla Regione Sardegna per gli enti del terzo settore e alla collaborazione del Comune di Iglesias, si arriva così alla creazione dell’ambulatorio che nasce per curare e dare assistenza a chi ne ha bisogno.
La creazione di un’idea
Gianni Salis è il coordinatore del progetto ambulatoriale di Casa Emmaus e parlando con lui di come si organizza una realtà così complessa ci si rende conto di quante persone e materiali servono per far nascere da zero un’idea simile. «Una volta che siamo partiti con il progetto, abbiamo cercato la disponibilità degli operatori sanitari, in particolare dei medici e degli infermieri che sorprendentemente si è rivelata molto positiva. In tanti ci hanno detto di sì e ad ora, all’interno del nostro ambulatorio, possiamo contare sulla collaborazione di chirurghi, ematologi, ginecologi, oculisti, cardiologi. Addirittura abbiamo un logopedista, un nutrizionista e un neuropsichiatra. La maggior parte degli specialisti operano a carattere volontario».
Chiaramente all’interno dei locali non è possibile effettuare operazioni, non ci sono sale operatorie ma, come spiega Salis «è utile anche riuscire a effettuare delle visite preliminari per riuscire ad accelerare i tempi delle cure. Da noi non c’è burocrazia, i pazienti vengono con la prescrizione del medico per quanto riguarda le visite specialistiche oppure vengono direttamente per le altre prestazioni come quelle infermieristiche, quelle psicologiche».
La cosa bella che questo posto ha è che diventa un riferimento per le persone che vengono a trovarci
«Non facciamo altro che attuare un principio Costituzionale – continua Salis – secondo l’articolo 32 della Costituzione infatti lo Stato assicura le cure gratuite agli indigenti, quindi non è che stiamo facendo qualcosa di straordinario. Siamo molto pubblici e poco privati».
Sanità, non solo medicina
Però forse qualcosa di davvero straordinario c’è nell’ambulatorio, che va oltre all’assistenza sanitaria e che si lega con un aiuto concreto a tutto tondo per coloro che hanno bisogno di una mano. «Innanzitutto – spiega Salis -, noi non mandiamo via nessuno. Anzi, anche chi aveva un ISEE superiore ai 10.000 euro, che ci eravamo posti come limite per elargire le cure, è stato aiutato. E così faremo fintanto che avremo disponibilità nelle nostre liste d’attesa».
Ma, quindi, chi sono le persone che vengono all’ambulatorio? Racconta Giovanna Grillo: «Oltre a chi ha bisogno di assistenza sanitaria, ci sono anche tante persone anziane, sole, che magari vogliono soltanto un conforto, un aiuto su specifiche tematiche burocratiche». Ad esempio? «Per certi servizi è necessario lo SPID. Ecco, la nostra segreteria ambulatoriale in tanti casi ha aiutato i nostri e le nostre pazienti a creare lo SPID che diventa poi fondamentale anche per accedere a determinati iter sanitari. La cosa bella che questo posto ha è che diventa un riferimento per le persone che vengono a trovarci. Diamo un aiuto sempre, non lasciamo mai solo nessuno».

L’importanza della comunità e il rapporto con le istituzioni
In una società sempre più individualista, nella quale voltarsi per aiutare l’altro sembra quasi un atto eversivo, il lavoro dell’ambulatorio di Casa Emmaus dimostra quanto di bene si può fare con la solidarietà. «Qui da noi – prosegue Grillo con un filo di emozione – non sentirà mai nessuno dire “Non è compito mio, vada da un’altra parte”. Il nostro modus operandi è quello di mettersi a disposizione per cercare di risolvere i problemi delle persone che loro non riescono o non possono a risolvere. Anche due chiacchiere scambiate nell’attesa di una visita possono rendere una vita più bella e dare speranza».
Sentire parlare di solidarietà e vicinanza nella riscoperta di un nuovo senso di comunità in un territorio povero e spesso dimenticato come il Sulcis-Iglesiente, fa davvero pensare che non tutto sia perduto. E questa vicinanza al luogo in cui si opera crea anche nuove opportunità in altre zone dell’Isola grazie a un proficuo rapporto con le istituzioni, come spiegato ancora da Gianni Salis.
«Noi siamo in ottimi rapporti con la ASL, il commissario straordinario Andrea Marras è venuto anche all’inaugurazione del nostro centro a Iglesias. Anche perché il nostro ruolo all’interno del territorio piano piano sta diventando sempre più importante. Ci hanno anche chiesto se è possibile creare ambulatori come il nostro anche in altre zone dell’Isola, come in provincia di Cagliari o Nuoro. Insomma, è un modello replicabile. Basta volerlo e trovare anche amministrazioni comunali che siano che siano sensibili, proattive e con la volontà di sostenere questa iniziativa».
Pur a fronte di tante criticità legate soprattutto alla mancanza di una medicina di prossimità distribuita su tutto il territorio in modo uniforme, la Sardegna e il suo tessuto sociale sono capaci di trovare soluzioni che rimettano davvero al centro i cittadini, le persone e la loro salute, tutelata davvero come un bene primario.
Informazioni chiave
La sanità è in crisi
La crisi sanitaria sarda rappresenta un’emergenza drammatica, che si innesta su un tessuto economico molto fragile, aggravando l’accesso alle cure: il 17% dei cittadini sardi rinuncia alle cure per motivi economici.
la risposta arriva dalla società civile e dal terzo settore
Talità Kum è un progetto promosso dalla cooperativa sociale Casa Emmaus in collaborazione con il Comune e con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, per offrire prestazioni sanitarie gratuite a persone in condizioni economiche svantaggiate.










Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi