Rivoluzione analcolica: come il Codice della Strada ha riscritto anche le regole della socialità
L’inasprimento delle norme su guida e alcol ha innescato un cambiamento profondo nei consumi di analcolici e nei modi di vivere la socialità. Ne parliamo con la nutrizionista Michela Pacifico.
Dal 14 dicembre 2024, con l’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, l’Italia ha assistito a un vero e proprio cambiamento nelle abitudini sociali e nei consumi fuori casa. La stretta sulle sanzioni per chi guida sotto l’effetto dell’alcol ha avuto un effetto immediato non solo sul settore Horeca, ma anche sul modo in cui viene vissuta la socialità. Se da un lato i limiti legali di alcolemia sono rimasti invariati, dall’altro l’introduzione di multe più severe, sospensioni della patente e obbligo di alcol-lock ha profondamente modificato le scelte dei consumatori, portando molti a rinunciare completamente all’alcol, almeno quando si prevede di mettersi alla guida.
In questo nuovo contesto, si è registrato un aumento significativo nella richiesta di bevande analcoliche: vini dealcolati, birre 0% e cocktail analcolici (mocktail) sono sempre più presenti nei bar e nei ristoranti. Alcune indagini mostrano un calo tra il 15% e il 40% del consumo di alcolici in alcuni locali, a fronte di un incremento dell’offerta di alternative più leggere.
Ma il dato più interessante va oltre il consumo stesso: il cambiamento potrebbe essere culturale e sociale. L’uscita serale, diffusamente legata alla “birretta” post lavoro o al gin tonic rinfrescante in estate, inizia a prendere una piega più consapevole e meno abitudinaria. Può nascere una nuova forma di libertà da un’apparente costrizione? Sempre più persone, soprattutto giovani, sembrano sentirsi più libere di partecipare a occasioni conviviali anche senza bere alcol e senza il timore di essere giudicate. Questo segna una trasformazione nei codici sociali: l’astensione non è più vista come rinuncia, ma come scelta.

La Generazione Z sta facendo da apripista a questa transizione. Il concetto di sober curiosity, cioè la curiosità verso uno stile di vita da sobri, non è più un fenomeno marginale ma una tendenza reale per cui bere meno o niente non significa isolarsi, ma anzi partecipare con maggiore consapevolezza. Va consolidandosi anche in Italia intanto lo zebra striping ovvero l’alternanza durante la stessa serata di consumazioni alcoliche e analcoliche. Se quindi i giovani sembrano trainare il processo di trasformazione sociale, le generazioni X e Y non rimangono indietro: secondo un’indagine di BVA Doxa per il Centro Informazione Birra la birra no/low alcol è consumata dal 67% dei bevitori. Questa percentuale è identica tra Gen X, Millenial e Gen Z.
Questo fenomeno ha portato alla codificazione di nuove forme di socializzazione: eventi alcol-free, locali specializzati in drink analcolici di qualità, degustazioni di vini senza alcol. Sembra così affermarsi un’idea di socialità più inclusiva, dove il piacere dello stare insieme non dipende da una sostanza, ma dalla qualità dell’esperienza condivisa. Abbiamo chiesto un parere sul tema a Michela Pacifico, biologa nutrizionista cagliaritana.
Bisogna sempre informarsi su cosa si sta bevendo
Dal un punto di vista professionale, la maggiore diffusione di opzioni analcoliche, quindi la maggiore scelta ma anche l’accettabilità sociale diciamo, sta semplificando il lavoro con le persone che si rivolgono a una nutrizionista per cambiare stile di vita?
Si, decisamente. La possibilità di prendere una birra analcolica o un gin 00 per esempio, riduce molto la sensazione di “diverso” quando si sceglie o si ha necessità di non bere. Inoltre il gusto molto vicino all’originale permette anche di non sentire troppo la mancanza. Sicuramente ora è una scelta più semplice da portare avanti rispetto a qualche anno fa e questo semplifica anche il mio lavoro.
Ci sono delle incognite, degli aspetti che magari una persona che non abbia le competenze nutrizionali potrebbe sottovalutare nel bere birre, vini o gin analcolici?
Bisogna sempre informarsi su cosa si sta bevendo: molti prodotti contengono naturalmente più zuccheri e per molti non c’è specificato che sia 0% alcol e potrebbero esserci percentuali minime che in alcuni casi, come ad esempio in gravidanza, sono da evitare. Quindi se si sta scegliendo di bere questi prodotti per una specifica volontà e non ci sono condizioni di rischio o problematiche particolari di salute sotto, va bene tutto; diversamente è bene informarsi.

E per chi decidesse di avere un regime misto, quindi non smettere del tutto di consumare alcol, che proporzione potrebbe essere consigliabile tra analcolici e alcolici? Ovviamente parlando di persone mediamente in salute e senza problemi specifici, come anticipato.
Riportandomi al punto sopra, non c’è una regola in questo caso. L’unica cosa certa è che non c’è una quantità minima di alcol individuata come salutare: meno è meglio è. Ognuno quindi deve calibrare sulle sue necessità se eliminare del tutto o ridurre a quasi zero, magari alternando una birra normale a una analcolica – idem per vino altri alcolici – o magari relegare a occasioni sporadiche l’alcolico e consumare nella quotidianità le versioni analcoliche. In generale mi sento di dire che l’esplosione di questi prodotti e la loro diffusione ci mette di fronte alla possibilità di fare una scelta per la nostra salute, che non determina neanche una perdita in termini di gusto – se non in minima parte.
Ci terrei però a fare una riflessione finale. Questa nuova possibilità ci mette di fronte a una realtà sociale in cui spesso il movente delle nostre scelte non è la nostra volontà o necessità, ma il contesto. Una persona che in un gruppo decide di prendere un analcolico può venire derisa o sollecitata a prendere bevande alcoliche o anche semplicemente spinta a spiegarne la ragione. Ma cosa muove queste sollecitazioni?
Il punto cruciale, che è lo stesso identico che spesso mina anche i percorsi alimentari, è che le nostre scelte portano gli altri a mettersi in discussione e quindi spesso la reazione può essere giudicante e svilente per chi sta cercando di cambiare il proprio stile di vita. Invito spesso a ragionare sul fatto che probabilmente non faremmo lo stesso ragionamento se sul tavolo ci fossero altre sostanze socialmente meno accettate eppure l’alcol può creare dipendenza e diventare ugualmente molto pericoloso, ma il fatto che sia vissuto generalmente come un’abitudine condivisa fa sembrare tutto più leggero.










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