18 Dicembre 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

A Putifigari il mega impianto fotovoltaico non s’ha da fare

Il MASE ha annullato della Valutazione di impatto ambientale relativa all’impianto Fer previsto nelle vicinanze del sito Unesco di Putifigari.

Autore: Sara Corona Demurtas
fotovoltaico
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Marcia indietro: il mastodontico impianto fotovoltaico in agro di Putifigari non s’ha da fare. Il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, che due mesi fa aveva espresso parere positivo sulla compatibilità ambientale del progetto della romana Ine Seddonai S.r.L., ha ribaltato la sua decisione avviando la procedura di annullamento della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

Il motivo? La Regione ne dà notizia con un post su Facebook – lo potete leggere qui – dall’account della presidente Alessandra Todde: il Ministero ha fatto dietrofront perché il parere tecnico della Soprintendenza speciale per il PNRR è stato dichiarato illegittimo. “Criteri errati, che compromettono la tutela dei beni archeologici”, scrive Todde. Tra i beni archeologici in questione vi è soprattutto la tomba ipogeica a domus de janas di S’Incantu, che ha ottenuto nel luglio di quest’anno il riconoscimento UNESCO e nella cui zona di rispetto sarebbe dovuta ricadere la mega-centrale per la produzione di energia solare.

putifigari
In giallo il buffer che protegge il sito archeologico di Putifigari (da qui)

Putifigari: cosa è successo

La notizia è rimbalzata su diverse testate che hanno confermato errori del Ministero della Cultura (MIC) come causa del rigetto della VIA: “Le aree di tutela erano state calcolate in modo non conforme alla normativa, con gravi conseguenze sull’intero procedimento e pregiudizio per il bene archeologico riconosciuto dall’UNESCO”, scrive ANSA. La Soprintendenza speciale è un ufficio straordinario del MIC, istituito per tutelare i beni culturali interessati dagli interventi previsti dal PNRR, come quelli per la transizione energetica. Questo ufficio nazionale lavora con le Soprintendenze locali – uffici territoriali del MIC che gestiscono e proteggono il patrimonio culturale di ogni provincia italiana – le quali preparano i pareri tecnici sui casi specifici. 

L’errore sarebbe stato nel passaggio tra il locale e la Soprintendenza speciale: a maggio di quest’anno gli uffici di Sassari segnalavano che gli impianti del fotovoltaico previsti dal progetto ricadevano in “area non idonea”, perché a meno di 500 metri di distanza da un bene archeologico; gli uffici nazionali riclassificavano per errore l’area come “idonea”, pur esprimendo parere negativo al progetto. La differenza è sostanziale, perché se – e solo se – l’area è classificata come non idonea, il parere negativo del Ministero della Cultura è vincolante. In caso contrario, anche se in spregio al buonsenso, può essere ignorato.

Un errore tecnico, dunque, che avrebbe portato il Ministero per l’Ambiente a esprimere valutazione positiva – ne abbiamo parlato anche qui – su premesse sbagliate? Ma la Soprintendenza speciale aveva comunque espresso parere inequivocabilmente negativo sulla compatibilità ambientale del progetto, facendo sue le osservazioni trasmesse dalla Soprintendenza locale già al 15 di maggio.

speculazione energetica
Putifigari, necropoli di Monte Siseri – foto di Gianni Careddu

Anche Su Crocifissu Mannu ha gli stessi problemi

Nel documento datato 12 settembre e firmato dal Soprintendente nazionale dottor Fabrizio Magani si legge: “La costruzione dell’impianto porterebbe a una trasformazione repentina del paesaggio e delle strette relazioni esistenti tra i monumenti archeologici”, alterando inoltre “completamente i caratteri di naturalità che ancora oggi caratterizzano questa porzione di territorio di Putifigari”. Le soprintendenze erano state chiare nel descrivere i rischi del mega-fotovoltaico in termini di danni potenziali ai beni archeologici e paesaggistici: pronunce fortemente negative che il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica aveva scelto di ignorare, esprimendosi positivamente sulla Valutazione di Impatto Ambientale.

Riconosciuta l’area di S’Incantu come “non idonea” all’installazione di impianti fotovoltaici, il blocco al progetto dovrebbe ora essere definitivo. Ma in tanti vedono in questo risultato non l’esito di un cavillo burocratico, bensì una conquista delle mobilitazioni di sarde e sardi: comunità locali, associazioni, forze politiche locali e regionali, che hanno lavorato insieme per smuovere l’opinione pubblica, opporsi a un governo percepito come sordo alle istanze della Sardegna e interpellare i decisori – primo fra tutti, l’UNESCO. 

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Porto Torres – Necropoli ipogeica di Su Crucifissu Mannu (foto di Gianni Careddu)

Come il Centro Studi Identità e Memoria (CeSim), a capo del fortunato progetto per l’iscrizione delle domus de janas nelle liste del Patrimonio dell’Umanità, che ha interpellato in modo tempestivo l’Organizzazione delle Nazioni Unite con una lettera in cui segnalava il pericolo imminente del progetto industriale per il delicato sito di S’Incantu. «L’UNESCO dialoga con la società civile, non solo con le istituzioni», ha spiegato a Sardegna Che Cambia la presidente del CeSim, l’archeologa Giuseppa Tanda. «È stato uno sforzo congiunto. In cui hanno importanza anche i Comitati, che stanno nel territorio».

Ma l’archeologa ha denunciato una situazione che, a livello regionale, resta comunque molto critica: «Non è finita. Anche Su Crocifissu Mannu ha gli stessi problemi». La complessa necropoli ipogeica in agro di Porto Torres, anch’essa riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è tutelata da un’area di rispetto all’interno della quale sarebbero previsti ben due mega-progetti – anche qui di agrivoltaico – in località Luzzana ‘e Cherchi (Porto Torres) e Su Giau (Sassari). «Ci stiamo muovendo anche per questo sito archeologico», racconta Tanda. Ecco perché serve restare con gli occhi bene aperti: per non ridurci a sperare che intervenga un altro cavillo burocratico a salvare per il rotto della cuffia il nostro patrimonio culturale.