Meno del 3% degli aiuti per il clima sostiene una transizione giusta
ActionAid: solo il 3% dei fondi clima sostiene una “giusta transizione” per lavoratori e comunità. Alla vigilia di Cop30 a Belém cresce la pressione per piani concreti e finanziamenti equi.
Meno del 3% dei fondi internazionali per tagliare le emissioni sostiene i lavoratori e le comunità che lasciano i settori inquinanti. È il dato che emerge da una nuova analisi di ActionAid diffusa a una settimana dall’avvio dei negoziati Onu sul clima a Belém, in Brasile. Il rischio, avverte l’organizzazione, è che la risposta globale alla crisi climatica approfondisca le disuguaglianze invece di ridurle.
Il rapporto ha esaminato quasi 650 progetti di mitigazione approvati dai due principali fondi multilaterali sul clima: 178 del Green Climate Fund e 466 dei Climate Investment Funds. Solo uno su cinquanta risponde ai criteri di “just transition”, che includono partecipazione reale di lavoratori, donne e comunità, piani di riqualificazione e sostegno ai redditi, e la promozione di cambiamenti sistemici lontano da fossili e agricoltura intensiva. In termini economici, appena 1 dollaro su 35 confluisce in iniziative allineate a una transizione equa: 630 milioni in oltre un decennio.
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«Le decisioni sulla finanza climatica sono spesso guidate da interessi degli investitori più che dai bisogni delle persone coinvolte», ha osservato Teresa Anderson, responsabile Giustizia Climatica di ActionAid, definendo “sorprendentemente bassi” gli importi destinati alla transizione giusta. Questo scollamento non è solo un problema etico: progetti disegnati senza mappare tutti gli attori possono fallire sul piano pratico. L’analisi cita un caso in Bangladesh, dove la conversione dal riso ai mango ha penalizzato lavoratrici e lavoratori stagionali non consultati, mostrando i costi di percorsi calati dall’alto.
Il lancio arriva in un momento politicamente delicato. A Cop30, che inizia il 10 novembre a Belém, fra le priorità dichiarate di molti attori della società civile c’è dare gambe al Just Transition Work Programme, varato a Cop27 ma in stallo sui dettagli operativi. Tra le proposte, il nuovo Belém Action Mechanism per trasformare principi e linee guida in piani concreti, con supporto internazionale a misure su misura per Paesi e settori. Rendere la giustizia sociale “cuore” dell’agenda climatica, e non accessorio, è l’obiettivo esplicito dei promotori.
ActionAid chiede ai Paesi ricchi impegni per finanziamenti a fondo perduto nell’ordine delle migliaia di miliardi l’anno verso il Sud globale, un rafforzamento dei criteri del Green Climate Fund su lavoro e giustizia, e la chiusura graduale dei Climate Investment Funds, nati con una “sunset clause” e oggi percepiti come governance troppo sbilanciata verso il Nord globale. L’organizzazione ha collocato la “just transition” al centro delle sue pubblicazioni e campagne, spingendo per spostare l’attenzione dalla sola riduzione della CO₂ all’impatto su persone e diritti.






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