Crisi idrica in Italia: un rapporto svela il ruolo del suolo degradato
Secondo un nuovo rapporto, la salute del suolo è la chiave per affrontare siccità e scarsità d’acqua.

L’Italia ha registrato nel 2023 un calo del 16% nella disponibilità idrica rispetto alla media degli ultimi trent’anni, con impatti gravi sull’agricoltura, soprattutto nelle regioni del Sud. Ma a peggiorare la situazione non è solo il cambiamento climatico: secondo il nuovo rapporto dell’organizzazione Salva il Suolo, il degrado dei terreni agricoli gioca un ruolo centrale nella crisi idrica in corso.
Quando il suolo è impoverito, perde la capacità di assorbire e trattenere l’acqua, aggravando gli effetti della siccità. Il fenomeno è parte di una crisi più ampia: il 61% dei suoli europei è attualmente considerato “insalubre” e nel 2022 la scarsità idrica ha interessato il 40% della superficie terrestre dell’Unione.
Il rapporto propone soluzioni concrete: compostaggio, minore lavorazione del terreno e aumento della sostanza organica per migliorare la ritenzione idrica dei suoli. “Un terreno sano può trattenere acqua fino a 10 volte il suo peso”, spiega Praveena Sridhar, responsabile tecnico di Salva il Suolo.
«Dare priorità alla salute del suolo è fondamentale per la gestione delle risorse idriche italiane, per adattarsi ai cambiamenti climatici e per garantire la produzione alimentare. Esortiamo il governo nazionale a fornire ulteriore sostegno agli agricoltori per aumentare la sostanza organica del suolo. Questo garantirebbe la sicurezza idrica e alimentare per le generazioni future».
Il messaggio è chiaro: senza suoli sani, non ci sarà né sicurezza idrica né sicurezza alimentare. Affrontare il degrado del suolo è oggi una priorità ambientale, agricola e climatica per l’Italia e l’Europa.
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