Il Parlamento Ue approva il declassamento della protezione del lupo
L’Europa apre ai piani di contenimento. L’Italia intanto si è già portata avanti.

Con 371 voti favorevoli, 162 contrari e 37 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato il declassamento della protezione del lupo, modificando la direttiva Habitat per allinearla alla Convenzione di Berna. Con una decisione destinata a far discutere, il lupo passerà dallo status di “rigorosamente protetto” a “protetto”, aprendo così la possibilità per gli Stati membri di autorizzare piani di contenimento, compresi abbattimenti selettivi, se considerati necessari per la sicurezza o la tutela delle attività umane.
La protezione della specie non viene completamente revocata: gli Stati dovranno comunque garantire uno stato di conservazione favorevole. Inoltre, avranno la facoltà di mantenere, se lo desiderano, una protezione più elevata a livello nazionale.
Secondo l’Ispra, in Italia ci sono oggi circa 3.300 lupi, parte di una popolazione europea stimata in oltre 20.000 esemplari. Il loro ritorno è stato un successo delle politiche di conservazione, ma la loro espansione in territori sempre più antropizzati ha innescato tensioni con il mondo agricolo e pastorale, spingendo una larga parte dello spettro politico – soprattutto a destra – a chiedere un cambio di approccio.
Il provvedimento europeo, approvato in procedura d’urgenza, dovrà ora essere formalmente ratificato dal Consiglio Ue, che ha già espresso parere favorevole. Entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, e gli Stati membri avranno 18 mesi per adeguare la propria legislazione. Il dibattito, però, è destinato a restare acceso.
Secondo Cristina Guarda, agricoltrice ed eurodeputata di Europa verde, «il declassamento sarà controproducente per allevatori e malghesi, perché verrà meno tutto l’aspetto che riguarda la prevenzione».
Mentre Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della Natura di WWF Italia e tra i massimi esperti in Italia di fauna selvatica dichiara al Fatto Quotidiano: «Tutta questa vicenda è un’enorme illusione, è fumo negli occhi di allevatori e agricoltori. L’hanno spacciata per una vittoria per gli allevatori, ma non è così. La politica ha creato un finto problema. Infatti ora saranno le Regioni a dover redigere i piani di gestione, e tali piani dovranno avere un fondamento scientifico. In sostanza, le politiche di contenimento dovranno essere giustificate, rispettando criteri scientifici, in aree specifiche con, eventualmente, numeri congrui. Che non si illudano che sia tutto risolto col declassamento. Ancora una volta servirà prevenzione e scienza».
L’Italia si è portata avanti, anticipando la decisione europea: pochi giorni fa, la commissione Politiche dell’Ue della Camera ha approvato un parere – proposto dalla deputata Alessia Ambrosi (FdI) – favorevole all’abbassamento dello status di protezione del lupo, con i soli voti contrari di PD e Movimento 5 Stelle. Una mossa preparatoria che conferma l’attivismo del centrodestra italiano, in particolare Lega e Fratelli d’Italia, nel sostenere la revisione normativa.
Il lupo, tuttavia, non è considerato un pericolo per l’uomo secondo la comunità scientifica, e svolge un ruolo cruciale negli equilibri ecologici: regola le popolazioni di ungulati selvatici, limita la diffusione di malattie e favorisce la biodiversità. Le associazioni ambientaliste e scientifiche sottolineano che i danni al bestiame possono essere ridotti con misure alternative agli abbattimenti, come l’uso di recinzioni elettrificate, il ricovero notturno degli animali e l’impiego di cani da guardiania, ad esempio i pastori maremmani abruzzesi. Buone pratiche spesso trascurate per motivi economici o organizzativi, ma efficaci nel prevenire i conflitti.
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