16 Lug 2014

Io Faccio Così #34 – Devis Bonanni, una "pecora nera" nella società dei consumi

Scritto da: Daniel Tarozzi

Devis Bonanni, autore del libro "Pecoranera" ha scelto di restare a vivere in Carnia, nel nord del Friuli Venezia Giulia. Un cambio di vita radicale da informatico assunto a tempo indeterminato per ritrovare il contatto con la terra, le stagioni, produrre il proprio cibo e tornare, semplicemente, a vivere.

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Venezia - La Carnia è una terra verde, affascinante, irta e apparanemente ostile. Qui – nel nord del Friuli Venezia Giulia –  piove tanto, piove sempre. E’ una delle zone più piovose d’Italia e la densità abitativa è molto scarsa. In questa terra di confine ha scelto di restare a vivere Devis Bonanni, giovane agricoltore nato nel 1984, autoproduttore, nonché autore del libro “Pecoranera“, un piccolo caso editoriale capace di vendere in pochi mesi più di 11.000 copie. Devis ha lasciato il posto fisso dopo cinque anni come informatico assunto a tempo indeterminato. Lo ha lasciato perché preferiva il contatto con la terra, l’alternarsi delle stagioni, la libertà di essere anziché apparire. Quando siamo andati a trovarlo ci ha accolto nella sua casa insieme alla compagna Monica e ad un loro amico, Andrea.

Scrivevo allora sul mio blog: “Il tempo di presentarci ed eravamo tutti seduti a gustare una cena squisita preparata da Devis e Monica. Ovviamente una cena a base di verdure del loro orto e interamente autoprodotta. Questa mattina (dopo una colazione altrettanto buona e altrettanto autoprodotta) ci siamo diretti nel suo orto, dove abbiamo aiutato i padroni di casa a smantellare una serra che andava dismessa prima dell’arrivo della neve e abbiamo poi ricoperto il terreno di letame, spostandolo con alcune carriole.

L’atmosfera era rilassata, i gesti consapevoli. Quando si lavora la terra si parla poco e ci si intende con uno sguardo. Non è che non ci sia il tempo o che manchi la voglia. Semplicemente si entra in uno stato di meditazione consapevole che riduce al minimo i gesti superflui.

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Si lavorava in squadra senza dover stabilire i ruoli. Ognuno responsabile per sé e in connessione con gli altri. Intorno a noi, le montagne ci osservavano silenti e una leggera pioggerellina ci inumidiva a tratti i capelli. Dopo quattro o cinque ore, ci siamo fermati per ‘un’intervista’. Devis si è mostrato sereno, determinato, umile, consapevole. Una volta gli hanno detto che ‘era troppo intelligente per lavorare la terra’, ma io credo che lui fosse troppo intelligente ‘per non lavorarla’.

E’ proprio vero: il cambiamento inizia spalando il letame. Quello necessario a produrci il cibo per vivere e quello di cui è sommerso il nostro spirito e il nostro senso del coraggio e della sfida. Solo trasformando anni di condizionamenti culturali, dolori e sconfitte in sostanza fertile per il germogliare del nostro cibo futuro possiamo sperare di tornare a vivere in un mondo in cui il senso del sé e del noi siano gli elementi fondanti della vita e della comunità. Per poter rispondere, come mi ha suggerito oggi Devis alla domanda ‘che lavoro fai’? nel più semplice e rivoluzionario dei modi: vivo”.

Quando Devis si è licenziato lo hanno guardato tutti strano. Nell’epoca della crisi lasciare il posto fisso sembrava una follia. A distanza di anni l’azienza in cui lavorava purtroppo ha chiuso. Il posto fisso non era poi così fisso. La terra invece sì, quella c’è ancora così come la sua passione e la sua convinzione di aver fatto la scelta giusta nonostante le difficoltà e le delusioni. Il progetto iniziale, infatti, prevedeva la realizzazione di un ecovillaggio, progetto al momento “sospeso”. La burocrazia, inoltre, si è rivelata presto ostile e anche le domande di amici e parenti non hanno aiutato. Sono poi arrivati anche gli “incidenti“. Qualche mese fa – marzo 2014 – la casetta in legno in cui avevamo mangiato e in cui Devis offriva ospitalità a chi lo andava a trovare è stata colpita da un incendio. Ma Devis va avanti e trova sempre nuove forze nella terra che lo circonda.

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A distanza di quasi due anni ricordo le ore trascorse in quelle piovose giornate friulane come alcuni tra i momenti più intensi di tutti e sette i mesi di viaggio. Tra un silenzio e uno sguardo, mi sono sentito immerso in un mondo arcaico e moderno in cui la saggezza nasceva dal fare tanto quando dallo studiare, dall’incontrare, dall’accogliere e dal cercare.

Devis e Monica vivono con poche centinaia di euro al mese. Quelle che servono per le bollette della luce, la tassa dei rifiuti, una birra ogni tanto. Devis non ha l’automobile. Si muove in bicicletta anche quando deve fare molti chilometri. Risparmia in benzina, assicurazione, bollo, meccanico, stress, persino palestra! Quando arriva ad una presentazione cerca di spiegare che i soldi non spesi sono soldi guadagnati, che in qualche modo il tempo trascorso a pedalare potrebbe essere considerato un lavoro. Spesso lo guardano strano, ma lui non ci pensa e riparte. La Carnia lo aspetta, insieme ai suoi orti sinergici e naturali, ai suoi ospiti che vanno a fare settimane di apprendimento in cambio di vitto e alloggio, a qualche serra da montare o smontare, alla legna da tagliare, forse ad una casa da autocostruire. Quando Devis sta lontano dalla sua terra gli manca tutto, proprio tutto. Persino la pioggia.

Daniel Tarozzi

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