29 Set 2023

A Modica c’è La Casa di Toti, un b&b etico e un co-housing per ragazzi con disabilità

Nelle campagne ragusane Muni Sigona, mamma di Toti, ha voluto immaginare e realizzare un progetto di "durante e dopo di noi" che supera l'idea della sola assistenza e punta a offrire occupazione per i ragazzi neurodiversi. A Modica, i ragazzi e gli operatori del B&B etico accolgono i turisti e si occupano di ogni fase del soggiorno. E nelle aree del co-housing sperimentano una gestione quotidiana in autonomia.

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Ragusa - Questa è la storia di un sogno. Il sogno di una madre e della famiglia di un ragazzo con disabilità che ha voluto credere nella possibilità di realizzare un luogo dove ragazze e ragazzi disabili non vengano consegnati esclusivamente a un destino di accoglienza e assistenza ma abbiano la possibilità di fare, sentirsi utili e persino lavorare. Questo è il sogno, in parte realizzato, ma che cresce di giorno in giorno, di La casa di Toti.

Un progetto nato dalla forza e determinazione della catanese Muni Sigona, madre di Toti, appunto: ragazzo disabile di 23 anni che oggi vive e lavora insieme con altri giovani nel B&B etico La casa di Toti, che ha aperto i battenti a maggio 2021 nelle campagne di Modica. Nel B&B i turisti vengono accolti e coccolati dai ragazzi portatori di disabilità, al centro del progetto sociale e occupazionale La Casa di Toti – Residenza per ragazzi neurodiversi e B&B Etico. Sono loro – insieme con i loro tutor – a occuparsi di front office, back office, pulizie e colazioni.

La casa di Toti
Muni Sigona, Toti (al centro) e Corrado, personal trainer del centro di Casa di Toti
MUNI SIGONA E IL SOGNO DELLA CASA DI TOTI A VILLA SAN FILIPPO

«Mi ritengo, tutto sommato, fortunata – racconta Muni –: avevo questa bellissima dimora di campagna, Villa San Filippo, che dà e prende il nome dall’intero circondario, ed essendo figlia unica ho potuto usufruire di questo patrimonio per avviare questo progetto. Anche se di certo non poteva bastare». Il sogno di Muni infatti risale a dieci anni fa, quando Toti andava ancora a scuola, ma lei pensava già che con la maggiore età la sua vita sarebbe cambiata.

«Un pomeriggio – ricorda –, mentre stiravo davanti alla televisione, vidi per caso il progetto dei ragazzi di Hotel a 5 stelle, una struttura ricettiva gestita da ragazzi con la sindrome di down. Quella notte, pensando e ripensando, sognai il tetto di vetro e tanti ragazzi speciali intorno a me. Toti non c’era ma in quel momento svegliai mio marito Michele e gli dissi: «Io voglio fare la casa di Toti». Il progetto La Casa di Toti nasce nel 2016. Non solo un posto dove vivere in co-housing con il supporto di personale specializzato, ma un B&B etico dove i ragazzi lavorano attivamente nella conduzione della struttura e nell’accoglienza degli ospiti.

Casa di Toti è un Durante Noi, un Dopo di Noi ed è anche un’impresa sociale: il primo B&B Etico in Sicilia, che consente a questi ragazzi di essere impegnati nella gestione della struttura

Una comunità dove ragazzi come Toti anche in futuro potranno vivere e saranno occupati nella gestione della casa vacanza in questo progetto che concilia impresa sociale e occupazione, ribaltando il concetto di assistenza al ragazzo con disabilità, che da fruitore del servizio turistico ne diviene il gestore. «Casa di Toti – sottolinea Muni – è un “durante noi”, un “dopo di noi” ed è anche un’impresa sociale, il primo B&B Etico in Sicilia, che consente a questi ragazzi di essere impegnati nella gestione della struttura e nei laboratori occupazionali attivati all’interno della comunità».

I RAGAZZI IN CO-HOUSING SI AUTOGESTISCONO CON LA SUPERVISIONE DEGLI OPERATORI

«Abbiamo aperto nel 2021 – spiega Muni Sigona – e da quel momento i ragazzi residenziali stanno in Villa fino al venerdì. Nel weekend, quando si lavora di più con il B&B, abbiamo avviato un progetto di stage e dei cosiddetti weekend respiro con i ragazzi che vengono da altre strutture e trascorrono il fine settimana in co-housing e sono impegnati in laboratori occupazionali. Di fatto non c’è nessuno specializzato in hotellerie perché ho voluto scommettere sui ragazzi che si vogliono sporcare le mani assieme ai quattro operatori».

La casa di Toti
La piscina del B&B etico e co-housing La casa di Toti

La strada però è ancora in salita. «Oggi il co-housing accoglie ancora un numero ristretto di ragazzi: la retta che paghiamo noi famiglie – spiega – non può essere troppo bassa e non tutti possono permettersela perché non tutti possono contare sulla pensione di invalidità e quando c’è il contributo regionale, di fatto, si tratta di ragazzi con disabilità gravi che non potrebbero essere supportati da questo tipo di accoglienza».

I ragazzi durante il percorso di residenzialità hanno modo di trovare nuovi ritmi di vita, di sperimentarsi in una dimensione funzionale sia individuale che di gruppo e sentirsi finalmente adulti: lavano, puliscono le loro camere, seguono il menù, mantengono puliti gli spazi comuni, si occupano della piscina e del giardino a seconda delle loro vocazioni. Insomma un modo per favorire l’indipendenza. E tutto questo senza perdere di vista i legami con il contesto familiare e mantenendo rapporti stabili con le famiglie di appartenenza.

I LABORATORI SEMIRESIDENZIALI, LA BLU CAFE E IL SUPPORTO DEI BAMBINI DELLE FATE

Ma c’è di più: per i non residenti da qualche settimana sono stati avviati anche laboratori e attività semiresidenziali con musicoterapia, ortoterapia arteterapia, fitness e tanto altro – in estate, in piscina, i ragazzi hanno svolto anche lezioni di nuoto. Inoltre, grazie al contributo annuale di SIFI Spa, la La casa di Toti Onlus sostiene la Blue Cafe, una barca etica ormeggiata a Marzamemi, sottratta agli scafisti e affidata in modo definitivo alla onlus come luogo di esperienze costruttive e occasione di aggregazione: un laboratorio “galleggiante”.

Blu Cafe la barca a vela de La casa di Toti
Blu Cafe la barca a vela de La casa di Toti

«Come ho detto, io penso che in fondo sono stata fortunata, perché abbiamo conquistato il cuore di molti imprenditori e quello di Franco e Andrea Antonello, che ci hanno accolto nel loro progetto I bambini delle fate. I lavori di costruzione sono stati realizzati infatti grazie alle raccolte di fundraising e crowdfunding e a molte imprese private e a donatori privati, nonché contributi da parte di Banca d’Italia e Unicredit e anche con il 5×1000».

Fondi e donazioni che hanno contribuito a tessere i sogni. Ma di sogni Muni ne ha ancora tanti: «Intanto mi piacerebbe mantenere il co-housing aperto sette giorni su sette e poi riuscire ad assumere i ragazzi con un vero e proprio contratto. Vorrei che il B&B fosse attivo costantemente e che mi desse la forza economica di garantire lo stipendio per una reale inclusione socio-lavorativa con stipendio. E poi ne ho uno più privato: vedere entrambi i miei figli Toti e Felice realizzati e sereni».

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