22 Feb 2024

Alla ricerca del Vello d’Oro, un viaggio di 3400 chilometri per unire mito e realtà

Scritto da: Cinzia Catalfamo

Il filosofo e saggista Emanuele Franz ha percorso 3400 chilometri via terra e via mare sulle tracce della spedizione alla ricerca del Vello d'Oro, in Colchide, antica regione nella zona dell'attuale Georgia. La sua impresa, che ricalca quella di Giasone, gli ha consegnato risposte importanti su temi quanto mai attuali, come l'unione fra popoli e il dialogo interreligioso.

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Udine, Friuli Venezia Giulia - La mitica ricerca del Vello d’oro non è solo materia per storici delle religioni, ma contiene tanti parallelismi con l’attualità, come ad esempio il fatto che anche i greci ambivano a quella continuità sostanziale fra Oriente e Occidente già allora perduta dopo la frammentazione degli indoeuropei in mille stirpi e quindi lingue, costumi e anche tesori divelti. Lo sa bene il filosofo, saggista ed editore friulano Emanuele Franz, autore di Alla Ricerca del Vello d’oro. Spedizione in Colchide del terzo millennio. 3400 chilometri via terra e mare.

La sua non è stata solo una navigazione metaforica fra le onde della storia e della leggenda, ma un vero e proprio viaggio, reale e vissuto in prima persona, che lo ha portato sui sentieri della spedizione alla ricerca del Vello d’Oro, il cui racconto è contenuto del libro pubblicato da Audax. Firma la prefazione di questo libro Louis Godart, uno degli storici più importanti d’Europa e consigliere per il Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana.

emanuele franz vello doro
Emanuele Franz

Essendo io stessa, appassionata di “ricerche dell’anima” mi sono un po’ messa nei panni dell’autore durante questo viaggio in paesi che, come dice lui, hanno vissuto vicende struggenti durante la loro storia, ma che contengono ancora misteri che pochi esseri umani hanno osato cercare in passato. Scrive Emanuele: “La zona della Colchide, considerata la fine del mondo conosciuto, incarna sia metafisicamente che geograficamente una striscia di terra che unifica, appunto, Europa e Asia, terra quindi contesa, rivendicata, combattuta, ai tempi di Giasone come oggi. Oriente e Occidente, due mondi, due forze perennemente in lotta che agognano l’unità di un tempo e che ora è scissa e ferita. Il Vello giunge a questa riunificazione e la vuole con tutte le forze”. 

Vuoi raccontare la tua “avventura” ai nostri lettori?

Certo, anche se prima vorrei brevemente presentare il mio modo di vivere ciò che studio delle religioni e della filosofia. Infatti questo per me non significa restare dietro a una scrivania ma, anzi, muovermi alla ricerca del mistero, ovvero applicare le mie conoscenze alla scoperta del mondo come concreto impegno civile. Le mie fonti d’ispirazione sono i luoghi e le persone; le mie esplorazioni sono arrivate sull’Himalaya, oltre il Polo Artico e in tanti altri posti dove ho sempre cercato il contatto con le persone e con gli elementi naturali: questa è la mia filosofia.

Cosa rappresenta per te il Vello d’Oro?

Innanzitutto la mia passione per il mondo della Grecia Antica. Ma per me e il Vello d’Oro è inteso anche e soprattutto come unità agognata – raggiungibile o irraggiungibile? – fra Oriente e Occidente. 3000 anni fa, ai tempi di Giasone, la Colchide era bottino di guerra come lo è oggi la stessa zona – gli attuali Georgia, Cecenia, Armenia – e non a caso Prometeo, che doveva unire popoli e stirpi, fu qui incatenato. Inoltre la mia ricerca riguarda anche la mia conversione da cattolico romano a cristiano serbo ortodosso.

Giasone e il Vello d'Oro
So che è una domanda molto personale e ti lascio la libertà di rispondere oppure no. Cosa ti ha spinto a questa conversione?

Certo, non ho problemi a rispondere. Durante il Covid mi trovavo “in esilio” in Serbia. In quei luoghi ho potuto trovare tanta accoglienza, serenità e sicurezza all’interno delle chiese e delle comunità, in opposizione a quello che, secondo il mio parere, non è riuscita a fare la Chiesa Cattolica. Personalmente sono un fedele cristiano, ma nella mia Chiesa di origine, quella Cattolica, non mi sono sentito confortato in un momento di grande fragilità.

Sono invece rimasto profondamente toccato dalla devozione e dall’inclusione trovata nelle Chiese ortodosse, tanto che in quel periodo chiesi di partecipare alla vita comunitaria. Passai poi tre giorni sul Monte Athos, che per me è stata un’esperienza unica nella mia vita. Al ritorno dal Monte, dopo vari colloqui con le autorità ecclesiastiche, ho chiesto di potermi convertire. E così fui battezzato alla Chiesa Cristiana Serba Ortodossa, nell’antica Sirmio, oggi la città di Sremska Mitrovica.

Torniamo al tuo libro: raccontaci il tuo viaggio alla ricerca del Vello d’Oro.

Il testo raccoglie le ricerche in Georgia e Armenia, quasi un mese di esplorazioni durante il quale ho rinvenuto e analizzato diversi elementi architettonici, geografici e iconografici, convincendomi che gli antichi miti di Giasone e degli argonauti, oltre al Vello d’oro, non sono frutto di un’invenzione come, a mio sapere, hanno sempre sostenuto gli storici.

Lo studio delle religioni e della filosofia per me non significa restare dietro a una scrivania ma, anzi, muovermi alla ricerca del mistero

Mi sono chiesto: “Come mai nessuno è mai andato alla ricerca del Vello d’Oro, mentre spedizioni su spedizioni sono state fatte per il Sacro Graal, Atlandide e così via?”. L’unica testimonianza che ho trovato è una lettera che Schliemann, il grande archeologo, scrisse al figlio per invitarlo a iniziare degli scavi in Colchide. Visto che nessuno aveva mai provato a dimostrare l’esistenza del Vello d’Oro ho deciso di farlo io.

Com’è andata questa spedizione?

Ho viaggiato per 3400 chilometri senza mai prendere un aereo. Sul Mar Morto mi sono imbarcato su una nave mercantile poiché, a causa della guerra, non ho trovato un trasporto civile. Un mese di nave: sono stato davvero molto male fisicamente e melanconico emotivamente. Quando sono arrivato a terra tutto è andato meglio, anche l’accoglienza delle popolazioni e le mie scoperte, che mi hanno dato il coraggio di continuare. La mia tesi è che l’antica Chiesa ortodossa georgiana, fra le più antiche chiese del mondo, abbia inglobato al suo interno l’antico mito di Medea e Giasone e abbia assunto e conservato fra i suoi Templi il Vello d’Oro.

bagdati
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Ne è sufficiente prova la ricca documentazione iconografica che ho raccolto e che presento all’interno del libro, la quale evidenzia come l’antica chiesa ortodossa Georgiana, fondata dall’Apostolo Andrea, presenta un culto del mantello divino, dal mantello di Gesù, conteso e dai poteri divini. Si pensi all’episodio evangelico dell’emorroissa e anche il biblico mantello di Elia dai poteri sovrannaturali, tutti elementi ricolmi e reiterati nella primitiva Chiesa della Georgia. Studiando i poeti greci e gli storici come Tacito o Teodoro Siculo, nei testi dell’antica Grecia si parla spesso del Vello d’Oro. Prima di partire ho studiato distanze, fiumi, montagne, la storia di Medea e mi sono convinto che il Vello non è un’invenzione, ma che sia realmente esistito. 

Quali altri elementi hai trovato a supporto della tua tesi?

A Bagdati, un paesino il cui nome significa “dono di Dio”, ho trovato la prima cappella contenente l’immagine di una donna che tiene in mano un serpente. È forse l’immagine di Medea?. In tutto quel territorio, nelle chiese, viene rappresentata la Madonna seduta sul mantello. Mi sono così reso conto che le prime comunità cristiane in questa zona, fondate dall’apostolo Andrea, avevano ripreso e continuato le antiche tradizioni e non le avevano cancellate, come spesso si pensa della religione cristiana.

La vicenda di Giasone sembra anticipare la venuta di Gesù, quindi rientriamo nella logica della continuità e non nella divisione. Il Vello d’Oro può essere interpretato come anticipazione ellenica dell’Unità di Cristo – si pensi ad Abramo, che sta per sacrificare Isacco ma poi opta per l’ariete, ma anche al nome Giasone, che è la forma ellenizzata di Yehoshua, Gesù, dal greco Iasthai, guarire. Giasone e Gesù guariscono dal male della divisione. 

Come interpreti l’Unità rispetto alla divisione in ambito religioso e geopolitico?

Per Unità io non intendo ecumenismo, infatti riconosco le differenze nelle culture, nelle lingue, nei popoli. Non si può pensare che siamo tutti uguali. Per me l’Unità è la continuità delle tradizioni che si inseriscono e si integrano in tradizioni successive, senza che avvenga lo “smembramento” delle precedenti.

La Georgia, l’Armenia, la Cecenia sono tutti paesi che sono stati smembrati, così come Giasone fece a pezzi il fratello di Medea dopo aver rubato il Vello d’Oro e come fu fatto a pezzi il mantello di Gesù. Aver potuto confermare che il Vello d’Oro sia veramente esistito attraverso il mio viaggio e le mie ricerche rappresenta la continuità di fra tradizione e ’altra e quindi, secondo la mia opinione, il Vello rappresenta l’Unità originaria e l’Unione tra Occidente ed Oriente.

Emanuele, qual è il tuo prossimo progetto?

Il prossimo progetto è la presentazione, prevista per il giorno 28 febbraio, del mio ultimo libro intitolato “Voi siete Uno. Diario di un pellegrino convertito all’ortodossia tra Monte Athos, Monte Sinai e Samarcanda. Il testo è un invito all’Unità tra Cristiani”.

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