28 Maggio 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Non solo sentieri: i cammini come cura contro lo spopolamento

I cammini possono rigenerare dal punto di vista sociale ed economico i territori che attraversano? È una riflessione che Paolo Piacentini, presidente onorario di FederTrek, porterà anche al Borghilenti Festival.

Autore: Paolo Piacentini
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Da qualche tempo, attraverso i miei libri e in vari articoli, provo a riflettere su come i cammini – e in generale tutta la fitta rete sentieristica che solca ogni angolo della nostra Penisola – possano diventare uno strumento di promozione territoriale a tutto tondo. Il prossimo 30 maggio sarò ospite del Borghilenti Festival invitato da uno dei principali ideatori, il professor Paolo Pileri.

Sarà l’occasione per inaugurare il primo Ostello Solidale lungo la ciclovia VENTO – che collega Venezia a Torino – ideata dallo stesso professore del Politecnico di Milano, che ha un’idea precisa e da me condivisa sus come gli itinerari del cosiddetto turismo lento o dolce debbano coinvolgere in primo luogo le comunità locali. L’ostello solidale sarà aperto a Castelnuovo Bocca d’Adda, il piccolo paese vicino al Po dove il Borghilenti Festival andrà avanti per tre giorni con un programma cultuale molto fitto. 

Si parlerà di sentieri e cammini in relazione a rigenerazione socio-culturale e paesaggio, avendo ben chiaro che il coinvolgimento delle comunità locali è fondamentale. Il mio contributo a questo importante momento di dialogo sarà centrato su come il successo dei cammini non si può esaurire nella promozione turistica, perché puntare solo a un segmento economico non può essere la carta vincente. Il turismo legato ai cammini in molti territori ha portato significativi vantaggi risollevando microeconomie diffuse in piccoli paesi che stavano subendo un forte declino.

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Questo dato di fatto oggettivo vale però solo per alcuni itinerari mentre, nella maggior parte dei casi, la creazione di un itinerario escursionistico o storico-culturale non determina vantaggi tangibili. Anche là dove abbiamo casi di grande successo come la Via degli Dei, i Borghi Silenti, il Cammino di San Benedetto, la Via Francigena o il Coast to Coast in Calabria, bisognerebbe lavorare a un coinvolgimento sempre più forte delle comunità locali. 

Gli amici calabresi che hanno strutturato la meravigliosa traversata da mare a mare nel punto più stretto della Penisola, fin da subito hanno puntato al coinvolgimento dei territori attraversati facendo crescere la consapevolezza sul valore del cammino. A questo proposito si può citare la battaglia contro il taglio di faggi lungo in Cammino di San Francesco, nei pressi di Paola, anch’essa sintomo del valore che le popolazioni locali attribuiscono a quel percorso

Come ci dice anche il famoso antropologo Vito Teti con il quale qualche tempo fa ho avuto modo di dialogare in modo appassionato, ormai anche nelle aree più interne del Paese le persone vivono spaesate. La maggior parte degli abitanti non si riconosce più nei propri territori, non ha lo sguardo attento per cogliere i segni vecchi e nuovi dei paesaggi che li ospitano. Percorrerne i sentieri può essere una modalità per riprendere la conoscenza di un luogo e tornare a sentirsene parte, presupposto fondamentale per amarlo e prendersene cura. 

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Se i cammini o la fitta rete di sentieri diventano spazi di fruizione consapevole da parte delle persone del luogo, il vantaggio ricade anche nella promozione turistica, che a quel punto presenta al viandante lento comunità capaci di trasmettere l’amore per la propria terra. Chi si prenderà cura in futuro delle tracce dei tanti cammini esistenti se non lo faranno le comunità locali nel loro insieme ? Gli ideatori di un cammino di successo, in tanti casi, hanno avuto la capacità di creare associazioni territoriali che si prendono cura della tracciatura e della promozione ma nel tempo potrebbe non bastare. 

Un esempio virtuoso che mi piace evidenziare è quello della nuova associazione che andrà a gestire il primo Cammino solidale d’Europa. Parlo del Cammino nelle Terre Mutate, nato da un lavoro collettivo originale e fruttuoso, che dopo qualche anno di promozione appassionata da parte delle associazioni che l’hanno ideato è passato di mano a una vera gestione territoriale. 

Il turismo legato ai cammini in molti territori ha risollevato microeconomie diffuse in piccoli paesi che stavano subendo un forte declino.

A comporre la nuova associazione sono le persone che vivono e operano nel territorio e saranno loro a dare nuova linfa per fare in modo di far crescere, presso le comunità locali, una nuova consapevolezza. Questo può essere un esempio da portare al Borghilenti Festival di come i cammini vecchi e nuovi possono andare oltre la parzialità e il limite del solo segmento turistico per diventare stimolatori di nuovi modi di abitare con consapevolezza e amore i paesaggi.

Il camminare, ripensando sempre al mio lungo dialogo con Vito Teti, come strumento di nuova conoscenza dei territori per superare lo spaesamento. Chiudendo – ma ci tornerò – è d’obbligo ricordare un grande dubbio che proprio il grande antropologo calabrese ha sollevato in questi giorni con molta forza. È arrivato il tempo che la politica affronti seriamente il tema dello spopolamento e spaesamento delle aree interne perché l’attivismo e il virtuosismo di chi ha deciso di abitare in modo nuovo i territori più marginali non può bastare. Ne parleremo al Borghilenti Festival.

Vuoi approfondire?

Il Borghilenti Festival si svolgerà a Castelnuovo Bocca d’Adda (LO) dal 30 maggio al 1° giugno 2025. Per saperne di più consulta il sito ufficiale.