Turismo lento, esperienze reali: il progetto di Mariposas de Sardinia
In un contesto in cui il turismo di massa rischia di appiattire la complessità dei territori, Mariposas de Sardinia propone una nuova visione del viaggio: lenta, consapevole e relazionale.

La stagione estiva è ormai alle porte e con essa si riaprono le rotte del turismo verso la Sardegna. Ma se da un lato l’Isola continua a essere una delle mete più ambite del Mediterraneo, dall’altro cresce sempre più la consapevolezza che il turismo di massa – veloce, distratto, spesso inconsapevole – rischia di ridurre i luoghi a semplici scenografie da consumare e abbandonare, lasciando dietro di sé ben poco.
Capita così che al termine di un viaggio restino solo fotografie fugaci di panorami da sogno, a discapito della comprensione del territorio visitato: la sua storia, le sue contraddizioni, la vita quotidiana delle persone che lo abitano. In risposta però a questa dinamica si sta facendo largo una nuova sensibilità: il desiderio di andare oltre la costa, di scoprire ma anche proporre a chi vuole visitarla, l’isola nella sua interezza, addentrandosi nei paesi, nelle campagne, tra le trame delle tradizioni e delle economie locali.
In questo contesto si inserisce l’esperienza di Mariposas de Sardinia, cooperativa nata a Mogoro e guidata da un gruppo di donne che ha fatto del turismo sostenibile una vera e propria missione. Con il progetto dei viaggi esperienziali infatti propongono un modo di viaggiare lento, consapevole e attento alle interazioni umane, il cui obiettivo non è collezionare luoghi, ma creare relazioni.

Mariposas: la storia
A Mogoro, Comune dell’oristanese situato nella regione dell’Alta Marmilla e colpito, come tanti altri paesi della Sardegna, dal fenomeno dello spopolamento, nasce Mariposas de Sardinia. Una realtà figlia del desiderio di reagire alla rassegnazione e di riscoprire il valore del proprio territorio. «Nel 2016 ci siamo trovate in un momento un po’ di stallo, senza lavoro – racconta Silvia Vizilio, una delle socie fondatrici della cooperativa – e nonostante sentissimo spesso risuonare l’eco del “Innoi no c’est nudda” [qui non c’è nulla, ndr], attorno a noi vedevamo tanta ricchezza. Così abbiamo deciso di fare in modo che anche gli altri potessero vederla».
L’esperienza di Mariposas comincia nel 2020, in pieno periodo post-pandemico, quando il bisogno di reinventarsi e di ricostruire relazioni e opportunità diventa ancora più urgente. Nel 2021, grazie a un bando, l’associazione inizia a prendere forma come cooperativa, dando vita a un’impresa al femminile. Le fondatrici hanno visto nelle tradizioni, nei paesaggi, nelle persone e nelle storie di Mogoro e dintorni delle risorse preziose, spesso dimenticate o date per scontato.
Per invertire in qualche modo la rotta, si sono affidate a Viaggi e Miraggi, un tour operator specializzato in turismo responsabile che punta a valorizzare luoghi e comunità lontane dai circuiti turistici convenzionali. Grazie a questa collaborazione prende vita il progetto dei viaggi esperienziali, in cui vengono coinvolte realtà locali che raccontano i territori della Sardegna e le loro peculiarità in modo tale che, chi visita, sia in grado di prendere coscienza del luogo in cui si trova e della sua identità, troppo spesso messa a rischio da chi continua a ricondurre l’Isola a un grande resort estivo.

Il turismo della restanza
La proposta turistica si fonda – come già accennato – sulla valorizzazione autentica delle risorse locali. Non si tratta semplicemente di visitare un luogo ma di abitarlo, anche solo per pochi giorni, entrando in contatto diretto con chi lo vive quotidianamente e con le sue storie. «Ogni viaggio è costruito con attenzione – spiega Silvia Vizilio –: dove ci sono musei o siti culturali ci affidiamo a guide locali; dove invece queste figure non sono presenti, coinvolgiamo persone del posto, capaci di raccontare il territorio con la voce dell’esperienza».
Le mete proposte non escludono le zone costiere – soprattutto durante la stagione estiva, quando le richieste si concentrano sul mare – ma lo spirito che guida il progetto è un altro. «Il nostro intento – continua Vizilio – è cercare di mostrare cosa c’è dietro il mare». Un invito a spostare lo sguardo verso l’entroterra, a partire dai gesti più semplici: la produzione dell’olio, la raccolta dei prodotti stagionali, il lavoro silenzioso che si nasconde dietro ogni alimento.
È un turismo che educa alla consapevolezza
«Vogliamo che il visitatore comprenda – aggiunge – perché un prodotto ha un determinato costo, quanto lavoro c’è dietro, quale storia lo accompagna». È un turismo che educa alla consapevolezza, che restituisce valore al tempo, alle mani che producono, e che trasforma ogni viaggio in un’esperienza di ascolto e di comprensione del territorio. La stessa cura si ritrova nella scelta degli alloggi, dove si prediligono strutture che rispettano criteri di sostenibilità, come bed & breakfast costruiti secondo principi di bioedilizia o che offrono colazioni con prodotti locali. Nella valutazione non sono esenti i trasporti: si cerca di limitare gli spostamenti in chilometri e di massimizzare invece l’esperienza del “rimanere”.
Al centro dei viaggi ci sono spesso laboratori: attività esperienziali che vanno dalla tessitura tradizionale alla creazione di maschere in cuoio, fino all’intreccio di cestini in giunco. Non si corre per vedere tutto, si rallenta per incontrare: l’artigiano, il contadino, la comunità. Si crea così una rete basata sull’ascolto e sulla collaborazione, dove anche i fornitori locali diventano parte integrante del racconto. È un turismo che nasce dal basso e che costruisce fiducia: come a San Vero Milis, dove il museo dell’intreccio – normalmente chiuso – apre le sue porte solo per i gruppi di viaggio con Mariposas.

Comprendere per non svalutare
Nel mosaico complesso del turismo sardo, fatto di numeri, stagionalità e grandi flussi, c’è la necessità di fermarsi e a guardare oltre. «A livello regionale – osserva Silvia Vizilio – si tende a dare visibilità e sostegno a realtà già consolidate, che dispongono di capitali importanti e di una struttura forte. In questo scenario la corsa al PIL si misura ancora troppo spesso con il numero di bus carichi di turisti, senza considerare l’impatto reale sul territorio e sulle comunità che lo abitano».
La mission dei percorsi di Mariposas è quella di creare un turismo etico, sostenibile che non riempie solo camere, ma costruisce relazioni. È chi viaggia che, scendendo a contatto con le realtà locali, comprende il valore delle cose: «Quando qualcuno visita un vecchio mulino e ascolta la storia di un grano antico da cui nasce una determinata farina, capisce davvero cosa sta consumando. E molto spesso diventa un cliente consapevole anche dopo il viaggio». È qui che il turista si trasforma: non è più consumatore di paesaggi, ma persona coinvolta, che sostiene, con le sue scelte, un’economia etica.
Informazioni chiave
Un turismo superficiale
La Sardegna è molto gettonata come meta turistica, ma la maggior parte delle persone che la frequenta cerca solo una bella cornice per una vacanza al mare.
Cambiare il modo di vivere l’Isola
La cooperativa di donna Mariposas propone un modo di viaggiare lento, consapevole e attento alle interazioni umane, il cui obiettivo non è collezionare luoghi, ma creare relazioni.
Sostenibile dal punto di vista ambientale…
Nelle sue proposte Mariposas privilegia le strutture ricettive a basso impatto ambientale e organizza itinerari brevi per ridurre le emissioni.
…e sociale
L’interazione con le comunità locali avviene in maniera responsabile e vuole generare lo scambio reciproco di esperienze.
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