Facendo cose a Cagliari e l’eredità viva di Sonia Carta, in città e online
Un dialogo allo stesso tempo intimo e comunitario, a due anni dalla scomparsa, di Sonia Carta – ideatrice del progetto virtuale “Facendo cose a Cagliari” – sul valore del suo lavoro e l’eredità che continua a testimoniare.

Quando muore una persona a cui si vuole molto bene ci si deve abituare al fatto che non ci saranno nuovi ricordi e che quindi quelli esistenti debbano rimanere impressi in modo indelebile, sperando che la ripetizione frequente non li sbiadisca nei colori e non faccia dimenticare le voci e le atmosfere.
La scena che si ripete continuamente nella mia testa da quando abbiamo deciso di scrivere di Sonia è di un giorno qualunque, in un locale qualunque, in una stagione qualunque, di un anno qualunque dei tanti in cui siamo state amiche, in cui mi raccontò di essere stata contattata da un’attività commerciale di Cagliari che le aveva offerto dei trattamenti estetici per via della sua attività con Facendo cose a Cagliari.
Era la prima volta che capitava nonostante la pagina fosse attiva da un po’ e lei era divertita ma anche stupita: per sdrammatizzare io le dissi “Sei un’influencer!” e ci mettemmo a ridere, come in tutti i sogni che ho fatto negli ultimi due anni da quando non è più qui. Sonia Carta – Mameli, come orgogliosamente compariva sui social –, è ancora oggi una figura molto conosciuta a Cagliari per via della sua attività digitale di riscoperta del tessuto culturale e commerciale della città. Andava in giro armata di telefono a fotografare e riprendere eventi, spettacoli, mostre, inaugurazioni di negozi e qualunque cosa smuovesse la sua curiosità.

Non era una grande fotografa e non aveva una formazione tecnicamente inappuntabile, ma il suo sincero entusiasmo faceva in modo che Cagliari sembrasse viva e accogliente come lo era lei grazie a quella leggerezza mai superficiale che per me era il suo marchio di fabbrica più evidente. Si divertiva davvero, le piaceva parlare con le persone e infilarsi negli ambienti più disparati in cui non risultava mai inopportuna e credo sia per questo che il suo progetto è entrato nel cuore di tanti e ci è rimasto.
Ho percepito chiaramente solo nella sua assenza quella sensazione di serenità che provavo ogni volta che la scorgevo da qualche parte in mezzo alla gente e, nonostante il mio affetto per lei fosse sicuramente parte della cosa, credo che fosse una circostanza condivisa con tante persone in città. Un fenomeno come quello di Facendo cose si spiega anche temporalmente essendosi inserito in una fase in cui sui social si riusciva ancora a costruire dei progetti dal basso, partendo con un’idea e vedendola prendere forma in modo sostanzialmente spontaneo senza l’ossessione dell’algoritmo o del numero di reel da realizzare ogni settimana.
Ci sentiamo in debito verso tutto l’amore che Sonia ha dato a noi come persone e a Cagliari in generale
Una fase nascente del mondo degli influencer che però nel giro di pochi anni è diventata altro, andando a saturare gradualmente il pubblico e rendendo quindi necessarie raffinatissime strategie per emergere in mezzo a un oceano di profili che propongono, spiegano e pubblicizzano qualunque genere di prodotto e servizio. Non era il mondo di Sonia, anche se sono sicura che avrebbe trovato il modo di non snaturarsi anche decidendo di percorrere quella strada.
Facendo cose a Cagliari vive ancora su Facebook, Instagram e Web grazie all’impegno di chi aveva iniziato a seguire il progetto con lei negli ultimi anni ovvero Nicola Montisci giornalista e dj, Martha Cambuli promozione e contatti, Jaime Lai, webmaster, e Martina Maria Murgia, collaboratrice per articoli speciali. Abbiamo incontrato Nicola e gli abbiamo chiesto di parlarci di questa nuova avventura nel ricordo di Sonia.

Com’è nata l’idea di portare avanti Facendo cose a Cagliari nonostante la prematura scomparsa dell’anima del progetto?
Abbiamo deciso di continuare prima di tutto perché ne vediamo il valore e pensiamo che Cagliari abbia più che mai bisogno di una realtà di questo tipo ma, a un livello più profondo, per proseguire con un sogno che abbiamo condiviso con lei e che ci permette di portarne ancora avanti la memoria. Ci abbiamo provato e ci proviamo ancora nonostante le difficoltà date dalla mancanza di tempo che non ci consente di lanciarci in tutte le cose in cui riusciva a infilarsi lei. Ci continuiamo a chiedere come facesse Sonia ad essere ovunque e ci rispondiamo che era la passione a muoverla.
Tuttavia anche a noi appassiona incontrare le persone, scrivere e condividere quello che scopriamo, essere di servizio alla comunità. Di base comunque ci sentiamo in debito verso tutto l’amore che Sonia ha dato a noi come persone e a Cagliari in generale. Avremmo decisamente bisogno di qualche volontario in più per riuscire ad essere più costanti e quindi approfitto di Sardegna Che Cambia per spargere la voce.

La comunità la sentite ancora forte?
C’è, la sentiamo, appena pubblichiamo qualcosa di interessante o anche divisivo, le persone si attivano. Abbiamo deciso da subito di non tentare nemmeno di ricalcare le orme di Sonia ma di fare un lavoro totalmente diverso per cui comprendo che molti ancora in qualche modo si aspettino di vedere un video nel suo stile spuntare da un momento all’altro e questo ovviamente non succederà anche perché non siamo altrettanto aggregativi e trascinatori come lo era lei spontaneamente. Ma la riposta della gente è forte e ci dà la motivazione per andare avanti.
C’è un tuo ricordo personale del lavoro fatto con Sonia che vuoi condividere con i nostri e vostri lettori?
Mi ricordo il periodo in cui abbiamo ideato e messo in piedi gli eventi di Facendo cose, una delle tante strade di innovazione del progetto che abbiamo ideato insieme. Mi ricordo il suo entusiasmo nel coinvolgermi e chiedermi consigli, il nostro scambio continuo di idee e informazioni dato anche dalla nostra amicizia nata alle scuole elementari. Scherzavamo molto tra di noi ma di base c’era un grande rispetto e molta stima reciproca.
Oggi, 23 luglio 2025, sono due anni che Sonia non c’è più, ma mi capita ancora spesso di vederla passeggiare in via Manno, nel centro della città che ha amato e che l’ha ricambiata.
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